Meditazioni sul Vangelo

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Med. br135

Cose nascoste ai sapienti (Mt 11, 25-30)

 I piccoli

Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Dal vangelo di Luca sappiamo che questa lode è scaturita da Gesù dopo che i discepoli erano rientrati dalla missione alle pecore perdute della casa d'Israele (Mt 10, 6); la missione era andata bene, e i discepoli erano pieni di gioia perché anche i demoni si sottomettevano a loro nel nome di Gesù (Lc 10, 17).

Nel vangelo di Matteo c’è però un forte contrasto fra queste parole di lode e quelle severissime che le precedono, infatti, prima di lodare il Padre per la rivelazione che fa ai piccoli, Gesù aveva rimproverato aspramente le città che non avevano voluto accoglierlo: Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi… così per Cafarnao: E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te! (Mt 11, 21-24). Tanto è grave non accogliere Gesù!

Cosa sono queste cose?

È strano che il Padre nasconda queste cose ai sapienti e ai dotti, non sono forse i sapienti e i dotti che meriterebbero un particolare aiuto e luci da parte di Dio proprio perché più di altri faticano nel cercare la sapienza, e si impegnano a comprendere la realtà che li circonda? Sembrerebbe di sì, tuttavia, ci può essere qualcosa nei sapienti e nei dotti che non merita una benedizione, ma un castigo, e Gesù insegna che Dio li castiga nascondendo loro queste cose. Ma che cosa sono queste cose? Così risponde il cardinale Giacomo Biffi: “Queste cose sono i misteri del Regno, è il disegno che l’amore del Padre a pensato per noi, è il senso ultimo e vero dell’universo, è la strada sulla quale possiamo arrivare a salvarci”. Possiamo anche dire: queste cose sono tutto ciò che riguarda la persona, l’insegnamento e le opere di Gesù.

Ora, quando Gesù si presenta non si può rimanere neutrali: o lo si accoglie o lo si respinge; rischiano però di respingerlo proprio coloro che più di altri sanno di sapere o credono di sapere; coloro il cui sapere procura ammirazione, prestigio e vantaggi, ossia ricchezze alle quali è difficile rinunciare. Da notare che Gesù non respinge, non disprezza e non maledice i dotti per partito preso, tanto è vero che da giovinetto lo vediamo a Gerusalemme seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascolta e li interroga (Lc 2, 46). Ma quando Gesù, in prima persona, insegna e compie miracoli, ogni sapiente e ogni dottore deve riconoscere che la sua sapienza è ben poca cosa nei confronti di quella di Gesù, questo riconoscimento comporta però che il sapiente sottometta sé stesso alla persona di Gesù, ed è a questo punto che rischia di respingerlo, perché si tratta di riconoscerlo come Signore, Salvatore, Dottore, Pastore, Re… e, di conseguenza, rinunciare a un certo numero di benefici che gli derivano dalla sua sapienza. Ai sapienti costa soprattutto riconoscere di non essere primi, ma secondi, costa ammettere l’insufficienza della loro sapienza, e quindi di doversi regolare secondo quella di Gesù. Evidentemente, Corazìn, Betsàida e Cafarnao pullulavano di sapienti e di dotti che preferivano la loro sapienza a quella di Gesù, e accade la stessa cosa anche ai nostri giorni.

Troppo pochi si interessano a queste cose

Infatti, se consideriamo quante sono le persone che si interessano a queste cose, ossia a Gesù, ai suoi insegnamenti, alle sue opere e al suo amore, dobbiamo constatare che sono molto poche; se sono poche significa che il Padre non può rivelare a molti i suoi segreti, perché troppi sono troppo “sapienti” e troppo “dotti”. La cosa può apparire strana soprattutto se pensiamo alle persone comuni che non hanno molto studiato, eppure, anche queste fanno parte della categoria dei sapienti e dei dotti ai quali il Padre giustamente nasconde la rivelazione di queste cose. E perché la nasconde? Perché non meritano che queste cose vengano loro rivelate. Infatti, ognuno si muove nella vita in base alla comprensione che ne ha, quindi, ognuno ha una sua filosofia che non dipende da studi accademici, inoltre, ognuno è abbastanza contento di gestire la propria vita secondo la propria volontà, ma quando Gesù si presenta con la sua filosofia, con la sua comprensione della vita, con il suo progetto, allora, bisogna inevitabilmente scegliere fra ciò che dice Lui e quello che diciamo noi, ma i più dicono: “La tua filosofia e il tuo progetto non mi piacciono, preferisco la mia filosofia e i miei progetti”; quanti dicono così dichiarano, di fatto, di essere più dotti e più sapienti di Gesù, perché ritengono di avere una comprensione della realtà superiore alla sua, non lo dicono a parole, ma lo dicono in modo inequivocabile con i loro comportamenti, e allora il Padre nasconde loro il suo tesoro, ossia Gesù.

Raccoglieremo quello che abbiamo seminato

La cosa non è senza conseguenze dolorose, soprattutto a lungo termine quando tutti raccoglieremo quello che stiamo seminando, perché, come le città sul lago di Tiberiade hanno meritato le dure parole del Signore per non averlo accolto nonostante la sua bontà, la sua sapienza e i suoi miracoli, così chiunque si comporta allo stesso modo merita gli stessi castighi. Il lungo termine ha poi un termine, ed è il giorno del giudizio richiamato da Gesù proprio quando rimprovera le città di Corazìn, Betsàida e Cafàrnao.

Soprattutto il mondo occidentale, non può non vedere le opere di Gesù, in quanto, da duemila anni un gran numero di Santi con la loro fede, le loro opere, i loro insegnamenti e i loro miracoli, sono un segno della sua presenza; a meno di voler chiudere gli occhi per evitare di fare i conti con Lui. Per l’influenza dei santi e dei ministri del Signore sono fiorite lungo i secoli un numero impressionante di opere di misericordia, corporali e spirituali, per ogni categoria di persone; sono state prodotte opere immortali in ogni arte: dalla musica al parmigiano. Attraverso i suoi ministri e i suoi santi è sempre Gesù che si presenta all’uomo per essere accolto dall’uomo, ma noi, che cosa ne abbiamo fatto e che cosa ne stiamo facendo di lui?... Basta guardare l’espandersi del degrado e della corruzione per rispondere.

I piccoli

Fortunatamente, non ci sono solo i sapienti e i dotti, ma ci sono anche i piccoli ai quali il Padre rivela queste cose; i piccoli consolano il cuore di Gesù e lo fanno esultare. Chi sono questi piccoli e in che cosa si distinguono dai sapienti e dai dotti? Se i sapienti e i dotti sono coloro che sanno di sapere o credono di sapere, i piccoli invece sanno di non sapere; riescono a meravigliarsi per lo splendore della vita e sentono di avere bisogno di qualcuno che li guidi, perché tutto è più grande di loro. La realtà nella quale siamo immersi è un mistero che ci supera da tutte le parti, e non possiamo cavarcela senza qualcuno che, come i genitori per il bambino, faccia da mediatore fra noi e il Mistero.

Il Padre ha mandato il Figlio nel mondo come mediatore e salvatore, e i piccoli sono attratti da lui come il ferro dalla calamita, perché vedono in lui la bontà, la sapienza, la guida, di cui sentono il bisogno. I “dotti” invece non hanno bisogno di nessuna guida, hanno già la loro sapienza. Così, non hanno bisogno di una guida, tutti quelli che si illudono di “sapere” cosa vuol dire stare al mondo e si accontentano dei benefici e dei vantaggi che riescono a ottenere facendo la loro volontà; così, una preghiera che dice: Sia fatta la tua volontà, non li attira ma li respinge. Quando Gesù invita: Venite a me … imparate da me, che sono mite e umile di cuore, i sapienti e i dotti non vanno da Lui perché ritengono di non avere nulla da imparare da uno come Lui. Chi nella vita procede a forza di arroganza, prepotenza e intrighi non va da Lui, perché la mitezza, l’umiltà, la rettitudine, che lui insegna non sono compatibili con i loro modi di fare.

Il giogo leggero e quello pesante

Eppure, la mitezza, l’umiltà, l’andare a Gesù per imparare da lui e seguirlo, è un giogo leggero che dà ristoro. Invece, senza di Lui, tutti i beni di questo mondo prima o poi diventano un peso insopportabile, diventano una prigione. Tuttavia, ci si comporta come lupi famelici che si divorano a vicenda pur di mantenerli e di accrescerli; pronti a sacrificarsi e a sacrificare, a diventare crudeli con sé stessi e con gli altri, per salire qualche gradino nella scala sociale, per godere della considerazione degli uomini. I drogati si illudono di trovare il paradiso con le sostanze che assumono, ma prima o poi si accorgono di percorre la via dell’inferno; così, non potranno mai trovare il paradiso a cui aspirano, coloro che si affidano alla sapienza umana, sia essa quella raffinata dei potenti, o quella di chi si accontenta di mangiare, bere e divertirsi. C’è da sperare che, prima o poi, tutti ci stanchiamo di una vita senza senso, senza riposo e senza pace, e dal profondo del nostro sconforto possiamo ascoltare la voce che tutti ci chiama: Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero.

Qualche accenno alla vita trinitaria

Chi dice queste parole non potrebbe mantenere ciò che promette se fosse soltanto un uomo, perché nessun uomo ha le risorse e i mezzi per poter dare vero ristoro e vera pace. Per questo Gesù dichiara di avere risorse e mezzi illimitati: Tutto è stato dato a me dal Padre mio. È perché lui possiede ricchezze inesauribili che può ristorare chiunque viene a lui. Inoltre, dichiara di avere queste ricchezze, non come un inferiore può riceverle da un superiore, ma come uno che è allo stesso livello del Padre da cui tutto riceve. Qui e altrove Gesù ci rivela una perfetta uguaglianza e simmetria fra lui e il Padre: il Padre rivela queste cose ai piccoli, ma anche Gesù rivela il Padre ai piccoli, perché nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Il Padre e il Figlio entrambi rivelano: il Figlio rivela il Padre e il Padre rivela il Figlio, perché Nessuno conosce il Figlio se non il Padre. Il mistero di Gesù è che non è soltanto il Figlio del Padre (2Gv 1, 3), ma anche il Figlio dell’uomo, e questo lo abilita a essere il mediatore fra Dio e gli uomini (1Tm 2, 5).

Se Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio, vuol anche dire che: “Nessuno ama il Figlio se non il Padre, e nessuno ama il Padre se non il Figlio”, perché non si può amare se non ciò che si conosce, non ciò che non si conosce; per questo non possiamo amare né il Figlio, né il Padre se il Figlio non ci rivela il Padre e il Padre non ci rivela il Figlio, infatti Gesù dice: Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato (Gv 6, 44), e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Questi discorsi possono apparire difficili e distanti dai nostri quotidiani problemi, ma questo accade perché assomigliamo alla donna curva del vangelo che, essendo curva, vedeva solo le cose della terra e non quelle del cielo, il Signore l’ha guarita raddrizzandola (Cfr. Lc 13, 11-13). Inoltre: Finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore, camminiamo nella fede e non ancora in visione (2Cor 5, 6-7), e non vediamo neanche bene, perché Vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia (1Cor 13, 12). È bene però riflettere che, fra non molti anni, chi avrà accolto il Signore sarà chiamato a entrare nello splendore della vita trinitaria, in cui il Padre glorifica il Figlio, il Figlio glorifica il Padre e lo Spirito Santo avvolge tutto con il suo amore. Più incominciamo a pensarci, meno dovremo patire per essere acclimatati alla vita trinitaria; Dio ci attende nella sua casa, ha solo quella e dovremo adattarci alle regole che ne governano la vita.

La Santa Vergine ci aiuti a comprendere le parole di suo Figlio.

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  • Ultimo aggiornamento 09-01-2024

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  • La parabola dei talenti (Mt 25, 13-30 || Lc 19, 11-28) - Ia parte

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    Cristo giudica il ricco malvagio - Un caso di impenitenza finale - Esame dei sentimenti del ricco - Il pensiero di Santa Caterina da Siena - La parabola nell’opera di Maria Valtorta - Più di un morto che risuscita...

  • Le riche épulon et le pauvre Lazare

    Le Christ juge le mauvais riche - Un cas d’impénitence finale - Examen des sentiments du riche - La pensée de Sainte Catherine de Sienne - La parabole dans l'œuvre de Maria Valtorta - Plus qu’un mort qui ressuscite...

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    Difficoltà di valutare il senso del tempo - Un compito troppo difficile - L’invito inascoltato - L’inevitabile combattimento.

  • Aprì loro la mente per comprendere le scritture

    Non è così facile comprendere le Scritture - Il centro delle Scritture - Un progetto singolare - Non è una questione di belle parole.

  • Il fico maledetto

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    Le domande di Gesù - Le risposte di Pietro - Pietro abbandonato dal Signore - Nato per fare il capo - Teresina di Lisieux e don Divo Barsotti.

  • Gli invitati al banchetto di nozze - 2

    Il re cerca altri commensali - Un invito accolto con poco entusiasmo - Situazioni impossibili - Due volte indegni - Un pericolo mortale.

  • Gli invitati al banchetto di nozze - 1

    Un racconto paradossale e drammatico - Ci bastano le feste umane - Come si uccidono i messaggeri di Dio - Apparente ingiustizia.

  • Quando Dio resiste alla preghiera ... (Lc 11, 5-13)

    Non ho nulla da offrirgli - Un singolare amico - Non conosciamo noi stessi - Fatti per un altro mondo ...

  • La parabola degli operai nella vigna (Mt 20, 1-16)

    Difficoltà  di comprendere un comportamento ingiusto - Ingiustizia che torna a nostro favore - Chi consola questa parabola.

Consapevole che le meditazioni proposte non sono che incerti balbettii, faccio appello alla carità  del lettore perché vengano accolte con benevolenza. In fondo, davanti a Dio, siamo tutti dei bambini bisognosi di imparare a parlare l'unica lingua che si parli nel suo Regno, la lingua dell'amore.

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