Meditazioni sul Vangelo

Meditazioni sul Vangelo

Meditazioni sul Vangelo

Meditazioni sul Vangelo

Med. br144

Se il tuo fratello commetterà una colpa (Mt 18, 15-20)

colpa

Se il tuo fratello commetterà una colpa [contro di te], va' e ammoniscilo fra te e lui solo. Questo brano di vangelo, presenta parecchie difficoltà, e queste tanto più emergono quanto più ci si applica a comprenderne il significato. Chi ascolta o legge distrattamente il vangelo non si accorge di nessuna difficoltà, è quindi dispensato dalla fatica di superarle, e vive - fin che può - tranquillo e sereno. Quanti invece vorrebbero capire ciò che ascoltano o leggono, fanno una fatica enorme, perché le parole e gli insegnamenti del Signore, il più delle volte, sfuggono alla nostra comprensione; è come se il vangelo fosse scritto in una lingua da noi poco conosciuta, infatti, parla la lingua del cielo e noi conosciamo solo la lingua della terra. Si verifica allora il seguente paradosso: proprio coloro che qualcosa comprendono, devono confessare di comprendere ben poco. Lo stesso paradosso lo ritroviamo in qualsiasi ramo della scienza: chi si impegna a scoprire i segreti della materia deve ammettere che gran parte di questi rimangono inaccessibili.

Pregare per comprendere

Per cercare di comprendere ed evitare il più possibile di fare confusione, dobbiamo sempre chiedere l’aiuto dall’alto, senza il quale è impossibile comprendere la Parola Dio. Solo dopo può iniziare la nostra investigazione sui misteri nascosti nelle parole di Gesù. Per iniziare, possiamo chiederci a chi sta parlando in primo luogo il Signore, e poi considerare alcune caratteristiche della colpa in questione. L’insegnamento più chiaro su questo brano è sicuramente quello del cardinale Giacomo biffi, è allora opportuno riportarne alcune parti - e anche qualche utile osservazione di don Divo Barsotti -.

A chi sta parlando Gesù

Giacomo Biffi affronta la prima domanda in questo modo: “Chi sono i destinatari delle raccomandazioni di Gesù… e qual è lo scopo vero di questo insegnamento? Molti hanno pensato di trovare in questo testo la norma della così detta ‘correzione fraterna’ e una direttiva circa il modo con cui va esercitato il perdono… molti hanno visto in queste frasi la regola di comportamento che il singolo discepolo di Cristo deve seguire nel caso che un suo fratello abbia peccato contro di lui e lo abbia offeso…” - don Divo Barsotti osserva che l’espressione “‘contro di te’ è un’aggiunta di codici meno autorevoli”, per cui una traduzione più fedele sarebbe: Se il tuo fratello commetterà una colpa, va' e ammoniscilo fra te e lui solo - così infatti traduceva la Bibbia Cei del 1974.

Questa osservazione serve per capire meglio il seguito della riflessione di Biffi, il quale dice che intendere le parole di Gesù come norma nel caso di un’offesa personale: “Non sembra concordare con quello che Gesù ha detto in altre occasioni e con l’insieme dell’insegnamento evangelico. Da tutto il vangelo infatti noi impariamo che il cristiano di fronte a un’offesa subita non deve imbastire troppi processi: deve solo perdonare, perdonare subito (se ci riesce), perdonare (come Gesù una volta ha risposto a Pietro) settanta volte sette, cioè sempre, perdonare senza chiasso ma con discrezione, perdonare, se è possibile, senza informare o coinvolgere altre persone”.

A chi sta parlando allora, in primo luogo, Gesù? Secondo Biffi: “L’esortazione non è indirizzata ai semplici fedeli, ma ai capi della comunità cristiana. Gesù non intende qui rispondere alla domanda: Come mi devo comportare di fronte al mio fratello che mi offende? (domanda alla quale ha già risposto altrove); ma a quest’altra: Come si devono comportare i capi della comunità di fronte a una colpa pubblica, clamorosa, che turba e scandalizza la Chiesa?”. In questo caso i capi devono seguire i passi qui indicati da Gesù: prima un’ammonizione privata; e se questa non basta, va ripetuta alla presenza di due o tre testimoni - secondo Biffi “per prevenire l’astuzia troppo facile di una divulgazione tendenziosa dell’intervento” -; il terzo passo è coinvolgere la comunità ecclesiale affinché: “Da un lato la Chiesa possa pregare ed esortare perché il prevaricatore si penta e dall’altro sia garantita nel suo diritto di sapere dove sta la verità e dove sta la giustizia”. I fedeli cioè, di fronte a comportamenti pubblici peccaminosi, avrebbero il diritto di sapere, da parte dei capi della Chiesa, dove sta la verità e dove sta l’errore.

Provvedimenti disciplinari

Il peccatore in questione però, può rivelarsi talmente ostinato da vanificare tutti i tentativi messi in atto per riportarlo sulla retta via. Allora, dice Biffi: “Non resta che la scomunica (sia per te come un pagano o un pubblicano: cioè come uno che non appartiene più alla Chiesa). Dove si vede che la scomunica non è un’invenzione degli ecclesiastici del Medioevo, ma è una precisa direttiva lasciataci dal Signore”. E don Divo Barsotti conferma: “Non è per un’offesa che il fedele reca a noi personalmente che egli può essere allontanato da tutta la comunità, cioè scomunicato. Qui si tratta di un peccato che lo costituisce in colpa, non verso l’uomo singolo, ma verso la comunità intera, anzi verso Dio…”.

Riassumendo: La colpa di cui si tratta è principalmente una colpa che reca danno a tutta la comunità, e non l’offesa che può subire il singolo fedele, inoltre, essa può essere tanto grave da richiedere la separazione del colpevole dalla Chiesa, ossia la scomunica. Rientrano in questo caso coloro che diffondono dottrine contrarie all’ortodossia della fede cattolica, coloro che pur essendo nella Chiesa hanno relazioni peccaminose e scandalose, ossia, non peccati occasionali di cui ci si pente, ma ostinatamente ripetuti e senza pentimento: adulteri, perversioni sessuali, frequentazione di sette, appartenenza a gruppi esoterici, o altri inammissibili abomini…

Che le direttive del Signore siano indirizzate ai “capi della Chiesa”, lo si desume anche dalle seguenti parole: Tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. Sono esattamente le parole che poco prima Gesù aveva indirizzato a Pietro: Tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli (Mt 16, 19). Ora, coloro che hanno gli stessi poteri di Pietro, che indubbiamente è stato costituito capo da Gesù stesso, sono anche loro dei capi, queste parole si riferiscono quindi, principalmente, agli apostoli e ai loro successori. Legare e sciogliere sopra la terra, significa poi: “Le decisioni ecclesiali che sono prese in conformità alle disposizioni e allo spirito di queste parole di Cristo, hanno valore al cospetto di Dio”.

Necessità di lottare contro il male

Giacomo Biffi fa inoltre delle considerazioni di estrema importanza e attualità. “Di fronte al male, Gesù non vuole che la sua comunità abbia come regola di comportamento il lasciar correre: di fronte al male bisogna reagire. Noi viviamo in una società che si autodefinisce ‘permissiva’: garbata parola, che non significa niente di bello; parola innocente che in realtà nasconde una tragedia: lo smarrimento di ogni ideale e, nello smarrimento di ogni ideale, l’incapacità a distinguere tra il giusto e l’ingiusto, tra il bene e il male, tra il vero e il falso…

Certo bisogna saper distinguere tra l’errore e l’errante: l’errore va condannato senza mezzi termini, la persona che sbaglia va compresa, rispettata, amata. Purché non si facciano confusioni, e a forza di capire l’errante non si finisca di perdere il senso della differenza tra il vero e il falso, tra la giustizia e il crimine, e si arrivi a pensare che nella Chiesa tutte le opinioni possano essere ugualmente sostenute… anche la lotta contro il male è un modo, necessario e irrinunciabile, di manifestare l’amore verso Dio, che è bene sostanziale, e l’amore verso i nostri fratelli” (Omelie domenicali T.O. Anno A). Queste sono parole di luce che ci fanno comprendere meglio la gravità delle tenebre nelle quali ci troviamo.

Ciò che vale per tutti

Una volta chiarito chi sono i destinatari principali dell’insegnamento di Gesù, si possono fare alcune considerazioni di carattere generale. Intanto è bene osservare come il Signore richieda di fare tutto il possibile per recuperare un fratello che commette una colpa, senza arrendersi al primo insuccesso, solo dopo aver esaurito tutti i tentativi possibili si dovrà ricorrere a severe disposizioni disciplinari, e queste sono necessarie sia per il bene di chi commette la colpa, sia per quello della comunità. Inoltre, se i capi della Chiesa hanno la responsabilità diretta di fare quanto è utile per rimediare ai mali che turbano la comunità, i semplici fedeli non possono tuttavia disinteressarsi dei mali che affliggono la Chiesa, perché la Chiesa è come un unico corpo il cui capo è Cristo, e se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui (1Cor 12, 26).

Non solo, ma anche il singolo fedele ha il potere di legare e di sciogliere, il suo potere non deriva da un’investitura istituzionale o giuridica, ma gli deriva dalla carità che, come il sangue, circola nel corpo della Chiesa, e la carità spinge per lo meno a pregare e a soffrire per un fratello che commette una colpa, la quale, anche se non è un’offesa personale, ferisce e indebolisce comunque tutto il corpo. È doveroso inoltre chiedersi se i tanti mali che affliggono oggi la Chiesa, non dipendano in parte dall’indifferenza e dalla tiepidezza di troppi credenti. La preghiera, la carità, la penitenza e ogni iniziativa compatibile col proprio stato, tendono a sciogliere il colpevole dal peccato per legarlo nuovamente a Cristo e alla Chiesa, e se la cosa riesce avrà “valore al cospetto di Dio”, anzi, ha valore anche se non riesce, perché presso Dio contano molto più le intenzioni che le realizzazioni.

Non è poi escluso che il singolo fedele - per la volontà di Dio che si manifesta attraverso le circostanze -, si trovi a dover affrontare il caso di un fratello che commette una colpa, non direttamente verso di lui, ma verso Dio, verso sé stesso e verso la comunità, in quanto la sua colpa ha comunque una ricaduta negativa, diretta o indiretta, verso di essa; allora, il singolo fedele, che non ha scelto di occuparsi di questo fratello, ma si trova di fatto a doversi occupare di lui, dovrà comportarsi secondo le raccomandazioni e i passi indicati dal Signore. La differenza, rispetto ai capi della Chiesa, è che il fedele non ha il potere istituzionale di prendere delle decisioni disciplinari.

Don divo Barsotti riassume bene in che senso questo brano evangelico riguarda anche tutti i fedeli. “Tutti in forza della nostra carità operiamo, ma certo, questa operazione nostra, questa efficacia della nostra vita, anche se è reale, non si può esprimere in modo chiaro attraverso dei poteri legislativi... Tutti potremo legare, tutti potremo sciogliere, perché anche in questo caso rimane vero che la preghiera del cristiano tutto può ottenere da Dio; rimane vero che può essere legato il male come può essere liberato il bene attraverso la preghiera, attraverso l’amore dell’uomo nella Chiesa, ma siamo su un altro piano da quello che è il piano di una autorità legislativa, di un potere di giurisdizione nella Chiesa, se si tratta di tutti i cristiani. Dobbiamo riconoscere questi due piani: un piano mistico carismatico e un piano istituzionale”.

Chiedere qualunque cosa

Il brano di vangelo termina così: In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro. Conviene qui considerare come Gesù riveli la straordinaria generosità del Padre che vuole esaudire i suoi figli in tutte le loro richieste, non pone limiti, ma è disposto a concedere qualunque cosa. Le richieste funzionano però alle seguenti condizioni: bisogna essere d'accordo in due, questi due devono essere riuniti nel nome di Gesù, se lo sono, non potranno chiedere qualcosa che a lui dispiaccia, infine, i due devono credere in queste sue precise parole.

Il guaio è che difficilmente si trovano riunite tutte queste condizioni, o manca l’unione, oppure l’unione c’è, ma non è nel nome di Gesù, oppure manca la fede, oppure ciò che si chiede non è secondo la volontà del Signore, oppure, la più profonda, è che non sappiamo cosa sia conveniente chiedere. Che queste condizioni siano difficili da realizzare lo desumiamo anche da quanto Gesù dice ai suoi apostoli durante l’ultima cena: Finora non avete chiesto nulla nel mio nome (Gv 16, 24). Dopo tre anni di vita in comune gli apostoli non sapevano chiedere “qualunque cosa” nel nome di Gesù; è stoltezza credere di saper far meglio di loro.

San Paolo sottolinea poi la difficoltà di sapere cosa bisogna veramente chiedere: Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili (Rm 8, 26). Sembra allora che queste parole di Gesù abbiano soprattutto la funzione di renderci consapevoli della grande distanza esistente fra il punto in cui ci troviamo, e il traguardo a cui lui vuole condurci. Il punto in cui ci troviamo è che non abbiamo neanche una fede piccola come un granello di senape, più che uniti nel nome di Gesù siamo disuniti nel suo nome, e infine, non sappiamo cosa sia conveniente domandare.

Vista la situazione, l’unica speranza è che la Santa Vergine ci prenda per mano, ci aiuti a comprendere le parole di suo Figlio e ci aiuti a raggiungere la meta a cui lui vuole condurci.

Brevi riflessioni  Info

Anno A 50 meditazioni X

Data

Titolo

NOTA: Se vuoi stampare le riflessioni, verranno automaticamente esclusi: l'intestazione, le immagini, i menu e il piè di pagina. X

Meditazioni  Info
  • Ultimo aggiornamento 09-01-2024

    Meditazione sul libro di Giobbe (Capitoli: 1-42)

    La santità di Giobbe - Un principio di giustizia violato - Le due fasi della prova di Giobbe - La protesta di Giobbe - Gli amici di Giobbe - L’inizio di una disputa infuocata - La paura di Dio - Come può essere giusto un uomo davanti a Dio? - Giobbe fa saltare i nervi ai suoi amici ...

  • Il perdono che non può essere concesso (Gv 20, 22-23)

    A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi - che cos'è il peccato? - scoperta di alcuni paradossi - l'abominio del peccato originale - l’appuntamento a cui non possiamo mancare

  • La parabola dei talenti (Mt 25, 13-30 || Lc 19, 11-28) - IIa parte

    Il bisogno di amare - poco e molto, storia in due tempi - le paure del servo malvagio - l’oscuramento della ragione - Dio non ci chiede più di quanto possiamo dare - chi è umile accetta di farsi aiutare - la possibilità della perdizione - tentativo di riflessione sull’inferno - come evitare la perdizione

  • La parabola dei talenti (Mt 25, 13-30 || Lc 19, 11-28) - Ia parte

    Un compito difficile - Ciò che non vorremmo sentire - Il rischio di un malinteso - Cosa si aspetta il padrone dai suoi servi - Il problema del vero bene dell’uomo - Prima il poco, poi il molto

  • La parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro

    Cristo giudica il ricco malvagio - Un caso di impenitenza finale - Esame dei sentimenti del ricco - Il pensiero di Santa Caterina da Siena - La parabola nell’opera di Maria Valtorta - Più di un morto che risuscita...

  • Le riche épulon et le pauvre Lazare

    Le Christ juge le mauvais riche - Un cas d’impénitence finale - Examen des sentiments du riche - La pensée de Sainte Catherine de Sienne - La parabole dans l'œuvre de Maria Valtorta - Plus qu’un mort qui ressuscite...

  • Come mai questo tempo non sapete valutarlo?

    Difficoltà di valutare il senso del tempo - Un compito troppo difficile - L’invito inascoltato - L’inevitabile combattimento.

  • Aprì loro la mente per comprendere le scritture

    Non è così facile comprendere le Scritture - Il centro delle Scritture - Un progetto singolare - Non è una questione di belle parole.

  • Il fico maledetto

    Come gli antichi profeti - L'osservazione di Marco - Senza vie di scampo - L'attacco - Il contrattacco - Sacerdoti, scribi e noi.

  • Gesù esamina Pietro sull'amore

    Le domande di Gesù - Le risposte di Pietro - Pietro abbandonato dal Signore - Nato per fare il capo - Teresina di Lisieux e don Divo Barsotti.

  • Gli invitati al banchetto di nozze - 2

    Il re cerca altri commensali - Un invito accolto con poco entusiasmo - Situazioni impossibili - Due volte indegni - Un pericolo mortale.

  • Gli invitati al banchetto di nozze - 1

    Un racconto paradossale e drammatico - Ci bastano le feste umane - Come si uccidono i messaggeri di Dio - Apparente ingiustizia.

  • Quando Dio resiste alla preghiera ... (Lc 11, 5-13)

    Non ho nulla da offrirgli - Un singolare amico - Non conosciamo noi stessi - Fatti per un altro mondo ...

  • La parabola degli operai nella vigna (Mt 20, 1-16)

    Difficoltà  di comprendere un comportamento ingiusto - Ingiustizia che torna a nostro favore - Chi consola questa parabola.

Consapevole che le meditazioni proposte non sono che incerti balbettii, faccio appello alla carità  del lettore perché vengano accolte con benevolenza. In fondo, davanti a Dio, siamo tutti dei bambini bisognosi di imparare a parlare l'unica lingua che si parli nel suo Regno, la lingua dell'amore.

NOTA: Se vuoi stampare le meditazioni, verranno automaticamente esclusi: l'intestazione, le immagini, i menu e il piè di pagina. X