Meditazioni sul Vangelo

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Med. br43

Idee ristrette

Gli uomini, per il fatto di esistere, sono coinvolti in una storia d’amore in cui Dio è l’amante e l’uomo l'amato. La storia è piuttosto complicata perché Dio è in tutto somma perfezione, mentre l’uomo, paragonato a Dio, è il massimo dell’imperfezione, inoltre, Dio è innamorato dell’uomo, ma l'uomo non lo è di Dio ed è pure infedele. Ne risulta una storia ben strana in cui si susseguono malintesi, incomprensioni, tensioni, mormorazioni, rigide prese di posizione da una parte e dall’altra… tutto è ampiamente documentato nella Sacra Scrittura. Questo fa sì che l’esito della storia sia incerto fino alla fine.

Una tendenza tipica dell’uomo è non lasciare libero Dio di operare come meglio crede. Quando uno entra un po’ nelle sue confidenze, si sente anche in dovere di fargli notare ciò che a suo parere non rientra nella norma, con l’implicita o l’esplicita richiesta di un suo intervento affinché ristabilisca l’ordine, perché in ogni società il disordine è una sciagura. Esempio: Mosè è con il popolo nel deserto, Dio decide di dare lo spirito profetico a settanta anziani e Mosè li raduna intorno alla tenda; ricevuto il dono i settanta si mettono a profetizzare; ma Dio dona lo spirito profetico anche ad altri due uomini che non erano presenti all’investitura ufficiale e anche questi profetizzano. Quando Giosuè lo viene a sapere, non gli tornano i conti, secondo lui è un disordine e vorrebbe che Mosè impedisse loro di profetizzare. Da notare che Giosuè non si preoccupa se questi parlano bene o male, se edificano il popolo o lo traviano, quello che lo turba è che non fanno parte dei profeti con l’attestato. Mosè gli risponde: Fossero tutti profeti nel popolo del Signore! (Nm 11, 29).

Nel vangelo troviamo un episodio simile. Giovanni, che fra gli apostoli è il più fedele e comprende meglio di altri il cuore del Maestro, vede uno scacciare i demoni nel nome di Gesù e glielo impedisce, perché non fa parte né del collegio apostolico, né del gruppo dei discepoli. A Giovanni non importa che i demoni siano scacciati e le persone sollevate da grandi afflizioni, gli importa che non sia turbato l’ordine secondo cui solo chi fa parte di una certa gerarchia può fare certe cose. Giovanni è inoltre talmente sicuro del suo giudizio, che non si preoccupa di confrontarsi con Gesù prima di agire. Come Mosè aveva fatto con Giosuè, Gesù allarga le idee ristrette di Giovanni e di quanti la pensano come lui, dicendo: Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me (Mc 9, 39). Anche Pietro, capo degli apostoli, si sente in dovere di correggere i pensieri di Gesù. Secondo lui non era conveniente che Gesù accettasse l’umiliazione della cattura, dei maltrattamenti e della morte, allora promette: Questo non ti accadrà mai; ma Gesù lo rimprovera severamente: Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini! (Mt 16, 22-23).

C’è dunque un pensiero secondo Dio e un pensiero secondo gli uomini; lo scandalo si verifica quando l’uomo riesce a far prevalere il suo pensiero su quello di Dio, ma questo non può che portarlo alla rovina. Quando gli uomini pretendono di cambiare il male in bene e il bene in male, oppure dichiarano buoni i frutti di un albero cattivo, allora è inevitabile il tempo della tribolazione. Purtroppo, la tendenza a pensare secondo gli uomini è molto radicata in noi, siamo molto attaccati ai nostri giudizi, al nostro modo di fare e soprattutto al nostro modo di concepire la felicità; questo può diventare tanto pericoloso da impedirci di entrare nel regno di Dio. Per scongiurare questo pericolo Gesù è costretto a essere severo: Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala… se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo… se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna (Mc 9, 43-47). Questo per dire che, o i nostri pensieri cambiano e si adeguano ai pensieri di Dio, oppure saremo esclusi dal suo regno. Ma cambiare i nostri pensieri può essere tanto doloroso quanto il taglio una mano, o di un piede, o la perdita di un occhio. Che Gesù nomini l’occhio, il piede e la mano è particolarmente significativo, in quanto l’occhio rappresenta la “nostra visione del mondo”, il piede “gli obbiettivi che vogliamo raggiungere” e la mano il “nostro modo di operare”; dalla nostra visione del mondo, infatti, dipendono sia gli obbiettivi, sia le azioni per raggiungerli. Le nostre visioni, i nostri obiettivi e le nostre azioni, possono quindi essere più o meno in accordo con i pensieri di Dio, se sono in disaccordo sono anche uno scandalo perché ci impediscono di raggiungere la vita eterna; non è possibile entrare nel regno di Dio se non si è in sintonia con le leggi che lo governano.

Rinunciare ai nostri pensieri per aderire a quelli di Dio è di solito piuttosto doloroso; la Santa Vergine, che è sempre stata in sintonia col pensiero di Dio, renda l’operazione meno dolorosa possibile.

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Consapevole che le meditazioni proposte non sono che incerti balbettii, faccio appello alla carità  del lettore perché vengano accolte con benevolenza. In fondo, davanti a Dio, siamo tutti dei bambini bisognosi di imparare a parlare l'unica lingua che si parli nel suo Regno, la lingua dell'amore.

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