Meditazioni sul Vangelo

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Med. br137

Un nemico ha fatto questo (Mt 13, 24-43)

Un nemico

Dopo la parabola del seminatore che sparge il seme su vari terreni, anche su quelli meno adatti a portare frutto, il Signore ne racconta un’altra, quai simile, in cui: un uomo semina del buon seme nel suo campo, quest’uomo però ha un nemico che di notte, mentre tutti dormivano, semina della zizzania in mezzo al grano; i servi del padrone si stupiscono di vedere crescere della zizzania insieme al grano e chiedono: Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania? Il padrone risponde: Un nemico ha fatto questo! E questo nemico è il diavolo.

Conviene subito notare che questo nemico è soprattutto nemico del padrone, infatti, all’inizio della parabola è detto: venne il suo nemico, ossia il nemico del padrone. I servi vorrebbero togliere subito la zizzania dal campo, ma il padrone dice di lasciarla: perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio. Il Signore spiega poi che il momento della mietitura rappresenta la fine del mondo, quando: Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!

Che il Signore doni anche a noi orecchie capaci di ascoltare e un cuore che sappia comprendere.

Considerazioni preliminari

Questa parabola solleva interrogativi tali che, come dice spesso padre Molinié, se uno si avventura a cercare di comprendere quanto dice il Signore, non ne esce vivo. Ma è giusto così, perché la vita cristiana è un mistero di morte e risurrezione. Ciò che deve morire è la nostra presunzione di conoscere: Se qualcuno crede di conoscere qualcosa, non ha ancora imparato come bisogna conoscere (1Cor 8, 2), per cui, più si cerca di comprendere e meno si comprende, il che è segno di un reale progresso nella conoscenza del Signore. Infatti, secondo don Divo Barsotti: “Non c'è progresso nella conoscenza di Dio se non c'è progresso nella nostra ignoranza al suo riguardo”. E padre Molinié conferma: “Fare della teologia per comprendere Dio è follia. Bisogna fare della teologia per giungere a non comprendere più nulla”. La risurrezione sarà quando la luce del cielo illuminerà ogni cosa: Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro.

Se la precedente parabola del seminatore aveva un carattere più universale, questa sembra averne uno più specifico, infatti, il seminatore semina del buon seme nel suo campo, e qual è questo campo dove il buon seme dovrebbe produrre solo buon grano se non la Chiesa dove è seminata in abbondanza la Parola di Dio? È vero che il Signore stesso dice: Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno, dobbiamo però considerare che le immagini utilizzate nelle parabole si possono applicare a diversi aspetti della realtà, il campo può quindi rappresentare: la Chiesa, il mondo, una singola città, e anche il cuore dell’uomo, infatti, in tutti questi ambiti ci può essere mescolanza di zizzania e buon grano; inoltre, la Chiesa è diffusa in tutto il mondo come il lievito nella pasta. Tanto sono ricche e profonde le parole del Signore.

Pensieri di San Giovanni Crisostomo

San Giovanni Crisostomo fa delle interessanti riflessioni su questa parabola, e osserva prima di tutto che il bene precede sempre il male, il quale viene dopo per cercare di rovinare il bene. Il demonio vede la nascita del buon grano, ossia la conversione degli uomini a Cristo, ma essendo nemico di ogni bene, utilizza la sottile strategia di mescolare il male al bene per cercare di rovinare il raccolto; si studia di far convivere la menzogna con la verità diffondendo interpretazioni verosimili, sia della Parola di Dio, sia della realtà, e con questa tecnica inganna coloro che si lasciano facilmente sedurre dalle apparenze. È con questa tecnica che fa sorgere gli eretici, e anche le eresie nei nostri cuori, dove convivono alcune verità e molti errori. Inoltre, fa questo di notte, ossia quando viene meno ogni vigilanza; di qui l’importanza di non addormentarsi per non cadere nelle sue trappole: Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione (Mt 26, 41). Chi deve vegliare non è tanto il corpo, quanto l’anima; l’anima veglia e prega quando verifica costantemente che ogni cosa in sé, e attorno a sé, nei pensieri e nelle opere, sia conforme agli insegnamenti e agli esempi del Signore.

San Giovanni Crisostomo osserva ancora che, come il bene precede sempre il male, così l’errore appare dopo che è stata proclamata la verità, i falsi profeti sorgono dopo i veri profeti, i falsi apostoli dopo i veri apostoli, e l’Anticristo dopo che è apparso Cristo. Considera inoltre che il demonio: “Attacca noi con tutte le sue forze, tuttavia, l’origine di questa guerra senza esclusione di colpi, non è tanto dovuta all’odio che ha verso di noi, quanto all’odio che ha verso Dio”. Invita poi a considerare che: “La cura che Dio dimostra nel difenderci da un nemico simile, rivela che Dio ci ama più di quanto non amiamo noi stessi”. Dio ci difende da un “nemico simile” mediante l’opera di suo Figlio: Ora il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo (1Gv 3, 8).

Il fatto che il padrone impedisca ai servi di togliere subito la zizzania, probabilmente non ha molto senso da un punto di vista agricolo, ma dal punto di vista spirituale rivela saggezza e grande misericordia, infatti - sempre secondo Crisostomo -, il fine della convivenza fra i figli del Regno e i figli del Maligno, è dare a questi la possibilità di convertirsi per diventare anche loro figli del Regno. Si potrebbe obiettare che anche i figli del Regno potrebbero corrompersi e diventare figli del Maligno; è vero, e per questo la loro convivenza serve anche a verificare la perseveranza dei buoni nel mantenersi tali, così da essere maggiormente premiati per il combattimento sostenuto al fine di rimanere fedeli al Signore, nonostante le sfavorevoli condizioni.

Il Signore dice poi chiaramente che gli uomini, se volessero separare la zizzania dal grano, farebbero più che altro dei danni: perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Evidentemente, separare i buoni dai cattivi è un compito superiore alle forze umane, ma soprattutto è un compito riservato alla fine, quando ognuno avrà stabilmente scelto il campo di appartenenza: quello del Signore o quello del Maligno. Allora: Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro.

Parole che disturbano

E li getteranno nella fornace ardente. Questo è un aspetto parecchio trascurato e travisato nella predicazione attuale, probabilmente è perché non sono chiare le caratteristiche fondamentali del progetto che, fra i tanti possibili, Dio ha di fatto voluto attuare. Ciò che Dio vuole assolutamente è avere un rapporto d’amore libero con la sua creatura, vuole quindi essere scelto per amore, non per costrizione, e allora ha imbastito una vicenda in cui l’uomo possa rispondere di sì o di no all’amore che gli viene proposto; la conseguenza di questa scelta comporterà necessariamente una vita eterna con Dio, oppure una vita eterna senza Dio; questa seconda possibilità non è indolore, ma porterà con sé pianto e stridore di denti. Inoltre, se la nostra scelta deve essere libera, è anche necessario che ognuno sia fondamentalmente responsabile della sua scelta nonostante gli innumerevoli condizionamenti. Alla fine, ognuno andrà al posto da lui scelto (At 1, 25).

Da dove viene la zizzania?

Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania? Questi sono interrogativi che, se ci si incammina a scrutare i problemi che sollevano, non se ne esce vivi. Si tratta infatti di riflettere sull’origine del male. Se Dio è buono, crea per amore, vuole il nostro bene, è disposto a sacrificarsi per noi, governa con bontà e saggezza ogni cosa, come è possibile che ci troviamo in un mare di sofferenze e di guai? Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?.

Il cardinale Giacomo Biffi ci aiuta a impostare correttamente il problema. “Da dove è venuta questa erbaccia maligna e soffocatrice che infesta il campo di Dio?… è una delle domande più serie e decisive, e siamo tutti costretti a formularla quando ci poniamo di fronte al mistero dell’esistenza: o neghiamo l’esistenza della zizzania, cioè del male (ed è un’impresa disperata), o ci interroghiamo circa la sua provenienza… L’insegnamento di Gesù a questo proposito è estremamente sintetico ma limpidissimo: il nemico che ha frammischiato l’erbaccia alla buona coltivazione di Dio è il diavolo”.

Dobbiamo però considerare che il diavolo riesce a mischiare l’erbaccia al buon grano con la complicità dell’uomo, che in questa faccenda ha la sua bella parte di responsabilità. “Le ideologie che rifiutano di credere alla malvagità dell’uomo, hanno dato vita ripetutamente in questi due secoli a forme esasperate di crudeltà. L’iniquità umana c’è, ed è largamente diffusa. Così diffusa da costituire un problema: come mai gli uomini, più o meno tutti, sconfinano nell’ingiustizia? La Rivelazione cristiana risponde con la dottrina del peccato originale. La verità del peccato originale, come ogni mistero, è oscura in se stessa… indubbiamente si fa fatica a capirla nella sua natura e nelle sue cause; ma senza di essa tutto nel mondo e nell’uomo si fa ancora più impenetrabile, a cominciare dal mare di lacrime e di sangue che ricopre la nostra storia… Il libro della Genesi, raccontando la colpa di Adamo e di Eva come frutto della istigazione perfida del serpente, sembra insinuare che l’inizio assoluto del male nell’universo vada ricercato antecedentemente alla comparsa dell’uomo sulla terra. E il libro della Sapienza dà una lettura teologica dell’antico racconto indicando nel demonio la fonte prima delle nostre sciagure: La morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo; e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono (Sap 2, 24)… Siamo così invitati a risalire a poco a poco l’enigmaticità delle cose fino a raggiungere la soglia del mondo invisibile che precede la storia dell’uomo; vale a dire la soglia della realtà che sta al di fuori e al di sopra del nostro tempo” (Omelie T.O. Anno A).

Ulteriori interrogativi

Non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Se poniamo questo interrogativo considerando l’inizio di tutto, ossia l’inizio della storia umana, e di quella degli Angeli, dobbiamo necessariamente dire che nel momento primo della loro creazione, sia Adamo ed Eva, sia gli Angeli erano innocenti, perché se non fossero stati tali il responsabile di ogni male dovrebbe essere Dio stesso. Quindi, Dio ha seminato del buon seme nel suo campo, ma se questo è vero, da dove viene la zizzania? Se nel caso di Adamo ed Eva il Signore dice che: Un nemico ha fatto questo! Nel caso degli Angeli: da dove viene la zizzania? Come è possibile che degli esseri innocenti e buoni pecchino? Chi era il nemico che ha seminato la zizzania nel cuore degli Angeli ribelli?

Un punto fermo da cui partire per inoltrarsi nella ricerca, è sempre il fatto che, volendo Dio un libero rapporto d’amore con le sue creature, necessariamente doveva metterle in una condizione tale da potergli rispondere di sì o di no, per questo doveva sottoporre sia gli uomini, sia gli Angeli a un momento di prova, gli Angeli che non hanno superato la prova sono diventati Demoni. A questo punto ci si potrebbe anche chiedere: come mai per gli uomini che non hanno superato la prova Dio ha previsto un piano di redenzione, mentre per gli angeli non esiste un tale piano?…

Da qui in avanti la ricerca si fa sempre più impegnativa, ma c’è una condizione fondamentale per poter proseguire, essa dipende dall’interesse che questi interrogativi suscitano nel nostro cuore, se non ne cogliamo l’importanza, o pensiamo che siano interrogativi oziosi, o non siamo disposti a investire tempo e fatica per provare a capire, o sono troppo superiori alle nostre forze, allora, non gioverebbero neanche le spiegazioni più geniali e convincenti. Quanti invece sono disposti a fare qualche sforzo serio e duraturo per cercare di comprendere, probabilmente non riusciranno a comprendere ogni aspetto delle questioni, ma almeno si appassioneranno ai misteri del Regno (Mt 13, 11), qualcosa in più riusciranno a intravvedere, inoltre, non potranno farsi troppe illusioni sulla loro “sapienza”, ma quando un giorno, il Signore stesso risponderà agli interrogativi di coloro che si sono posti degli interrogativi: Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro.

La Santa Vergine, sede della Sapienza, ci conceda il gusto di indagare a fondo le parole di suo Figlio.

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Consapevole che le meditazioni proposte non sono che incerti balbettii, faccio appello alla carità  del lettore perché vengano accolte con benevolenza. In fondo, davanti a Dio, siamo tutti dei bambini bisognosi di imparare a parlare l'unica lingua che si parli nel suo Regno, la lingua dell'amore.

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