Meditazioni sul Vangelo

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La venuta del Figlio dell’uomo (Mt 24, 37-44)

Gesù paragona il tempo della venuta del Figlio dell’uomo al tempo di Noè, quel tempo era caratterizzato dalla malvagità e dall’incoscienza: la malvagità degli uomini era grande sulla terra (Gn 6, 5); e: non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti. Ai tempi di Noè c’è anche stata una divisione fra gli uomini: quelli che sono entrati nell’arca e si sono salvati, e quelli che perirono sommersi dalle acque. Gesù parla anche lui di una divisione: due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.

Per evitare di perire nelle acque del diluvio universale, figura di tutto ciò che può far perire il corpo e l’anima, Gesù raccomanda vivamente ai suoi di vegliare e vigilare. Sottolinea poi l’importanza della vigilanza paragonando la vita dell’uomo a una veglia nella notte, in cui è certa l’attività di un ladro che si aggira nei dintorni per scassinare le case: Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.

Ma che cos’è questa venuta del Figlio dell’uomo? Intanto, l’espressione Figlio dell’uomo è un titolo che Gesù attribuisce a sé stesso, per cui parlare di venuta del Figlio dell’uomo e parlare di venuta di Gesù è la stessa cosa. Si possono poi distinguere tre venute di Gesù: una, quando è nato in Palestina al tempo dei Romani, è cresciuto, ha insegnato, è morto ed è risuscitato per noi; un’altra sarà la sua manifestazione gloriosa alla fine dei tempi, quando verrà a giudicare i vivi e i morti; fra queste due venute ce n’è una intermedia, ed è quando viene a proporre la sua salvezza e il suo amore a ogni uomo.

Ora, un passaggio cruciale nella storia universale e nella storia di ogni uomo, che ne siamo consapevoli o no, è l’incontro faccia a faccia con Gesù; il tempo che lo precede può essere vissuto in due modi: nell’incoscienza oppure nell’attesa; nel primo caso l’incontro sarà piuttosto problematico, specialmente per coloro che hanno pensato solo a mangiare e bere, prendere moglie e prendere marito, ma non si sono preoccupati di conoscere chi è: Colui che deve venire (Eb 10, 37); questi: non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo.

Il profeta Malachia mostra la diversa sorte riservata a coloro che trascurano il Signore rispetto a coloro che lo amano: Sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà fino a non lasciar loro né radice né germoglio. Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia e voi uscirete saltellanti come vitelli dalla stalla. Calpesterete i malvagi ridotti in cenere sotto le piante dei vostri piedi nel giorno che io preparo, dice il Signore degli eserciti (Ml 3, 19-21).

Una venuta del Figlio dell’uomo intermedia e personale è anche l’incontro con Gesù nel momento della morte; in quel giorno alcuni si ritroveranno con la casa scassinata dal ladro, altri, con la loro vigilanza avranno impedito al ladro di rubare i loro beni. Chi non considera mai che un giorno, volente o nolente, dovrà lasciare tutto e incontrare il suo Signore, è tanto stolto quanto un uomo che dorme tranquillamente pur sapendo che un ladro provetto si aggira nei pressi della sua casa. Infatti, è cosa nota a tutti e certissima che la morte visita ora l'uno ora l'altro, e che, un giorno, visiterà anche noi. Dobbiamo allora chiederci: quando quell'ora arriverà, quali e quanti beni si troveranno nella nostra casa? Saremo ricchi o poveri? Anche se saremo ricchi sfondati di beni materiali, non sono questi che contano davanti a Dio. In quell'ora, se nella nostra casa non si troveranno atti di amore di Dio e del prossimo, è come se un ladro, nella notte, ci avesse derubati dei beni più preziosi; e ci ha derubati perché dormivamo. Infatti, chi non si preoccupa di arricchire davanti a Dio è come se dormisse, anche se fosse molto sveglio nelle cose di questo mondo.

La venuta del Figlio dell’uomo, sia quella personale, sia quella della fine dei tempi, è caratterizzata dall’incertezza dell’ora. Questa incertezza è importantissima, perché serve a provare, sia se amiamo o non amiamo il Signore, sia il pregio del nostro amore. Il Signore ci ama e vuole essere riamato, ma vuole che il nostro amore sia libero, è perciò necessario un tempo di prova, prima della venuta del Figlio dell’uomo, in cui ognuno possa scegliere liberamente chi amare; gli amori possibili si riducono a due: Dio o noi stessi; e qui incontriamo il seguente paradosso: se uno ama Dio fino a dimenticare sé stesso, troverà Dio e sé stesso; se uno ama sé stesso al punto da dimenticare Dio, perderà entrambi. Inoltre, nel tempo di prova, l’impegno con cui ognuno cerca e ama Dio può essere maggiore o minore, così come l’osservanza delle sue leggi e dei suoi consigli può compiersi con più o meno perfezione; poi, alla fine: ciascuno sarà giudicato secondo le sue opere (Ap 20, 13).

Tutti siamo impegnati in qualche opera, chi in un campo, chi in un altro, chi a macinare alla mola; ma un giorno: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Dove, portati via o lasciati? Portati nel Regno dei cieli, nella Gerusalemme celeste che scende dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo (Ap 21, 2)... saremo rapiti insieme tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell'aria, e così saremo sempre con il Signore (1Ts 4, 17). Altri invece, saranno lasciati alle conseguenze delle loro scelte, e saranno guai per coloro il cui unico desiderio era mangiare, bere, prendere moglie e prendere marito; San Paolo mette in guardia da coloro che hanno come dio il loro ventre, si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi, tutti intenti alle cose della terra (Fil 3, 19); chi si preoccupa solo di cercare il divertimento e il piacere è come se si consacrasse alle cose della terra come a un “dio”, ma se non ci si consacra al vero Dio si trasforma la terra in un inferno. Tanto è grave vivere nell’incoscienza del vero fine della vita presente!

Il fatto che i tempi in cui viviamo assomiglino da vicino ai tempi del diluvio, perché la malvagità degli uomini è grande sulla terra (Gn 6, 5), è un chiaro segno che gli uomini stanno dormendo e non si preoccupano del ladro che si aggira fra le case; così si ritrovano con le coscienze addormentate e scassinate, incapaci di vedere cosa sta capitando, incapaci di distinguere il bene dal male, il vero dal falso, la virtù dal vizio, le persone che valgono dai ciarlatani, ciò che conta da ciò che non conta, i profeti veri da quelli falsi; le conseguenze di questa incapacità colpevole non sono indolori e ricadono in varia misura su tutti.

Il richiamo di Gesù: Cercate di capire questo, è accorato, perché vuole metterci in guardia da un duplice pericolo: il sonno e il ladro, se il sonno ci vince il ladro farà disastri; inoltre, ci dice implicitamente che queste due insidie non sono di facilissima comprensione e richiedono da parte nostra uno certo sforzo per diventarne consapevoli. Noi invece siamo un po’ come degli inguaribili bambinoni che non prendono troppo sul serio certe parole di Gesù. Lui dice: Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo (Lc 21, 36); ma gli apostoli nel Getsemani si lasciano vincere dal sonno, e quando si svegliano sono sconvolti dallo strapotere delle tenebre, allora fuggono lasciando solo il loro Signore a lottare contro il “Ladro” delle anime: Tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono (Mt 26, 56). Anche loro non si accorsero di nulla finché venne... l'impero delle tenebre (Lc 22, 53) a mostrare il suo orribile volto, e così rischiamo di fare anche noi.

La Santa Vergine ci aiuti a rimanere svegli e sempre fedeli a suo Figlio.

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  • Ultimo aggiornamento 09-01-2024

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    Cristo giudica il ricco malvagio - Un caso di impenitenza finale - Esame dei sentimenti del ricco - Il pensiero di Santa Caterina da Siena - La parabola nell’opera di Maria Valtorta - Più di un morto che risuscita...

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    Le Christ juge le mauvais riche - Un cas d’impénitence finale - Examen des sentiments du riche - La pensée de Sainte Catherine de Sienne - La parabole dans l'œuvre de Maria Valtorta - Plus qu’un mort qui ressuscite...

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  • La parabola degli operai nella vigna (Mt 20, 1-16)

    Difficoltà  di comprendere un comportamento ingiusto - Ingiustizia che torna a nostro favore - Chi consola questa parabola.

Consapevole che le meditazioni proposte non sono che incerti balbettii, faccio appello alla carità  del lettore perché vengano accolte con benevolenza. In fondo, davanti a Dio, siamo tutti dei bambini bisognosi di imparare a parlare l'unica lingua che si parli nel suo Regno, la lingua dell'amore.

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