Meditazioni sul Vangelo

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Med. br46

Il grande Incompreso

Verso la fine della sua missione terrena Gesù annuncia ai suoi ciò che gli accadrà: Il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà (Mc 10, 33-34). Sono parole pesanti come macigni che dovrebbero suscitare negli apostoli e in noi sentimenti di compassione, di orrore, di timore e tremore per quanto può uscire dal cuore dell’uomo; dovrebbero spingerci a pregare per non essere fra coloro che uccidono Gesù. Cos’hanno in mente invece Giacomo e Giovanni, apostoli del Signore? Di chiedere un posto d’onore quando Gesù siederà sul trono della sua gloria. Il dramma che abita il cuore di Gesù non lo vogliono vedere, allora non lo comprendono e non lo consolano, prevale su tutto il desiderio di avere un posto di prestigio, quanto più elevato possibile, nel regno di Dio; così, il dolore di Gesù si aggrava per la durezza del loro cuore.

Davvero grande è la nostra miseria! Tutti, se non vigiliamo attentamente, siamo minacciati da un desiderio più o meno grande di gloria che ci fa ricercare l’ammirazione degli uomini, o di un gruppo ristretto di persone, o di noi stessi. Indizi che questo lievito opera nel nostro cuore sono: quando ammiriamo chi sfoggia una sapienza apparente incantando gli uomini con belle parole; oppure, quando subiamo il fascino di quanti hanno una posizione sociale elevata, sono ricchi, famosi o influenti; oppure, quando siamo indispettiti per aver fatto una brutta figura o per non aver raggiunto certi traguardi… Le belle parole, l’apparente sapienza, gli ostentati meriti, le nostre migliori aspirazioni, spesso sono simili a quei funghi velenosi che difficilmente si distinguono da quelli buoni, per saperli riconoscere ci vuole una certa esperienza; ma in tutti i campi si diventa esperti alla scuola di provati maestri. Se vogliamo trovarne di affidabili dobbiamo rivolgerci ai santi; frequentandoli, assimileremo più facilmente il pensiero di Cristo.

La richiesta di Giacomo e Giovanni, dopo che Gesù aveva annunciato la sua passione, è tale da scoraggiare il più buono e il più paziente dei maestri; ma Gesù non si scoraggia e non perde né la pazienza, né la benevolenza, perché lui non è un maestro come gli altri. C’è in lui qualcosa che gli uomini non hanno, qualcosa che non è di questo mondo, c’è in lui la bontà di Dio; allora, quando si manifesta la miseria umana, lui risponde manifestando la misericordia divina, e con pazienza insegna le disposizioni che fanno grandi nel regno di Dio: Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti (Mc 10, 45). Giacomo e Giovanni impareranno così bene la lezione che daranno la vita per Gesù.

A noi accettare di crescere secondo questi criteri, altrimenti, inevitabilmente cresceremo secondo i criteri del mondo. A seconda delle loro scelte gli uomini formeranno due schieramenti opposti, o, come insegna Sant'Agostino, due città: una, animata dall'amore di Dio spinto fino al disprezzo di sé, l'altra, animata dall'amore di sé spinto fino al disprezzo di Dio; in una crescerà la gloria di Dio, nell’altra la gloria umana.

Una città è fondamentalmente governata da due poteri: il potere politico, che governa la parte materiale dell'uomo, e il potere religioso che governa quella spirituale. Gesù sarà messo a morte da un potere religioso corrotto alleato a un potere politico corrotto, infatti profetizza: Il figlio dell'uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi, vale a dire alla gerarchia religiosa e all'autorità teologica, ma sarà coinvolto anche il potere politico: e lo consegneranno ai pagani. Le tenebre non sopportano la Luce, allora la spengono.

Purtroppo, la corruzione del potere politico e religioso è una realtà che attraversa i secoli; vi è quindi la necessità della vigilanza e del discernimento sull’operato di chi governa, non basta l’appartenenza alla gerarchia ecclesiastica o un incarico di governo per avere diritto alla fiducia e all’obbedienza; un’azione di governo può essere buona o malvagia e un ecclesiastico può trasmettere fedelmente oppure tradire l’insegnamento di Cristo, infatti, sempre ci sono stati cattivi pastori, falsi profeti e tiranni. Più i tempi sono difficili e turbolenti più è faticoso discernere il bene dal male, il vero dal falso, la sana dottrina dalle sue contraffazioni; non faticare in questo esercizio favorisce l’affermarsi dei lupi travestiti da agnelli e il sorgere delle tirannie; queste sorgono sia per la malvagità dei governanti, sia per la corruzione, la tiepidezza e la decadenza dei popoli. Il giudizio di Gesù sul potere politico dovrebbe farci riflettere: Coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono (Mc 10, 42). Non dice che, occasionalmente, potrebbe capitare che i capi opprimano le nazioni, ma dice chiaramente che tutti i capi delle nazioni le opprimono. Per evitare questa sciagura, bisognerebbe che i governanti siano espressione della città di Dio, ossia di un popolo santo. Non sembra che la santità sia oggi diffusa come sarebbe auspicabile.

La Santa Vergine, maestra di sapienza e di umiltà, ci aiuti a comprendere e a praticare gli insegnamenti di suo Figlio.

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Consapevole che le meditazioni proposte non sono che incerti balbettii, faccio appello alla carità  del lettore perché vengano accolte con benevolenza. In fondo, davanti a Dio, siamo tutti dei bambini bisognosi di imparare a parlare l'unica lingua che si parli nel suo Regno, la lingua dell'amore.

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