Meditazioni sul Vangelo

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Med. br106

La prova dell'uomo giusto (Mt 1, 18-24)

Gli alunni particolarmente bravi e preparati sono spesso interrogati dagli insegnati con domande più difficili rispetto agli alunni normali; l’insegnante si comporta così non per torturarli, ma per esaltarne la bravura, inoltre, l'insegnante sa fino a che punto può provare l’alunno senza fare danni. Noi siamo gli alunni di Dio che nella vita presente sono continuamente messi alla prova, per questo nel Padre Nostro gli chiediamo di andarci piano con le prove, vale a dire, di Non indurci in tentazione (Mt 6, 13); e coloro che si sentono poco preparati lo chiedono con maggior convinzione. Pochi fra noi hanno la fede di Giuditta la quale esorta a ringraziare Dio che ci mette alla prova, come ha già fatto con i nostri padri (Gdt 8, 24). San Paolo però ci conforta assicurando che Dio è fedele, e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze ma, con la tentazione, vi darà anche la via d'uscita e la forza per sopportarla (1Cor 10, 13); da notare che, secondo S. Paolo, Dio da, sia la tentazione, sia la via d'uscita e la forza per sopportarla. Sant’Ambrogio, padre e dottore della Chiesa, sintetizza bene il fine della tentazione dicendo che: “Il diavolo tenta per rovinare, Dio tenta per incoronare”.

San Giuseppe è l’alunno molto bravo fra gli uomini a cui Dio chiede cose particolarmente difficili. Proprio perché durante tutta la vita si è esercitato a scrutare le Scritture, a praticare ogni virtù, a discernere gli eventi per ubbidire alla volontà di Dio, lui è: l’uomo giusto. A lui Dio fa un dono immenso, quello di diventare lo sposo di Maria. Nella sua umiltà Giuseppe rimane un po’ confuso e si interroga sul senso di quel dono che non si aspettava. Quando la volontà di Dio si manifesta indicando un percorso imprevisto, è normale essere turbati e domandarsi che senso ha quanto ci chiede (Cfr. Lc 1, 29). Possiamo inoltre considerare che Giuseppe, per la sua santità, più di ogni altro era in grado di apprezzare le virtù, la santità e la bellezza di Maria, era quindi l’uomo più adatto a diventare suo sposo.

Anche Maria era stata condotta a riconoscere che il piano di Dio su di lei prevedeva il matrimonio con Giuseppe, questo piano li coinvolgerà a fondo nei disegni di Dio per la salvezza dell’uomo. Sappiamo dal vangelo che quando l’angelo si presenta per annunciarle: Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù, Maria rimane turbata e perplessa, chiede infatti all’angelo: Come avverrà questo, poiché non conosco uomo? L’espressione non conosco uomo sulla bocca di una donna già promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe (Lc 1, 26-38), significa che lei aveva fatto il voto o il proposito di non conoscere uomo, ossia di non avere rapporti carnali con un uomo, quindi non avrebbe potuto avere figli. Ma un simile proposito avrebbe reso il matrimonio con Giuseppe problematico perché: o Maria rinunciava al suo proposito, oppure Giuseppe accettava il matrimonio a quella condizione. Se Maria, pur essendo fidanzata dice: non conosco uomo, significa che Giuseppe aveva accettato il matrimonio rispettando il proposito di Maria. Un vero matrimonio, senza rapporti carnali, era possibile solo perché Maria e Giuseppe erano di una santità non comune; da notare che il proposito di castità assoluta nel matrimonio, non mortificava affatto l’amore reciproco fra i due sposi, ma lo potenziava al massimo grado. In cielo ci ameremo gli uni gli altri con una intensità e una delicatezza inimmaginabili proprio perché, rifatti vergini, saremo intimamente uniti a Dio. Don Divo Barsotti, che ha scrutato il mistero della verginità, paradossalmente afferma: “Si vive nel matrimonio quaggiù per essere vergini nel cielo”. Maria e Giuseppe anticipano sulla terra l’amore con cui tutti ci ameremo in cielo.

Durante il periodo del fidanzamento Maria e Giuseppe approfondiscono la loro conoscenza, ognuno vede e apprezza le virtù dell’altro, entrambi sono fortificati dal reciproco amore e ne gioiscono, entrambi lodano e ringraziano Dio per il dono ricevuto e incominciano a comprenderne l’opportunità e la saggezza. Fin qui il compito loro affidato era relativamente facile, ma Dio aveva in mente grandi cose per loro e per l’umanità, e il passo successivo sarà estremamente impegnativo per entrambi. Esso inizia con l’annuncio dell’angelo a Maria; dire di sì al progetto di Dio significava accettare di diventare madre per via soprannaturale, cosa mai avvenuta nella storia, cosa difficile da credere, soprattutto per chi non aveva beneficiato di un colloquio con l’angelo. Dopo l’accettazione del piano di Dio si pone quindi per Maria il problema di come comportarsi con Giuseppe. Se parlava non era così certa che Giuseppe gli avrebbe creduto, se taceva non sapeva come avrebbe reagito quando la sua gravidanza sarebbe apparsa evidente. Dal vangelo sappiamo che ha deciso di tacere; evidentemente ha preferito non dire niente e lasciare a Dio il compito di risolvere il problema; l’abbandono nelle mani di Dio le dava stabilità e pace, ma non le impediva di avere una certa apprensione che sarebbe terminata solo quando Dio stesso avrebbe chiarito ogni cosa.

Per Giuseppe la prova tremenda inizia quando si accorge che Maria è incinta, allora il suo cuore è assalito e sconvolto dalla tempesta; si scontrano in lui due opposte evidenze, talmente forti da destabilizzare anche l’uomo più santo e più equilibrato: da un lato l’evidenza della bontà, della rettitudine e della santità di Maria, dall’altro l’evidenza di un fatto che sembra smentire la rettitudine e la santità di Maria. Se questa è una prima lacerazione fonte di angoscia, un’analoga lacerazione e ulteriore angoscia riguarda l’azione di Dio nei suoi confronti: lui aveva accolto il fidanzamento con Maria ubbidendo alla volontà di Dio, ma ora Dio sembra contraddire l’iniziale disegno, non essendo più possibile per lui portare a termine il matrimonio, tanto che pensa di ripudiare Maria in segreto.

A questo punto Maria e Giuseppe sono all’apice della prova, entrambi sono in grandi angosce: Giuseppe perché si vede privato in quel modo di Maria che amava e stimava, e Maria perché teme di perdere Giuseppe, non tanto per sé, ma perché è sempre possibile all’uomo ribellarsi ai piani di Dio, soprattutto quando sono particolarmente incomprensibili. Umanamente non c’erano soluzioni, ma è spesso quando è chiaro che non ci sono soluzioni che Dio si manifesta; Dio sapeva quando bisognava intervenire, perché è fedele e non permette che i suoi figli siano tentati oltre le loro forze. Interviene inviando a Giuseppe un angelo che in sogno gli dice: Non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Parole che sciolgono ogni timore, dubbio e angoscia; Giuseppe passa dalla morte alla vita ed è confermato nella sua missione: ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati.

Le parole: il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo, rispondono al dubbio che angosciava Giuseppe, il quale pensava che il bambino nel grembo di Maria non venisse dallo Spirito Santo; questa osservazione è importante, perché si sente spesso interpretare il proposito di Giuseppe di ripudiare Maria in segreto, come confessione di una sua indegnità nell’essere coinvolto in un disegno troppo elevato per lui. Ma simili interpretazioni non rispettano né il testo, né la saggezza di Giuseppe. Se il tormento di Giuseppe fosse stato la sua indegnità, l’angelo avrebbe dovuto rispondergli in modo tale da liberarlo da quel pensiero infondato, dicendogli ad esempio: “Non temere Giuseppe di essere indegno...”, invece, la risposta dell’angelo ha senso solo se Giuseppe pensava che il bambino fosse generato per via naturale. Le parole dell’angelo, e l’angoscia di Giuseppe, dicono inoltre che Maria non gli aveva detto nulla sull’origine divina della sua maternità. Inoltre, non conveniva che l’evangelista utilizzasse le espressioni: non voleva accusarla pubblicamente e, ripudiarla in segreto, se l’intenzione di Giuseppe fosse stata di lasciare Maria a causa della sua indegnità, sarebbe stato più semplice e più logico dire: “Giuseppe decise di lasciarla in segreto perché non si riteneva degno...”. Infine, Giuseppe sarebbe stato poco saggio se, per timore di essere indegno, avesse lasciato Maria nella situazione imbarazzante di essere considerata adultera senza sua colpa.

Le parole dell’angelo risolvono quindi la prova dolorosa in cui Dio aveva condotto Giuseppe e Maria. Ma perché Dio li ha sottoposti a una simile prova? È arduo e umanamente impossibile rispondere adeguatamente a questa domanda. Forse, Dio voleva introdurli più addentro nel mistero della redenzione, nel senso che le lacerazioni e le angosce da loro subite, sono anche le lacerazioni e le angosce che lavorano in profondità ogni uomo. Il cuore dell’uomo è agitato e turbato dallo scontro di due opposte evidenze: da un lato il dono immenso e stupefacente della vita con le sue promesse di bene e di felicità, dall’altro, l’uomo non riesce a raggiungere la felicità a cui aspira, soprattutto per la certezza della morte; questo fa sì che sia costantemente lacerato fra l’aspirazione alla gioia e la paura del dramma. L’atteggiamento corretto in una situazione del genere è l’abbandono fiducioso nelle mani di Dio, perché solo lui può risolvere convenientemente il mistero di ogni esistenza, ma non tutti trovano questa porta stretta e non tutti vogliono percorrere la via angusta che conduce alla vita. Dio voleva allora che gli uomini avessero in Maria e Giuseppe l’esempio e gli aiuti necessari per attraversare il momento di prova a cui sono sottoposti. Naturalmente queste sono considerazioni parziali e insufficienti.

Possiamo ancora considerare che il superamento della prova vissuta da Maria e Giuseppe, ha molto contribuito a consolidare e potenziare il loro amore - è l’esperienza di tutti gli amori che attraversano e superano momenti dolorosi -, ma un amore ancora più forte e più bello era ciò di cui avevano bisogno per i compiti non semplicissimi che avrebbero in seguito dovuto affrontare.

Maria e Giuseppe ci ottengano il dono della fiducia e dell’abbandono necessari per attraversare questa valle di lacrime.

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Meditazioni  Info
  • Ultimo aggiornamento 09-01-2024

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    Difficoltà  di comprendere un comportamento ingiusto - Ingiustizia che torna a nostro favore - Chi consola questa parabola.

Consapevole che le meditazioni proposte non sono che incerti balbettii, faccio appello alla carità  del lettore perché vengano accolte con benevolenza. In fondo, davanti a Dio, siamo tutti dei bambini bisognosi di imparare a parlare l'unica lingua che si parli nel suo Regno, la lingua dell'amore.

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