Meditazioni sul Vangelo

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Il mistero della passione di Gesù (Lc 22, 14-23, 56)

Gesù e i suoi oppositori stanno giungendo alla resa dei conti, al combattimento finale che dovrà chiarire una volta per tutte chi ha ragione, chi è il più forte: i sommi sacerdoti, gli scribi e i farisei con il loro potere e la loro dottrina oppure Gesù con il suo potere e la sua dottrina. La tensione fra le parti è giunta a un estremo tale che i sommi sacerdoti e gli scribi hanno ormai deciso di uccidere Gesù, aspettano solo il momento favorevole. Ma come mai un uomo buono, santo e sapiente come Gesù è oggetto di un simile odio? Come mai Lui, che aveva percorso i sentieri della Galilea e della Giudea sanando i lebbrosi, dando la vista ai cechi, facendo udire i sordi e parlare i muti, scacciando i demoni e risuscitando i morti, in una parola facendo del bene a tutti, si trova ora sul punto di subire il più grande di tutti i mali? Che gli uomini vogliano uccidere chi è malvagio lo si può capire, ma perché voler uccidere con quell'accanimento un uomo buono? E poi c'è un altro fatto altrettanto sconvolgente, ed è che Gesù, consapevole di quanto lo attende, non fa nulla per sfuggire alla morte ormai imminente, anzi, si consegna nelle mani dei malvagi come un agnello innocente nelle mani del carnefice.

Questi sono misteri che danno le vertigini. Per tentare di coglierne qualche aspetto conviene riflettere sulla profonda miseria e infelicità in cui l'uomo si trova immerso. Questa miseria è materiale, morale e spirituale. L'uomo non è capace di amare veramente, combattuto fra la virtù e il vizio, il più delle volte è vinto dal vizio, così, più diventa vizioso più diventa cattivo e infelice, e più diventa infelice più diventa vizioso e cattivo, rischiando di precipitare in una spirale senza fine di orrori e mostruosità.

Un altro aspetto della miseria umana è costituito dalla debolezza della conoscenza. Molto spesso quanto l’uomo riesce a conoscere è un misto di verità, di errori e di incertezze, soprattutto riguardo agli interrogativi a cui tutti siamo confrontati; quelli sul senso della vita e sul mistero che l'uomo è a sé stesso: come mai esistiamo? Chi siamo veramente e a che cosa siamo destinati? Come mai il male assume in certi momenti aspetti intollerabili? E dopo la morte, c'è qualcosa o il nulla? Ma la più grande miseria dell’uomo è data dalla rottura dell’amicizia con Dio; a causa di questa rottura l’uomo percepisce Dio come un nemico e quando Dio si avvicina l’uomo si nasconde. Don Divo Barsotti realisticamente constata: “La reazione che ha l'uomo di fronte al Signore è la fuga”. Ma lontano da Dio, senza la sua grazia, l’uomo non può funzionare correttamente e genera guai. Infine, le miserie materiali a cui nessuno sfugge sono la malattia e la morte.

Ora, questa lamentevole situazione muove a compassione il cuore di Dio, una compassione così viscerale da spingerlo a venire personalmente in nostro soccorso per illuminarci, guarirci, salvarci. Ma la cosa non è così semplice e priva di rischi, anzi, è piuttosto complicata anche per lui, perché quando l'uomo vive per tanto tempo in un ambiente degradato, corrotto, volgare… tende ad abituarsi e trovare normale questo tipo di vita, e un giusto in questo ambiente dà fastidio. Allora per Gesù sono guai, perché, nonostante tutte le precauzioni del caso, a un certo punto è costretto a denunciare o manifestare agli uomini la loro reale situazione. Questo avviene mediante la santità e bontà del suo comportamento, con la sapienza e profondità del suo insegnamento, con la potenza dei suoi miracoli e l’autorevolezza della sua persona. Fin che Gesù rimane nascosto a Nazaret tutto fila liscio, ma con la sua vita pubblica inizia un terremoto, un crescente subbuglio nei cuori: è accolto con ammirazione ed entusiasmo dagli uni, ma è temuto come la peste da altri. Nessuno di fronte alla sua persona può rimanere indifferente. Che cosa sta succedendo? Sta succedendo che la bontà, la sapienza e la maestà del Signore, mettono in evidenza, per contrasto, quanto i cuori degli uomini sono cattivi e gretti, quanto le loro idee sono meschine, confuse e insufficienti. Gesù con il suo insegnamento vuole staccare i cuori dai beni terreni, da ogni ricerca di potere e gloria umana per orientarli ai beni del cielo, ma gli uomini, essendo molto attaccati ai beni terreni e alla gloria umana, gli resistono. Accade così che gli umili riconoscono la realtà del loro stato e accolgono Gesù come salvatore, mentre gli orgogliosi respingendo la luce che rivela le loro miserie respingono anche Colui che può guarirli; e lo respingono a tal punto da volerlo uccidere. Si realizza così sia la profezia di Simeone: Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori (Lc 2, 34), sia quella di Gesù: La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere (Gv 3, 19-20). Il cuore dell’uomo è fatto in modo tale che: se ama un bene odia necessariamente il suo contrario; chi ama la Verità odia la menzogna, chi ama il peccato odia la santità.

Per completare la riflessione sul clima di ostilità nei confronti di Gesù, dobbiamo anche considerare l'azione di un essere invisibile, nemico di Dio e nemico dell'uomo: Satana. Fin dall'inizio lo vediamo in azione per rovinare l’amicizia fra gli uomini e Dio, e per seminare discordie e morte fra gli uomini. Di lui il Signore dice che è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché la verità non è in lui… è menzognero e padre della menzogna (Gv 8, 44). E San Paolo nella lettera agli Efesini ci avverte: La nostra battaglia, infatti, non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti (Ef 6, 12).

Una strofa della sequenza della domenica di Pasqua sintetizza bene il mistero della passione: Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto, ma ora, vivo, trionfa. Il Signore, a più riprese, aveva cercato di preparare i suoi a questo prodigioso duello, ma non gli avevano prestato la dovuta attenzione, e così rischiamo di fare anche noi; tendiamo a considerare solo l’aspetto gaudioso del mistero, trascurando quello doloroso; diciamo che nella passione Dio manifesta un amore immenso per noi, il che è vero, ma non consideriamo a sufficienza che la passione manifesta anche l’orribile peccato della creatura che uccide il suo Creatore. Gesù manifesta un insuperabile amore quando dalla croce prega: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno; ma, in quel momento, c’è anche il nostro non amore che crocifigge Gesù. Giustamente il Santo curato d’Ars si stupisce: “Quello che è incomprensibile è che la crocifissione di Dio sia opera nostra”. Non dice: “È opera dei Giudei di quel tempo”, e non dice nemmeno: “È opera dei peccatori”, ma: “È opera nostra”, facendosi solidale con l’umanità peccatrice. Prendere atto che ogni nostro peccato contribuisce ad aggravare la passione di Gesù è certamente doloroso, ma questo dolore toglie il veleno al peccato, come quando gli israeliti, guardando il serpente posto su un’asta da Mosè, neutralizzavano il veleno dei serpenti. I misteri di Dio hanno sempre due aspetti, se ne trascuriamo uno rischiamo di non essere pronti e di abbandonare Gesù nell’ora del prodigioso duello fra la vita e la morte, il bene e il male, la luce e le tenebre. Oggi e sempre questo duello ci coinvolge tutti.

Maria, madre addolorata e discepola fedele, ci ottenga di far parte di coloro che si trovano con lei sotto la croce.

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  • Ultimo aggiornamento 09-01-2024

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    A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi - che cos'è il peccato? - scoperta di alcuni paradossi - l'abominio del peccato originale - l’appuntamento a cui non possiamo mancare

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  • La parabola dei talenti (Mt 25, 13-30 || Lc 19, 11-28) - Ia parte

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  • La parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro

    Cristo giudica il ricco malvagio - Un caso di impenitenza finale - Esame dei sentimenti del ricco - Il pensiero di Santa Caterina da Siena - La parabola nell’opera di Maria Valtorta - Più di un morto che risuscita...

  • Le riche épulon et le pauvre Lazare

    Le Christ juge le mauvais riche - Un cas d’impénitence finale - Examen des sentiments du riche - La pensée de Sainte Catherine de Sienne - La parabole dans l'œuvre de Maria Valtorta - Plus qu’un mort qui ressuscite...

  • Come mai questo tempo non sapete valutarlo?

    Difficoltà di valutare il senso del tempo - Un compito troppo difficile - L’invito inascoltato - L’inevitabile combattimento.

  • Aprì loro la mente per comprendere le scritture

    Non è così facile comprendere le Scritture - Il centro delle Scritture - Un progetto singolare - Non è una questione di belle parole.

  • Il fico maledetto

    Come gli antichi profeti - L'osservazione di Marco - Senza vie di scampo - L'attacco - Il contrattacco - Sacerdoti, scribi e noi.

  • Gesù esamina Pietro sull'amore

    Le domande di Gesù - Le risposte di Pietro - Pietro abbandonato dal Signore - Nato per fare il capo - Teresina di Lisieux e don Divo Barsotti.

  • Gli invitati al banchetto di nozze - 2

    Il re cerca altri commensali - Un invito accolto con poco entusiasmo - Situazioni impossibili - Due volte indegni - Un pericolo mortale.

  • Gli invitati al banchetto di nozze - 1

    Un racconto paradossale e drammatico - Ci bastano le feste umane - Come si uccidono i messaggeri di Dio - Apparente ingiustizia.

  • Quando Dio resiste alla preghiera ... (Lc 11, 5-13)

    Non ho nulla da offrirgli - Un singolare amico - Non conosciamo noi stessi - Fatti per un altro mondo ...

  • La parabola degli operai nella vigna (Mt 20, 1-16)

    Difficoltà  di comprendere un comportamento ingiusto - Ingiustizia che torna a nostro favore - Chi consola questa parabola.

Consapevole che le meditazioni proposte non sono che incerti balbettii, faccio appello alla carità  del lettore perché vengano accolte con benevolenza. In fondo, davanti a Dio, siamo tutti dei bambini bisognosi di imparare a parlare l'unica lingua che si parli nel suo Regno, la lingua dell'amore.

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