Meditazioni sul Vangelo

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Zaccheo incontra Gesù (Lc 19, 1-10)

Sovente è nelle grandi città che vivono persone molto ricche e disoneste, tale era Zaccheo che viveva nella città di Gerico ed era capo di coloro che riscuotevano le tasse per conto dei romani, approfittava però dell’incarico per frodare e per questo era diventato ricco. È abbastanza facile immaginare cosa accade a un uomo ricco, senza legge e senza scrupoli; accade che in un primo tempo le cose vanno a gonfie vele. L’abbondanza di denaro, e di amici simili a lui per “rettitudine morale”, gli consente ogni lusso, ogni piacere, ogni progetto; in più, si illude di essere al riparo dalle tribolazioni che normalmente raggiungono i mortali.

A un primo tempo però, succede un secondo tempo, il tempo in cui la menzogna deve cedere il posto alla verità, il tempo in cui ciò che si è costruito sulla sabbia inevitabilmente scricchiola a causa di varie turbolenze. Così Zaccheo, nonostante la possibilità di avere ciò che vuole, inizia a percepire un malessere indefinito, si sente inquieto, non ha pace, è visitato dall’angoscia, dal non senso della vita, dalla noia... è a questo punto che inizia una lotta dall’esito incerto fra la Verità e la menzogna; le sensazioni di disagio che avverte interpellano la sua coscienza chiedendo di essere attentamente esaminate, ma, di solito, chi si trova a questo punto non è subito disposto ad ammettere che qualcosa non va, e, con vigore, difende i benefici e le promesse di vita che i suoi averi e i suoi progetti ancora gli consentono; le illusioni, la presunzione e l’orgoglio sono ancora forti.

Col passare del tempo però, una scelta più radicale s’impone, o placare l’inquietudine insistendo nella ricerca affannosa di ogni possibile piacere; oppure riconoscere che qualcosa non torna nella propria visione della vita. La promessa di felicità che la ricchezza, la spregiudicatezza e i propri talenti sembravano assicurare non è mantenuta e l’esperienza dimostra sempre più chiaramente che mai potrà essere mantenuta. Riconoscere questa verità è doloroso, ma ogni verità porta con sé una liberazione; a questo punto è la liberazione dall’illusione che bastano i soldi e i propri talenti per essere felici. Rimane però il problema di sapere chi o che cosa potrà rispondere adeguatamente alle attese di senso e di felicità del nostro cuore. Accettare onestamente questa sfida è l’inizio del cammino al termine del quale s’incontra la Verità.

Oggi come allora, Gesù è in cammino per città e villaggi, per mari e per monti, nella speranza di trovare qualcuno che ha vitalmente bisogno di Verità. Zaccheo era uno di questi, la sua vita era ormai giunta a un punto tale che niente aveva più senso, niente riusciva a riempirla, tutto era per lui motivo di tormento, molti lo odiavano e quest’odio gli amareggiava l’esistenza come la sua avidità di denaro e di piacere amareggiava la vita di molti. La disperazione e la perdizione era l’approdo a cui si vedeva inevitabilmente destinato. Giungere a questo punto non è banale e non è indolore. Tuttavia, proprio quando si tocca il fondo, può giungere inattesa una voce che suscita speranza lasciando intravedere una via di salvezza. Diverse persone raccontano di un uomo non comune che sta percorrendo la Palestina insegnando, guarendo ogni male, scacciando i demoni, confortando e accogliendo tutti; non respinge i peccatori ma li orienta sulle vie di Dio. Dicono che sia il Messia, infatti è della discendenza di Davide e Dio è manifestamente con lui per la potenza dei miracoli che compie; il suo nome è Gesù, è sceso fino a Gerico e la sta attraversando.

A questo punto Zaccheo si sente spinto a cercare almeno di vederlo, ma deve vincere alcuni ostacoli: molta folla lo circonda e lui, essendo piccolo di statura, non riesce a vederlo; allora corre avanti e sale su un sicomoro, perché doveva passare di là. Le iniziative di Zaccheo dimostrano che il suo desiderio non era una vana curiosità, ma un bisogno vitale carico di speranza, ed era talmente forte da vincere ogni ostacolo; tra questi, il più grande era quello di salire sul sicomoro, perché non era tanto una difficoltà fisica quanto morale, doveva superare il disagio di derisioni e critiche che l’insolito gesto avrebbe senz’altro suscitato, per compierlo doveva lasciare ai piedi dell’albero la sua reputazione e il suo orgoglio, lui, abituato a farsi temere e a umiliare accettava di essere deriso e umiliato; evidentemente il bisogno di verità, e la speranza per una possibile salvezza, gli davano la forza di vincere il più grande di tutti gli ostacoli: l’orgoglio. Quando in un cuore ci sono questi segni evidenti di sincerità, di umiltà, di buona volontà, Gesù infallibilmente risponde al di là delle attese umane. Ma ci vuole la sincerità e l’umiltà di ammettere che si è sbagliato tutto nella vita, bisogna riconoscere la propria disfatta su tutti i fronti.

Zaccheo, appollaiato sull’albero, è come un frutto maturo pronto per essere colto, perché ha raggiunto la maturità di chi non mente più e riconosce il suo fallimento, allora, non solo vede Gesù, ma lo incontra, e c’è una bella differenza. Molti, infatti, in quella circostanza, avevano visto passare Gesù, ma non tutti l’avevano incontrato. L’incontro con Gesù è un evento eccezionale che cambia la vita di chi ha fame e sete della vera vita. Infatti, Gesù si ferma proprio sotto l’albero di Zaccheo e lo guarda; quello sguardo provoca la fine del mondo, per Zaccheo finisce un mondo e ne inizia un altro, la sua vita si divide in prima e dopo quello sguardo; ma cosa ha visto Zaccheo nello sguardo di Gesù? Ha visto che in quell’uomo c’era la risposta inequivocabile e certa, a tutte le sue attese; le sue angosce e i suoi dubbi si scioglievano, vedeva che i suoi bisogni di senso, di perdono, di pienezza di vita, in Gesù potevano essere soddisfatti; nonostante il suo peccato uno sguardo d’amore si posava su di lui e gli offriva più di quanto potesse sperare: oggi devo fermarmi a casa tua; e da quel momento Gesù abiterà per sempre nel suo cuore, perché Zaccheo ora sa che Gesù è la Verità, l’Amore, la Vita, il senso di ogni cosa.

Ciò che segue è la conseguenza esterna di ciò che invisibilmente, ma realmente, era successo nel cuore di Zaccheo. Quando la misericordia trova le condizioni per incontrare veramente la miseria umana, si sprigiona un’energia dagli effetti imprevedibili e stupefacenti: Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto. Questo è un giudizio inequivocabile e autorevole sulla ricchezza; lui, che per anni l’aveva accumulata in modo disonesto, che da essa aveva sperato pienezza di vita, dichiara che la vera ricchezza è un’altra, la vera vita lui l’ha trovata e non la lascerà più.

Di fronte a eventi di questo genere non si può rimanere indifferenti, bisogna reagire in qualche modo, le reazioni possono essere solo due e di segno contrario: o ci si rallegra, si ringrazia e si loda Dio per la sua misericordia; oppure si mormora: Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Questo significa che anche di fronte alle manifestazioni più eclatanti della misericordia, anche di fronte a miracoli evidenti, siamo liberi: possiamo lasciarci interpellare e accogliere con favore queste manifestazioni o possiamo respingerle, dipende dalla bontà e dalla rettitudine del nostro cuore.

Riassumendo un pensiero di padre Molinié possiamo dire che, se oggi ci sono ancora dei cristiani, è perché ciò che è accaduto a Zaccheo è continuato ad accadere lungo i secoli fino ai nostri giorni. In tutti i tempi e in tutti i luoghi, uomini e donne, hanno sperimentato su di sé lo sguardo d'amore di Gesù e in quello sguardo hanno trovato la salvezza, il senso della vita, il presentimento della beatitudine. Poi, seguendo Gesù, a poco a poco, il loro sguardo è diventato capace di provocare gli stessi effetti, nel senso che, attraverso lo sguardo di un discepolo è possibile incontrare veramente lo sguardo di Gesù, perché lo stesso amore, la stessa luce, la stessa vita circola nel cuore di coloro che vivono di lui. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato (Mt 10, 40), così, per mezzo dei suoi discepoli Gesù continua ad attraversare i nostri villaggi e le nostre città.

La Santa Vergine infonda anche in noi il desiderio di incontrare lo sguardo di suo Figlio.

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  • Ultimo aggiornamento 09-01-2024

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  • La parabola dei talenti (Mt 25, 13-30 || Lc 19, 11-28) - Ia parte

    Un compito difficile - Ciò che non vorremmo sentire - Il rischio di un malinteso - Cosa si aspetta il padrone dai suoi servi - Il problema del vero bene dell’uomo - Prima il poco, poi il molto

  • La parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro

    Cristo giudica il ricco malvagio - Un caso di impenitenza finale - Esame dei sentimenti del ricco - Il pensiero di Santa Caterina da Siena - La parabola nell’opera di Maria Valtorta - Più di un morto che risuscita...

  • Le riche épulon et le pauvre Lazare

    Le Christ juge le mauvais riche - Un cas d’impénitence finale - Examen des sentiments du riche - La pensée de Sainte Catherine de Sienne - La parabole dans l'œuvre de Maria Valtorta - Plus qu’un mort qui ressuscite...

  • Come mai questo tempo non sapete valutarlo?

    Difficoltà di valutare il senso del tempo - Un compito troppo difficile - L’invito inascoltato - L’inevitabile combattimento.

  • Aprì loro la mente per comprendere le scritture

    Non è così facile comprendere le Scritture - Il centro delle Scritture - Un progetto singolare - Non è una questione di belle parole.

  • Il fico maledetto

    Come gli antichi profeti - L'osservazione di Marco - Senza vie di scampo - L'attacco - Il contrattacco - Sacerdoti, scribi e noi.

  • Gesù esamina Pietro sull'amore

    Le domande di Gesù - Le risposte di Pietro - Pietro abbandonato dal Signore - Nato per fare il capo - Teresina di Lisieux e don Divo Barsotti.

  • Gli invitati al banchetto di nozze - 2

    Il re cerca altri commensali - Un invito accolto con poco entusiasmo - Situazioni impossibili - Due volte indegni - Un pericolo mortale.

  • Gli invitati al banchetto di nozze - 1

    Un racconto paradossale e drammatico - Ci bastano le feste umane - Come si uccidono i messaggeri di Dio - Apparente ingiustizia.

  • Quando Dio resiste alla preghiera ... (Lc 11, 5-13)

    Non ho nulla da offrirgli - Un singolare amico - Non conosciamo noi stessi - Fatti per un altro mondo ...

  • La parabola degli operai nella vigna (Mt 20, 1-16)

    Difficoltà  di comprendere un comportamento ingiusto - Ingiustizia che torna a nostro favore - Chi consola questa parabola.

Consapevole che le meditazioni proposte non sono che incerti balbettii, faccio appello alla carità  del lettore perché vengano accolte con benevolenza. In fondo, davanti a Dio, siamo tutti dei bambini bisognosi di imparare a parlare l'unica lingua che si parli nel suo Regno, la lingua dell'amore.

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