L’INGIUSTA(!?) MALEDIZIONE DEL FICO
(Mc 11, 12-25 || Mt 21, 18-19)
Siamo verso la fine della vita terrena di Gesù; dopo il suo ingresso trionfale a Gerusalemme sul dorso di un asino, gli evangelisti Matteo e Marco raccontano un episodio molto strano e sorprendente, che ha lasciato stupiti (Mt 21, 20) i discepoli di allora e dovrebbe stupire anche quelli di oggi. Un mattino Gesù, con quanti lo seguono, si incammina da Betania verso Gerusalemme e: Mentre uscivano da Betania ebbe fame (Mc 11, 12). Conviene subito osservare che è piuttosto strana questa fame già al mattino e dopo aver fatto poca strada. Betania infatti dista da Gerusalemme meno di tre chilometri (Gv 11, 18). E poi, se Gesù aveva fame poteva provvedere prima di partire.
Le stranezze, di cui la Sacra Scrittura è piena zeppa, sono un segnale importante da non trascurare per almeno due motivi: il primo è che proprio indagando, ruminando e chiedendo luce sulle stranezze, corriamo il rischio di ricevere in dono i frutti saporosi nascosti nelle parole e nel progetto di Dio. Il secondo motivo è che le stranezze hanno il compito di non lasciarci tranquilli; ci invitano a non accontentarci di spiegazioni superficiali o insufficienti; ci spingono ad approfondire, a desiderare di capire meglio e a pazientare magari per anni e anni, o anche secoli e secoli, prima di trovare quella spiegazione o quella luce che, finalmente, rallegra, pacifica o risveglia il nostro cuore.
Inoltre, ci suggeriscono che siamo immersi in una storia e in un progetto pensati da una mente divina, e sarebbe da parte nostra una presunzione, o un’ingenuità, pretendere di capire in poco tempo questo progetto; la sua comprensione piena, soddisfacente e definitiva non è per questo mondo; qui vediamo come in uno specchio, in maniera confusa (1Cor 13, 12), camminiamo nella fede e non ancora in visione (2Cor 5, 7).
Verso Gerusalemme
Gesù dunque ha fame, già al mattino, sulla strada che conduce da Betania a Gerusalemme. Vedendo nelle vicinanze un fico con delle foglie gli si avvicina sperando di trovare anche dei fichi, ma non ne trova, trova solo foglie; maledice allora il fico dicendo: Mai più in eterno nasca un frutto da te (Mt 21, 19). Poi Gesù con i suoi prosegue verso Gerusalemme, dove scaccerà quelli che vendono e comprano nel tempio. La sera ritorna a Betania con i discepoli per passarvi la notte. Quando il mattino seguente ritorna a Gerusalemme, Pietro si accorge che il fico è seccato fin dalle radici (Mc 11, 20) e, stupito, interroga il Signore, il quale coglie l’occasione per dare alcuni insegnamenti. Questo è l’ordine con cui Marco descrive l’episodio, Matteo invece lo riassume in un solo momento e lo colloca dopo la cacciata dei venditori dal tempio. Sul fatto che il fico non aveva fichi, Marco fa un’osservazione formidabile sulla quale dovremo riflettere.
Come gli antichi profeti
Se consideriamo solo il racconto di Matteo potremmo provare a comprendere l’episodio nel modo seguente. Il fatto che Gesù abbia fame già al mattino e dopo aver fatto poca strada, sta ad indicare che in realtà non è di una fame materiale o fisica che si tratta, ma piuttosto di una fame spirituale, una fame di fede e di amore. Gesù infatti da alcuni anni stava percorrendo la Casa di Israele illuminando le menti con la sua predicazione, guarendo ogni malattia in modo miracoloso, chinandosi su ogni miseria con delicatezza e amore, suscitando nei cuori prospettive di vita eterna; in una parola, facendo per gli uomini ciò che nessun altro aveva mai fatto. Gesù amava ogni categoria di persone come nessun altro le aveva mai amate.
Ora l’amore, per sua natura, ha bisogno di una risposta d’amore per essere perfetto, ed è di questa risposta che Gesù ha fame. Ma il guaio e il dramma era che troppi in Israele non rispondevano all’amore con l’amore; allora Gesù, alla maniera dei profeti, compie un’azione simbolica che rappresenti questo dramma, in modo che la sua azione si imprima indelebilmente nella mente di chi assiste alla scena, così da indurre a meditare attentamente sulla serietà del suo amore e sulla gravità di ciò che accade se non si risponde a questo amore. Il rischio è una maledizione e una sterilità senza rimedio.
L’osservazione di Marco
Se ci fosse solo il racconto di Matteo questa spiegazione potrebbe funzionare abbastanza bene ed essere sufficiente. Ma c’è Marco che con una piccola e candida osservazione, viene a complicare terribilmente le cose. Osserva infatti Marco: se Gesù non trova dei fichi, è perché non era la stagione dei fichi (Mc 11, 13). Penso che dovremmo cogliere qui un invito a non fuggire, o evitare, o tacere la verità, anche se questa ci mette di fronte a difficoltà grandi come una montagna.
Per coloro che vogliono seguire Gesù - proprio perché Gesù è anche Dio, conosce da Dio, ama da Dio, pensa da Dio - le difficoltà grandi come una montagna sono il pane quotidiano. Noi invece, in parte siamo ciechi, e non ci rendiamo conto delle difficoltà, o delle stranezze, o delle enormità, presenti nella vita in generale e nel cristianesimo in particolare, in parte ci illudiamo di riuscire a cavarcela facendo finta di niente, girando alla larga dalle difficoltà o, come ha detto qualcuno, cambiando il vino della Parola di Dio in acqua.
Don Divo Barsotti, che per tutta la vita ha scrutato la Sacra Scrittura e i misteri della vita, dice che “Il vangelo è cosa difficile a capirsi oltreché a praticarsi”. Forse sarebbe ancora meglio dire che è impossibile a capirsi e a praticarsi; è quanto afferma senza esitazioni il santo dottore di Lisieux: «Oh, gl’insegnamenti di Gesù, come sono contrari ai sentimenti della natura! Senza il soccorso della grazia sarebbe impossibile non solamente metterli in pratica, bensì anche capirli» (Man. C 1, 301). E allora? Allora, proprio nell’insegnamento collegato all’episodio del fico Gesù dice: Abbiate fede in Dio! In verità vi dico: se uno dicesse a questo monte: «Lévati e gettati nel mare», senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà (Mc 11, 21-24).
Se Gesù propone ai suoi discepoli l’immagine di un monte che deve essere gettato in mare, è perché sa che proprio di questa natura sono gli ostacoli che incontreremo seguendo lui da Betania a Gerusalemme. E un esempio l’abbiamo proprio nella difficoltà di comprendere il suo comportamento nei confronti del fico senza fichi. Anche il salmo 26 ha un’immagine sorprendente, e in qualche aspetto simile a quella del monte da gettare in mare dove dice: Se contro di me si accampa un esercito, il mio cuore non teme, se contro di me si scatena la guerra, anche allora ho fiducia (Sal 26, 3). A questo siamo chiamati: a spostare le montagne, e a non temere anche se ci troviamo soli a combattere contro un esercito.
Nei confronti di queste parole è normale provare uno stupore e uno sgomento simili a quelli dei discepoli di fronte al fico fatto seccare perché non aveva fichi, e lo sgomento è perché non era la stagione dei fichi, perché non abbiamo una fede capace di spostare le montagne, perché di solito abbiamo paura di pericoli molto minori di un esercito schierato a battaglia; in certi momenti potremmo aver paura anche di una giovane portinaia (Gv 18, 17). Questi esempi o queste situazioni hanno una cosa in comune: ci mettono di fronte a qualcosa di impossibile. La difficoltà, grande come una montagna, nell’episodio del fico è che per sua natura un fico non può produrre fichi quando non è la stagione dei fichi e quindi è ingiusto punire chi, per natura, non può dare quanto gli viene chiesto: è allora chiaro come il sole che Gesù ha compiuto 'un’ingiustizia’ facendo seccare il fico; giustamente i discepoli rimangono stupiti e perplessi. Questo è un momento tipico e critico che i credenti prima o poi incontrano sul loro cammino, il momento in cui si ha l’evidenza che Dio agisce ingiustamente nei nostri confronti, o nei confronti delle persone che amiamo, o nel governo delle vicende umane, o che ci stia chiedendo ciò che non possiamo dare. È il momento della prova della fede, è il momento in cui, contro ogni evidenza, siamo invitati a fidarci comunque di Dio. Possiamo pensare al sacrificio di Abramo, a Giobbe, a Giuseppe quando scopre la gravidanza di Maria, a Maria ai piedi della croce, a ogni credente quando riceve Gesù nel sacramento dell’Eucaristia, alle sorelle Marta e Maria quando Gesù, pur pregato da persone amiche, non viene a guarire il loro fratello Lazzaro…
Ora, l’episodio del fico sollecitato a produrre dei fichi anche quando non è la stagione dei fichi, serve a rappresentare e a manifestare una caratteristica fondamentale della vita cristiana. La vita cristiana infatti è una vita chiamata a essere feconda, a produrre frutti, non per virtù naturali ma in virtù della grazia, grazia che viene offerta da Gesù quando si avvicina per manifestare il suo amore. Se Gesù vuole dei fichi quando è impossibile che ci siano dei fichi è perché, grazie a lui, l’impossibilità naturale può essere superata mediante la sua potenza soprannaturale. Grazie a me si trova frutto dice il Signore nel libro di Osea (Os 14, 9). La vita cristiana è una vita che deve funzionare non secondo le leggi della natura, ma secondo le leggi della grazia, e una legge fondamentale della grazia è che ciò che non è possibile per natura è possibile per grazia. In tutta la Scrittura e soprattutto nel vangelo, vediamo costantemente all’opera questa legge. Per natura è impossibile che una vergine dia alla luce un bambino senza il concorso dell’uomo, eppure Maria dà alla luce Gesù per opera dello Spirito Santo. Impossibile che i morti risorgano, eppure risorgono la figlia di Giàiro (Mc 5, 41-42), il figlio della vedova di Nain (Lc 7, 14-15), Lazzaro (Gv 11, 43), e infine risorge Gesù per non morire mai più.
Tutti i miracoli che vediamo nel vangelo e nella Chiesa sono una conferma di questa legge e chi vuole può ancora oggi accertare, verificare, studiare: non sono i miracoli che mancano, ma persone che abbiamo il coraggio di lasciarsi interrogare dai miracoli. Com’è possibile che accadano fatti che la natura non può produrre?
Senza vie di scampo
La vita cristiana è una vita impossibile, come è impossibile per un fico produrre dei fichi quando non è la stagione dei fichi, come è impossibile spostare una montagna, come è impossibile a una persona sola affrontare un esercito schierato a battaglia. Il guaio, o la fortuna, è che siamo immersi in queste situazioni impossibili, dobbiamo affrontare queste difficoltà, senza avere vie di scampo. Un esercito è schierato contro di noi, questo esercito è la straordinaria forza dell’amore di Dio che ci assedia da ogni parte perché desidera conquistare il nostro cuore. Un esercito in battaglia tende a mettere a morte il suo nemico, così l’amore di Dio tende a far morire in noi tutto ciò che si oppone all’amore, alla vita, alla luce che Dio vuole comunicarci. Un malinteso ampiamente diffuso fra noi e Gesù, è nel fatto che la vita come la intendiamo noi non è la vita come la intende Gesù, così l’amore, così la gioia. I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie… (Is 55, 8). La differenza fra il nostro modo di concepire la vita, l’amore e la gioia, è che noi concepiamo questi beni in modo limitato, ristretto, mentre Dio li concepisce in modo infinito: Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri (Is 55, 9). Noi pensiamo a una vita, a una gioia, a un amore naturali, ossia a produrre fichi secondo le leggi della natura, ma Gesù pensa a una vita, a una gioia, a un amore soprannaturali, ossia a produrre fichi secondo le leggi della grazia.
Il cardinale Journet ha un pensiero che riassume bene e conferma queste riflessioni: “L’uomo è stato invitato da Dio, fin dal principio, a partecipare in maniera inaudita alla beatitudine propriamente divina. È stato creato non per divenire ciò che è per natura, un uomo; ma per divenire, per grazia, ciò che non potrebbe essere per natura, partecipe della stessa natura divina. E per prepararlo a questo destino sublime, fin dai primi passi della sua esistenza, i raggi della luce di fede e di grazia non cessano di battere in mille maniere alle porte e alle finestre della sua anima” (Conoscenza e inconoscenza di Dio).
Cambiare il fondamento
La difficoltà grande come una montagna nella vita cristiana, è che il programma prevede un cambio di fondamenta: la nostra vita deve essere fondata non sulle risorse naturali, ma soprannaturali, non su ciò che vediamo, tocchiamo, gustiamo, ma su ciò che non vediamo, non tocchiamo, non gustiamo. Ma allora questi beni che vediamo, tocchiamo, gustiamo, che senso hanno? I beni visibili sono un segno, un’indicazione per orientarci verso i beni invisibili, sono come i cartelli stradali che permettono di raggiungere la meta.
Quando un bene naturale, forse a lungo cercato, ci lascia poi delusi e amareggiati è come se dicesse: “Non sono io la meta, ciò che cerchi, ciò che desideri, si trova al di là di ciò che io ti posso dare”. Il guaio è che noi confondiamo molto facilmente i beni di questo mondo con la meta; investiamo così un mucchio di risorse per acquistare dei cartelli stradali, il che equivale a investire le nostre risorse per rimanere fermi.
La complicazione e il dramma è che, essendo il nostro cuore fatto per l’assoluto, desidera l’assoluto, ma cercando l’assoluto in ciò che assoluto non è, reagisce con violenza a chi cerca in vario modo di staccarlo dai beni a cui si è aggrappato.
Nel tempio
Un esempio della complessità e della gravità di questo dramma lo vediamo in ciò che accade nel tempio. Nel tempio ci sono quelli che vendono, quelli che comprano, quelli che trasportano cose, e poi ci sono i capi dei sacerdoti e gli scribi; il giudizio di Gesù è che il tempio è diventato un covo di ladri (Mc 11, 17). C’è nel ladro una certa avidità che lo spinge a impadronirsi ingiustamente di beni che non gli appartengono. Questa avidità, unita alla violazione della legge, è il segno che il ladro, nei beni che brama, è alla ricerca disperata dell’assoluto. E anche se lo cerca nel posto giusto, ossia nel tempio, non lo cerca però nelle cose giuste, ossia: nel tempio di Dio cerca dei beni che appartengono a Dio ma non sono Dio.
Ora, nella misura in cui nel tempio non si cerca Dio solo, è come se gli si rubasse un bene che è solo suo, vale a dire, il bene che lui ha pensato per noi: il dono della sua stessa vita. Chiedendo l’assoluto a dei beni che non possono darlo compiamo un’ingiustizia, ed è come voler rubare dei beni che non sono né nostri, né delle cose che desideriamo, sprechiamo così un mucchio di risorse nel vano tentativo di rubare un bene che le cose create non hanno. Così facendo rendiamo sterile il desiderio di Dio, e allora, prima o poi, diventeremo sterili anche noi.
L’avidità che minaccia i capi dei sacerdoti e gli scribi, è quella di chi ha influenza o potere su altre persone, nel senso che il piacere che si ottiene nell’essere in qualche modo un riferimento a cui gli altri guardano, o da cui altri dipendono, rischia di ubriacare o esaltare il proprio io, a tal punto da indurlo ad agire in ogni momento, e in ogni cosa, per essere ammirato dagli uomini (Mt 23, 5). Si diventa così ladri al sommo grado, perché ci si appropria illegittimamente della gloria che è dovuta a Dio solo. La gloria di Dio, che i sacerdoti e gli scribi dovrebbero servire, diventa invece un pretesto per farsi riverire. Sant’Agostino descrive molto bene cosa nasce da questo stato di cose, leggiamo infatti nella “Città di Dio”: «Due amori hanno dunque fondato due città: l’amore di sé, portato fino al disprezzo di Dio, ha generato la città terrena; l’amore di Dio, portato fino al disprezzo di sé, ha generato la città celeste. La prima si gloria di se stessa, la seconda in Dio, perché quella cerca la gloria degli uomini, questa considera sua massima gloria Dio» (De Civ. Dei 14, 28).
Una forza pericolosa
Il Cantico dei Cantici dice inoltre che l’amore è forte come la morte (Ct 8, 6). Questa affermazione potremmo comprenderla secondo diversi aspetti. Un primo aspetto potrebbe essere: come nessuno di noi può sfuggire alla morte, così ognuno di noi deve inevitabilmente fare i conti con una certa forza d’amore che ci spinge a cercare l’assoluto. Un secondo aspetto è che un amore in cerca di assoluto tende inevitabilmente a mettere a morte tutto ciò che ostacola, impedisce o contrasta il suo desiderio.
Un ulteriore aspetto, è che la ricerca dell’assoluto va inevitabilmente incontro alla morte, e questa può avere due esiti opposti. Se uno si sbaglia di assoluto, e lo cerca in ciò che assoluto non è, la morte a cui va incontro è una morte che distrugge senza rimedio e senza speranza. Se uno invece si lascia attirare dall’assoluto che è Dio, la sua morte può diventare un dono d’amore che prelude alla beatitudine eterna. Ma ancor meglio bisogna dire: è vero che ognuno di noi è in cerca di assoluto, ma soprattutto ognuno di noi è cercato da un amore assoluto, e l’esito di questa ricerca è una morte che può assomigliare a quella del fico sterile o a quella di Gesù.
Tutto questo per dire che una storia d’amore non è una storia indolore. La storia d’amore in cui siamo coinvolti è la storia di un combattimento fra la vita e la morte, fra la luce e le tenebre, fra l’amore, che è Dio, e tutto ciò che contrasta ed è incompatibile con questo amore. “Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa…” (Exultet).
L’attacco
Se il Signore ha affrontato questo “prodigioso duello”, non potranno certo evitarlo né coloro che lo vogliono seguire, né coloro che non lo vogliono seguire. Il nostro modo di concepire la vita si incontra o si scontra necessariamente con “la Realtà”, ossia con il modo di concepire la vita di Dio. Che poi in noi e attorno a noi, la concezione della vita in parte si incontri e in parte si scontri con la Realtà, dà origine alle situazioni straordinariamente complesse in cui siamo immersi.
Gesù dunque, mosso da infinito amore per il Padre suo e per gli uomini, scatena la battaglia: Rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. E insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni? Voi invece ne avete fatto un covo di ladri» (Mc 11, 15-17).
Questo dobbiamo aspettarci dal Signore, ossia che sconvolga, mandi all’aria, e ostacoli, tutto ciò che fa di noi dei ladri, perché cerchiamo l’assoluto in modo illegittimo nei nostri traffici, nei nostri commerci, nelle nostre relazioni. Il vero traffico, il vero commercio, la vera relazione sono i beni che possiamo ottenere con la preghiera, ossia nella ricerca dell’amicizia con Dio a cui la preghiera tende. E il grado di amicizia che il Signore ha in mente è quello di chi con la preghiera può chiedere qualunque cosa, anche a un monte di gettarsi nel mare; è un grado di amicizia per cui l’amico è talmente intimo all’amico da essere certo che otterrà quanto chiede nella preghiera (Mc 11, 24).
Prima che giungiamo a un tale grado di amicizia, molta acqua deve ancora passare sotto i ponti, inoltre è impossibile per noi raggiungere una tale amicizia senza l’aiuto di una guida, senza accettare che Gesù, quando è il caso, rovesci i nostri tavoli e le nostre sedie e ci impedisca di trasportare cose attraverso il tempio, ossia di utilizzare le cose di Dio secondo i nostri corti pensieri, o di attaccarci a dei beni che non sono Dio chiedendo loro di fare le veci di Dio.
Il contrattacco
Quando in un “prodigioso duello” c’è un attacco, bisogna aspettarsi il contrattacco; infatti Marco puntualmente annota: Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire (Mc 11, 18). Evidentemente i capi dei sacerdoti e gli scribi si sentivano minacciati sia dal comportamento, sia dalle parole di Gesù: Avevano infatti paura di lui, perché tutto il popolo era ammirato del suo insegnamento (Mc 11, 18). Questo voleva dire che, se i capi dei sacerdoti e gli scribi non avessero preso delle contromisure, il favore della gente si sarebbe orientato sempre più verso Gesù e sempre meno verso di loro. Ora, il favore della gente era per i capi dei sacerdoti e per gli scribi una questione di vitale importanza, tanto vitale, tanto importante, tanto assoluta, da essere una questione di vita o di morte, nel senso che, se veniva loro meno il favore del popolo, veniva meno la loro stessa vita, e allora non potevano che decidere di mettere a morte colui che stava mettendo a morte la loro vita. Forte come la morte è l’amore… le sue vampe sono vampe di fuoco (Ct 8, 6). Fuoco che tende a bruciare e distruggere tutto ciò che si oppone al suo cammino. Un fuoco cammina davanti a lui e brucia tutt’intorno i suoi nemici (Sal 96, 3).
Se il fondamento della città dei capi dei sacerdoti e degli scribi fosse stato l’amore di Dio, avrebbero dovuto rallegrarsi, e accogliere con riconoscenza, chi veniva a offrire su Dio un insegnamento molto superiore a quello che potevano offrire loro. Un insegnamento che aveva un’autorità, una luminosità, e una profondità tali, da lasciare stupiti e ammirati quanti lo ascoltavano. Ma avendo fondato la loro città sull’amore di sé, facevano la guerra a colui che era il Re del Regno di Dio.
Sacerdoti, scribi e noi
Ora, tutta questa storia di scribi, di capi di sacerdoti, di gente che traffica nel tempio, ha forse qualche relazione con la nostra vita quotidiana? A prima vista siamo tentati di dire che non c’è nessuna relazione, ma, se guardiamo più attentamente e più in profondità, scopriamo che siamo immersi in questa storia fino al collo.
Conviene osservare che la decisione di mettere a morte Gesù, si annida nei cuori dei sacerdoti e degli scribi. E i sacerdoti sono anche capi di sacerdoti. Gli scribi invece, avevano una conoscenza approfondita delle Scritture, erano un po’ come i teologi, gli intellettuali, le menti pensanti della comunità. Ora, ognuno di noi in fatto di religione, nelle cose che riguardano Dio, è al tempo stesso sacerdote e scriba: sacerdote capo, perché inevitabilmente dobbiamo prendere una decisione a favore o contro Dio, e questa decisione la prendiamo in base alla nostra conoscenza in materia religiosa. Potremmo dire che lo scriba è il simbolo della nostra intelligenza, e il sacerdote della nostra volontà.
Nessuno può rimanere neutrale ma, necessariamente, con la nostra intelligenza e la nostra volontà ci collochiamo da una parte o dall’altra del campo e, a seconda dell’amore a cui vogliamo rispondere, scegliamo di abitare la città terrena o la città di Dio. Dobbiamo poi sapere che la convivenza di queste due città non è affatto pacifica ma, a causa del desiderio di assoluto che è al lavoro nell’una e nell’altra, un combattimento all’ultimo sangue è in atto, in maniera palese o nascosta, fino alla fine dei tempi.
La condanna a morte di Gesù
Cercavano il modo di farlo morire... Il modo più diffuso per cui il nostro sacerdote capo e il nostro scriba tendono a realizzare questo proposito, è quello di ignorare colpevolmente la persona di Gesù. Sentiamo o intravediamo più o meno lucidamente, più o meno confusamente, che la persona di Gesù potrebbe minacciare l’equilibrio confortevole che abbiamo raggiunto, o un certo benessere, una certa felicità, una certa tranquillità a cui non vogliamo assolutamente rinunciare, e allora chiudiamo ermeticamente le porte e le finestre del nostro cuore per non sentire i suoi richiami, per non lasciarci interpellare dalle sue provocazioni. La nostra visione della vita e il benessere che abbiamo acquisito, guai a chi li tocca!
Una provocazione molto efficace con cui il Signore ci interpella sono i santi. Ad esempio, Madre Teresa di Calcutta osservava acutamente come il grande male del nostro tempo sia “l’indifferenza”. Abbiamo paura che i nostri tavoli, le nostre sedie, le nostre cose siano messi sottosopra dal fuoco che arde nel cuore di Gesù, e allora ci difendiamo rinchiudendoci in una corazza impenetrabile di indifferenza. Ma la paura di Gesù non giustifica e non giustificherà la nostra chiusura nei suoi confronti. Se lo accogliamo, Gesù manderà all’aria i nostri tavoli e le nostre sedie, il che non sarà un gran danno, ma se colpevolmente non lo accogliamo dobbiamo sapere che una maledizione e una sterilità senza rimedio pesano su di noi. La maledizione e la sterilità per chi non ha voluto rispondere all’amore.
Il grande male è la nostra indifferenza nei confronti dell’amore di Dio; questa indifferenza, ancor più dell’ostilità manifesta, ferisce e mette a morte Gesù; perché l’indifferenza gli lega le mai e i piedi, rendendo impossibile ogni sua azione, ogni sua influenza sul nostro cuore. E Gesù morente, incredibilmente, nonostante tutto, prega per noi dicendo: Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno (Lc 23, 34). Non sappiamo quello che facciamo quando chiudiamo le porte del cuore a Gesù… Nella misura in cui la nostra incoscienza ha delle attenuanti e delle giustificazioni, siamo autorizzati a sperare nel perdono del Padre, ma la nostra incoscienza e la nostra indifferenza potrebbero anche non avere delle scusanti, e allora rischiamo di rendere vana l’estrema preghiera, l’estrema supplica di Gesù, la quale, oltre che al Padre, è anche rivolta al nostro cuore.
Siccome nessuno può sapere con certezza in che misura offende in vario modo l’amore di Dio, in che misura è colpevole e in che misura è innocente, dobbiamo accettare questa incertezza con il sano timore ad essa collegato. Il timore di chi, consapevole della propria miseria, sa di mancare in ogni momento, e in mille modi, nei confronti di un amore infinito che sempre ci cerca.
L’Amore e il "non amore"
Nella vita spirituale può accadere a un certo punto questo strano fenomeno: più l’amore di Dio si avvicina, più diventiamo consapevoli di essere il “non amore”, più ci rendiamo conto di essere incapaci di rispondere a tale amore e di essere indegni di tale amore. Tutta la difficoltà, la complessità, il dramma della vita cristiana, è nell’incertezza delle nostre reazioni e della nostra risposta alle manifestazioni dell’amore di Dio.
C’è dunque un momento, una fase della manifestazione dell’amore per cui, manifestando se stesso, l’amore di Dio manifesta anche il nostro non amore. Se accettiamo questo momento piuttosto critico e disagevole, se non bariamo e non rifiutiamo una luce che fa anche soffrire, se avremo "il coraggio di aver paura", come dice il padre Molinié, beneficeremo degli aiuti di cui abbiamo bisogno per attraversare questo momento. L’aiuto è il presentimento di una misericordia che di generazione in generazione si stende su quelli che lo temono (Lc 1, 50). Solo chi ha il sincero timore di offendere l’Amore, può ricevere dall’Amore il rimedio a questo timore.
Diventare misericordiosi
Un’altra disposizione per ricevere misericordia, è esercitarsi a essere misericordiosi. Siccome siamo il "non amore" che ha relazioni quotidiane con altri "non amore", capita con una certa frequenza di essere feriti e a nostra volta di ferire i nostri fratelli; soffriamo per le loro mancanze d’amore, e a nostra volta li facciamo soffrire per le nostre mancanze d’amore. Se non si corre ai ripari, il nostro non amore aiutato dal non amore di chi ci sta accanto può trasformare la vita in un inferno. Il rimedio, indicato in varie circostanze, e a più riprese dal Signore, è disporre il nostro cuore a perdonare. Perdonare gli altri, perdonare noi stessi, perdonare tutto, perdonare sempre.
Così infatti il Signore conclude il suo insegnamento di fronte al fico ormai secco: Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe (Mc 11, 25). E se perdonare può essere in certi momenti una difficoltà grande come una montagna, il Signore dice: «Abbiate fede in Dio, tutto è possibile con il soccorso della grazia».
Grazia che abbondantemente possiamo attingere, guardando e ascoltando Gesù sulla croce mentre prega il Padre di perdonare noi peccatori. Se poi la grazia che mostra la nostra incapacità di amare, la nostra miseria e il nostro peccato, ci mette a disagio e rischia di farci fuggire come gli apostoli, ancora una volta il Signore ci incoraggia dicendo: «Sono io, non temete… Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me, ogni peccatore pentito tornerà a casa giustificato e nella casa del Padre mio riceverà in dono la beatitudine senza fine».
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22-08-2024 - L'emorroissa e la figlia di Giàiro (Mc 5, 21-43)
Due storie che riguardano anche noi
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26-11-2023 - Verrà nella gloria (Mt 25, 31-46)
A separare le pecore dalle capre
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19-11-2023 - Il talento nascosto (Mt 25, 14-30)
Chi lo nasconde sarà Gettato fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti
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12-11-2023 - Stoltezza e saggezza (Mt 25, 1-13)
Il saggio si salva e lo stolto si perde
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05-11-2023 - L’ipocrisia al potere (Mt 23, 1-12)
E l'antidoto indicato da Gesù
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29-10-2023 - I due comandamenti (Mt 22, 34-40)
Non siamo stati noi ad amare Dio
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22-10-2023 - Dare a Dio e a Cesare (Mt 22, 15-21)
A cesare i tributi e a Dio il cuore
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15-10-2023 - Un invito rifiutato (Mt 22, 1-14)
E le sue conseguenze...
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08-10-2023 - La follia umana... (Mt 21, 33-43)
E quella divina...
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01-10-2023 - Facili parole... (Mt 21, 28-32)
Cosa significa: Lavorare nella vigna?
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24-09-2023 - Operai dell'ultima ora (Mt 20, 1-16)
La fortuna di avere un padrone "ingiusto"
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17-09-2023 - Siamo debitori (Mt 18, 21-35)
Ciascuno di noi è un debito vivente nei confronti di Dio
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10-09-2023 - Se il tuo fratello commetterà una colpa (Mt 18, 15-20)
Gesù non sta parlando ai semplici fedeli, e la colpa non è contro il singolo fedele
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03-09-2023 - Un malinteso ricorrente (Mt 16, 21-27)
I nostri pensieri e quelli di Gesù il più delle volte sono in conflitto
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27-08-2023 - Discepoli sotto esame (Mt 16, 13-20)
Interrogati su Gesù
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20-08-2023 - Una donna che ha capito (Mt 15, 21-28)
Il cuore di Gesù
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13-08-2023 - Tempesta sul lago (Mt 14, 22-33)
E Colui che può placarla
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06-08-2023 - La trasfigurazione (Mt 17, 1-9)
Per quelli che seguono Gesù sul monte
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30-07-2023 - Tesori nascosti (Mt 13, 44-52)
Che attendono di essere scoperti
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23-07-2023 - Un nemico ha fatto questo (Mt 13, 24-43)
Se c'è un nemico, c'è anche qualche pericolo
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16-07-2023 - Il seme e il terreno (Mt 13, 1-23)
Che cosa ci comunica la Parola di Dio?...
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09-07-2023 - Cose nascoste ai sapienti (Mt 11, 25-30)
Ma rivelate ai piccoli
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02-07-2023 - Perdere e trovare la vita (Mt 10, 37-42)
Un'offerta scontata da non perdere
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25-06-2023 - Non abbiate paura (Mt 10, 26-33)
Se non di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l'anima e il corpo
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18-06-2023 - Pecore senza pastore (Mt 9, 36 - 10, 8)
La disgrazia di non avere un pastore
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11-06-2023 - Chi mangia me vivrà per me (Gv 6, 51-56)
E io lo risusciterò nell'ultimo giorno
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04-06-2023 - Dio ha tanto amato il mondo (Gv 3, 16-18)
Ma il mondo come risponde all'amore di Dio?...
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28-05-2023 - Un dono per discernere (Gv 20, 19-23)
Il peccatore che non può essere perdonato
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21-05-2023 - Andarono sul monte... (Mt 28, 16-20)
E videro Gesù risorto
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14-05-2023 - Se mi amate osserverete... (Gv 14, 15-21)
Perseverare nell'amore non è scontato per nessuno
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07-05-2023 - Non sia turbato il vostro cuore (Gv 14, 1-12)
Parole per coloro che sono turbati dal Mistero delle Tenebre
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30-04-2023 - Non capirono di che cosa parlava loro (Gv 10, 1-10)
Ciò che succede spesso anche a noi
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23-04-2023 - Lungo il cammino Gesù si fa vicino (Lc 24, 13-35)
E prepara la sua manifestazione
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16-04-2023 - Dal timore alla gioia (Gv 20, 19-31)
Solo Gesù può operare questo passaggio
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09-04-2023 - Un sepolcro vuoto (Gv 20, 1-10)
Perché hanno portato via il Signore o perché è risorto?...
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02-04-2023 - Cristo crocifisso e risorto (Mt 26, 14-27, 66)
Agnello immolato fin dalla fondazione del mondo
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26-03-2023 - La La risurrezione di Lazzaro (Gv 11, 1-45)
Figura della risurrezione di Gesù
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19-03-2023 - La guarigione del cieco nato (GV 9, 1-41)
Uno strano modo di guarire
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12-03-2023 - Dammi da bere (Gv 4, 5-42)
L'acqua che ha in mente Gesù e quella che abbiamo in mente noi
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05-03-2023 - Gesù trasfigurato (Mt 17, 1-9)
La gloria per cui siamo fatti
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26-02-2023 - Le tentazioni di Gesù (Mt 4, 1-11)
E la tentazione dei progenitori
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19-02-2023 - Fu detto, ma io vi dico (Mt 5, 38-48)
Amare come Gesù ama
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12-02-2023 - Sono venuto a dare compimento (Mt 5, 17-37)
Gesù è il compimento della legge
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05-02-2023 - Sale e luce (Mt 5, 13-16)
Il rischio di perdere sapore e di diventare tenebra
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29-01-2023 - Gesù salì sul monte (Mt 5, 1-12a)
E proclama le beatitudini
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22-01-2023 - A Cafarnao (Mt 4, 12-23)
Gesù chiama quattro fratelli
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15-01-2023 - Ecco l'Agnello di Dio (Gv 1, 19-34)
Colui che toglie il peccato del mondo!
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08-01-2023 - Gesù è battezzato da Giovanni (Mt 3, 13-17)
Perché conviene adempiere ogni giustizia
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01-01-2023 - Maria madre di Dio (Lc 2, 16-21)
I paradossi di Dio rischiano di non dirci nulla
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25-12-2022 - La luce splende nelle tenebre (Gv 1, 1-18)
Una gioia è promessa a coloro che sono oppressi dalle tenebre
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18-12-2022 - La prova dell’uomo giusto (Mt 1, 18-24)
Giuseppe può comprendere e aiutare chi è nella prova
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11-12-2022 - Sei tu colui che deve venire? (Mt 11, 2-11)
Quando non si comprende l'agire di Dio
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04-12-2022 - Giovanni Battista (Mt 3, 1-12)
Il profeta di cui avremmo bisogno
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27-11-2022 - La venuta del Figlio dell'uomo (Mt 24, 37-44)
Ci sono quelli che l'attendono e quelli che l'ignorano
- ----- Inizio Anno A ↑ -----
- ----- Fine Anno C ↓ -------
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20-11-2022 - La festa di Cristo Re (Lc 23, 35-43)
Perché ha compiuto una grande impresa
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13-11-2022 - Gesù profeta di sventure (Lc 21, 5-19)
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita
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06-11-2022 - Gesù risponde ai Sadducei (Lc 20, 27-38)
Alcuni aspetti della vita futura
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30-10-2022 - Zaccheo incontra Gesù (Lc 19, 1-10)
E la sua vita cambia
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23-10-2022 - Giusti o ingiusti (Lc 18, 9-14)
A noi decidere da che parte stare
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16-10-2022 - Gridare giorno e notte (Lc 18, 1-8)
Per essere prontamente esauditi
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09-10-2022 - Il grido a cui Gesù risponde (Lc 17, 11-19)
Ma noi non sappiamo gridare
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02-10-2022 - Non abbiamo fede (Lc 17, 5-10)
Neanche quanto un granello di senape
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25-09-2022 - Delitto e castigo (Lc 16, 19-31)
Il ricco gaudente uccide sia sé stesso, sia Lazzaro
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18-09-2022 - Una strana parabola (Lc 16, 1-13)
L'amministratore disonesto lodato per la sua astuzia
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11-09-2022 - Peccatori e pubblicani o scribi e farisei? (Lc 15, 1-10)
L'inevitabile scelta
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04-09-2022 - Impossibili imprese (Lc 14 25-33)
La costruzione della torre e la guerra dei re
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28-08-2022 - Umiltà radicale (Lc 14, 1. 7-14)
Dell'ultimo posto che nessuno vuole
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21-08-2022 - Due possibili esiti (Lc 13, 22-30)
Ognuno sceglie liberamente dove andare
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14-08-2022 - Fuoco sulla terra (Lc 12, 49-53)
E noi vorremmo che il fuoco non bruci
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07-08-2022 - Beato chi rimane sveglio nella notte (Lc 12, 35-40)
Non si troverà con la casa scassinata
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31-07-2022 - La ricerca della ricchezza (Lc 12, 13-21)
Quella che dura e quella che non dura
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24-07-2022 - La via angusta della preghiera (Lc 11, 1-13)
Ciò che accade a un discepolo che prega
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17-07-2022 - La parte che non sarà tolta (Lc 10, 38-42)
E quella che dovrà essere tolta
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10-07-2022 - Fa' questo e vivrai (Lc 10, 25-37)
Non una vita qualunque, ma quella di Dio stesso
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03-07-2022 - È vicino a voi il Regno di Dio (Lc 10,1-12. 17-20)
Alcuni accolgono il suo Re, altri lo respingono
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26-06-2022 - Un amore esclusivo (Lc 9, 51-62)
E le sue esigenze
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19-06-2022 - Ho ricevuto quello che vi ho trasmesso (1Cor 11, 23-26)
Ciò che solo un amore folle può fare
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12-06-2022 - Non siete capaci di portarne il peso (Gv 16, 12-15)
Il peso della gloria a cui siamo chiamati
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05-06-2022 - Un'impresa trinitaria (Gv 14, 15-16. 23b-26)
Amare come Gesù ama
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29-05-2022 - Di questo voi siete testimoni (Lc 24, 46-53)
Uno di questi è padre Kolbe
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22-05-2022 - Se uno mi ama... (Gv 14, 23-29)
Ascoltare le parole e osservare la parola
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15-05-2022 - L’impossibile comandamento (Gv 13, 31-33A. 34-35)
La soluzione di Teresina di Lisieux
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08-05-2022 - Il buon pastore (Gv 10, 27-30)
E il cattivo pastore
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01-05-2022 - Quella notte non presero nulla (Gv 21, 1-14)
La via stretta del fallimento
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24-04-2022 - Per timore dei Giudei (Gv 20, 19-31)
Un timore giustificato
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17-04-2022 - Il mistero della risurrezione di Gesù (Gv 20, 1-9)
Non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti
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10-04-2022 - Il mistero della passione di Gesù (Lc 22, 14-23, 56)
Ossia, della creatura che uccide il suo Creatore
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03-04-2022 - L’adultera perdonata (Gv 8, 1-11)
Figura dell'umanità che tradisce il suo Dio
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27-03-2022 - Il figlio prodigo (Lc 15, 11-32)
La festa dopo la grande impresa
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20-03-2022 - Se non vi convertite, perirete (Lc 13, 1-9)
La causa profonda delle tragedie
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13-03-2022 - La trasfigurazione di Gesù (Lc 9, 28b - 36)
Destinati alla gloria dell'intimità con Dio
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06-03-2022 - Gesù è tentato nel deserto (Lc 4, 1-13)
Il mistero della tentazione
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27-02-2022 - L’occhio, la trave e la pagliuzza (Lc 6, 39-45)
Diventare come il Maestro
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20-02-2022 - La carità fraterna (Lc 6, 27-38)
Illusioni e realismo
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13-02-2022 - Le beatitudini (Lc 6, 17. 20-26)
I tesori che non sappiamo di avere
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06-02-2022 - La pesca miracolosa (Lc 5, 1-11)
Un lavoro in due tempi
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30-01-2022 - Tentativo di deicidio (Lc 4, 21-30)
Annuncio di ciò che accadrà
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23-01-2022 - Gesù nella sinagoga di Nazaret (Lc 1, 1-4; 4, 14-21)
Annuncia la sua missione
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16-01-2022 - Le nozze di Cana (Gv 2, 1-11)
Una miracolosa trasformazione che ci riguarda
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09-01-2022 - Il battesimo di Gesù (Lc 3, 15-16. 21-22)
Figura di ciò che ci attende
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02-01-2022 - La luce splende nelle tenebre (Gv 1, 1-18)
E le tenebre non l’hanno vinta ...
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26-12-2021 - Gesù ritrovato nel tempio (Lc 2, 41-52)
Quando i santi non comprendono
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19-12-2021 - Maria visita Elisabetta (Lc 1, 39-45)
Figura della sollecitudine di Dio per ogni uomo
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12-12-2021 - Battesimo con l’acqua e con il fuoco (Lc 3, 10-18)
Perché l'uomo possa partecipare al banchetto
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05-12-2021 - Il grido del profeta (Lc 3, 1-6)
Perché l'uomo ritorni sulla retta via
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28-11-2021 - Un nuovo anno liturgico
Per cercare di comprendere il progetto di Dio
- ----- Inizio Anno C ↑ -------
- ----- Fine Anno B ↓ ---------
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21-11-2021 - Cristo Re
Re che muore per salvare il suo popolo
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14-11-2021 - I tempi della fine
Quando non si può più mentire
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07-11-2021 - La vedova di Sarèpta
La desolazione di chi ha perso l'amore
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31-10-2021 - Oltre i comandamenti
Lo sguardo di Gesù
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24-10-2021 - Bartimeo, cieco e mendicante
Sperare contro ogni speranza
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17-10-2021 - Il grande Incompreso
La gloria secondo Dio e secondo noi
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10-10-2021 - Il giovane ricco e noi
Dio non ci ama per scherzo, dona tutto e chiede tutto
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03-10-2021 - Se non diventerete come i bambini
Diventare piccoli perché Dio possa farci grandi
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26-09-2021 - Idee ristrette
I nostri pensieri e quelli di Dio
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19-09-2021 - Il rischio di non voler comprendere
Quando Gesù ci interpella sul mistero del peccato
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12-09-2021 - Chi è Gesù?...
Un mistero non accessibile alle sole forze umane
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05-09-2021 - Un caso di malattia incurabile
Che relazione c'è fra il sordomuto e noi?
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29-08-2021 - Osservare le regole per nascondere scomode verità
Da chi vogliamo essere salvati: dalle "regole" o da Gesù?
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22-08-2021 - Il rischio di abbandonare Gesù
Se non diventerete come i bambini...
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15-08-2021 - La Donna vestita di sole e il Drago rosso
Lo stridente contrasto da cui non conviene distogliere lo sguardo
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08-08-2021 - Quando l’uomo di Dio non ne può più…
Ciò che può accadere a ognuno di noi
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01-08-2021 - Come dall’Egitto alla Terra Promessa
"Fare" o "lasciarsi fare"?
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25-07-2021 - Il segno della moltiplicazione dei pani
Il pane prodotto dagli uomini e quello donato da Dio
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18-07-2021 - Come pecore senza pastore
Similitudine e diversità con la situazione attuale
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11-07-2021 - Perché esiste tutto ciò che esiste?
Un progetto folle
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07-07-2021 - L'inevitabile tempesta
Il grido di Pietro quando affonda
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04-07-2021 - Il profeta Ezechiele, Gesù e noi
Il profeta inviato a una genìa di ribelli...
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27-06-2021 - L'emorroissa e la figlia di Giàiro
Due episodi utili a comprendere ciò che stiamo vivendo
- ----- Anno B ↑ ---------
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03-01-2021 - Quando è nato Gesù?… Riflessioni affettive
Circola la voce che Gesù non sia nato il 25 dicembre!
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11-06-2020 - Dio punisce o non punisce?…
È più buono un Dio che punisce o un Dio che non punisce?
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09-08-2018 - Buona o cattiva Novella?!...
Perché ad annunciare Gesù si rischia la vita?...
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02-01-2018 - Pensieri sul Natale
Per Gesù, Giuseppe e Maria non c'è posto fra gli uomini...
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26-12-2017 - Auguri di Natale
Perché gioire a Natale?!... Perché Gesù nasce in una stalla?!...
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18-01-2017 - L'enfer c'est les autres
Se l'inferno sono gli altri è perché la possibilità dell'inferno è anche nel nostro cuore...
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07-02-2016 - Giustizia e Misericordia
Qual è la condizione necessaria per ottenere misericordia?...
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28-06-2015 - Il mistero della Sindone e noi...
Le vicende della nostra vita terrena lasciano impressi, come sulla Sindone, dei segni di difficile comprensione.
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28-06-2015 - Perché il vangelo non ci dice niente?!... (Gv 3, 16-21)
Benedetti o maledetti?!...
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02-10-2014 - Parabola dei chiamati a lavorare nella vigna (Mt 20, 1-16)
Sintesi - L'ingiustizia di Dio è la nostra fortuna!!!
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21-01-2013 - Fuga e lotta con Dio ... 2/2
Una via più lunga e una più breve ...
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18-11-2012 - Fuga e lotta con Dio ... 1/2
Chi è più credibile? ...
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16-07-2011 - Il gioco disonesto della menzogna
E' naturale credere vera qualsiasi affermazione, ma ...
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02-05-2011 - Credenti o creduloni?...
L'inevitabilità dell'atto di fede - Diventarte credibili
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03-03-2011 - Come nei romanzi gialli ...
Analogie con la ricerca della felicità
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Ultimo aggiornamento 09-01-2024
Meditazione sul libro di Giobbe (Capitoli: 1-42)
La santità di Giobbe - Un principio di giustizia violato - Le due fasi della prova di Giobbe - La protesta di Giobbe - Gli amici di Giobbe - L’inizio di una disputa infuocata - La paura di Dio - Come può essere giusto un uomo davanti a Dio? - Giobbe fa saltare i nervi ai suoi amici ...
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Il perdono che non può essere concesso (Gv 20, 22-23)
A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi - che cos'è il peccato? - scoperta di alcuni paradossi - l'abominio del peccato originale - l’appuntamento a cui non possiamo mancare
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La parabola dei talenti (Mt 25, 13-30 || Lc 19, 11-28) - IIa parte
Il bisogno di amare - poco e molto, storia in due tempi - le paure del servo malvagio - l’oscuramento della ragione - Dio non ci chiede più di quanto possiamo dare - chi è umile accetta di farsi aiutare - la possibilità della perdizione - tentativo di riflessione sull’inferno - come evitare la perdizione
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La parabola dei talenti (Mt 25, 13-30 || Lc 19, 11-28) - Ia parte
Un compito difficile - Ciò che non vorremmo sentire - Il rischio di un malinteso - Cosa si aspetta il padrone dai suoi servi - Il problema del vero bene dell’uomo - Prima il poco, poi il molto
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La parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro
Cristo giudica il ricco malvagio - Un caso di impenitenza finale - Esame dei sentimenti del ricco - Il pensiero di Santa Caterina da Siena - La parabola nell’opera di Maria Valtorta - Più di un morto che risuscita...
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Le riche épulon et le pauvre Lazare
Le Christ juge le mauvais riche - Un cas d’impénitence finale - Examen des sentiments du riche - La pensée de Sainte Catherine de Sienne - La parabole dans l'œuvre de Maria Valtorta - Plus qu’un mort qui ressuscite...
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Come mai questo tempo non sapete valutarlo?
Difficoltà di valutare il senso del tempo - Un compito troppo difficile - L’invito inascoltato - L’inevitabile combattimento.
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Aprì loro la mente per comprendere le scritture
Non è così facile comprendere le Scritture - Il centro delle Scritture - Un progetto singolare - Non è una questione di belle parole.
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Come gli antichi profeti - L'osservazione di Marco - Senza vie di scampo - L'attacco - Il contrattacco - Sacerdoti, scribi e noi.
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Gesù esamina Pietro sull'amore
Le domande di Gesù - Le risposte di Pietro - Pietro abbandonato dal Signore - Nato per fare il capo - Teresina di Lisieux e don Divo Barsotti.
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Gli invitati al banchetto di nozze - 2
Il re cerca altri commensali - Un invito accolto con poco entusiasmo - Situazioni impossibili - Due volte indegni - Un pericolo mortale.
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Gli invitati al banchetto di nozze - 1
Un racconto paradossale e drammatico - Ci bastano le feste umane - Come si uccidono i messaggeri di Dio - Apparente ingiustizia.
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Quando Dio resiste alla preghiera ... (Lc 11, 5-13)
Non ho nulla da offrirgli - Un singolare amico - Non conosciamo noi stessi - Fatti per un altro mondo ...
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La parabola degli operai nella vigna (Mt 20, 1-16)
Difficoltà di comprendere un comportamento ingiusto - Ingiustizia che torna a nostro favore - Chi consola questa parabola.
Consapevole che le meditazioni proposte non sono che incerti balbettii, faccio appello alla carità del lettore perché vengano accolte con benevolenza. In fondo, davanti a Dio, siamo tutti dei bambini bisognosi di imparare a parlare l'unica lingua che si parli nel suo Regno, la lingua dell'amore.
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