Meditazioni sul Vangelo

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Med. br139

La trasfigurazione (Mt 17, 1-9)

Trasfigurazione

Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Nel lezionario della Messa domenicale il vangelo inizia invece così: In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni; i sei giorni dopo non ci sono. Forse, questo inizio dispiacerebbe un po’ a don Divo Barsotti, il quale sui sei giorni fa delle interessanti osservazioni.

Se Matteo inizia il racconto della trasfigurazione con l’annotazione temporale: sei giorni dopo, significa che vuole attirare l’attenzione su qualcosa di importante. Intanto conviene chiedersi: sei giorni dopo che cosa? Dopo che Pietro aveva confessato: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente; e in quell’occasione il Signore aveva anche detto: Il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni. In verità io vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non moriranno, prima di aver visto venire il Figlio dell’uomo con il suo regno (Cfr. Mt 16, 16-27).

Una nuova creazione

Abbiamo quindi: il giorno della confessione di Pietro e della promessa del Signore, a cui seguono sei giorni al termine dei quali, su un alto monte, Gesù fu trasfigurato; in tutto sono sette giorni. A partire da questi dati don Divo Barsotti sviluppa la sua riflessione. “Il numero sette, nel Nuovo Testamento soprattutto, ha un significato ben preciso: sta sempre a significare tutto lo spessore del tempo, dall’inizio fino al compimento di un disegno divino”. Suggerisce quindi un parallelo fra i sei giorni della creazione che terminano con il riposo di Dio nel settimo giorno: Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto (Gn 2, 2).

Così, secondo don Divo, Matteo sta qui alludendo al fatto che Gesù è colui che inizia una nuova creazione, infatti dirà: Voi che mi avete seguito, nella nuova creazione (Mt 19, 28), e questa “avrà il suo termine nella trasfigurazione, nella visione di Dio”, fa inoltre notare che non Gesù solo è trasfigurato, ma anche Mosè ed Elia che si intrattengono a parlare con lui, anch’essi sono nella luce: Apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. E questo sta ad indicare quale sarà la nostra condizione finale, anche noi saremo trasfigurati come già lo sono Gesù, Mosè ed Elia; lo dice altrove chiaramente il Signore: Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro (Mt 13, 43); e San Paolo ai Filippesi: Il Signore Gesù Cristo... trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso (Fil 3, 20-21). Il giorno in cui tutti i beati saranno trasfigurati, corrisponde al settimo giorno del libro della Genesi in cui Dio portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro (Gn 2, 2).

Il libro dell’Esodo ci informa che Mosè era stato alla presenza di Dio per quaranta giorni e quaranta notti sul monte Sinai, in quell’occasione aveva ricevuto le dieci parole, ossia i comandamenti. Stare alla presenza di Dio aveva però prodotto un cambiamento nel suo volto, il quale era diventato raggiante, lui non lo sapeva, ma la cosa ha creato qualche problema: Aronne e tutti gli Israeliti, vedendo che la pelle del suo viso era raggiante, ebbero timore di avvicinarsi a lui; per rimediare, Mosè si pose un velo sul viso (Cfr Es 34, 28-33). Se il volto di Mosè era diventato raggiante, perché era stato alla presenza di Dio, e questo mentre era ancora pellegrino sulla terra, a maggior ragione doveva essere raggiante ora che non era più pellegrino, ma era stato ammesso alla presenza del Signore trasfigurato. Quanto vale per Mosé vale anche per Elia e per tutti quelli che saranno ammessi alla presenza del Signore. Da notare che non solo le persone, ma anche le cose sono trasfigurate dalla luce divina: e le sue vesti divennero candide come la luce.

Barsotti si chiede inoltre: “Gesù porta con sé Pietro, Giacomo e Giovanni: perché non tutti gli apostoli?”. Perché ciò che un giorno sarà l’eredità di tutti i salvati, ora è dato solo come segno profetico, come anticipazione riservata ad alcuni per il beneficio di tutti: “Ogni esperienza mistica è il favore concesso ad alcune anime di un certo pregustamento di quello che sarà un giorno la beatitudine riservata a tutti coloro che saranno chiamati alla divina visione. Alcune anime saranno furtivamente portate fuori dalla folla, separate dagli uomini, per vivere questa esperienza divina, perché poi a loro volta questi uomini confortino gli altri, mentre tutti invece dovranno, e anch’essi, essere sottoposti alla croce, ai tormenti, e conoscere tutte le umiliazioni della vita presente”. Tuttavia, sapere che qualcuno fra noi ha già pregustato qualcosa della realtà ultima è di conforto e di incoraggiamento; per questo, sempre il Signore chiama qualcuno a fare esperienza viva del mondo verso il quale siamo diretti. “Il Regno di Dio è presente, anche se soltanto per alcuni è visibile, anche se alcuni soltanto potranno furtivamente entrarvi e conoscere Dio” (Divo Barsotti: Meditazioni sul Vangelo di Matteo).

Rimedio all’orrore

Un’altra ragione che rendeva opportuna la manifestazione gloriosa di Gesù a Pietro, Giacomo e Giovanni, è che l’esperienza della gloria doveva fare da contrappeso e bilanciare in qualche modo l’esperienza del contrario della gloria che avrebbero vissuto durante la Passione; questa è evocata dalla presenza di Mosè ed Elia che si intrattengono con Gesù proprio su ciò che lo attende, infatti: Parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme (Lc 9, 31); e mentre scendevano dal monte: Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti». Per reggere nei giorni dell’orrore è necessario beneficiare di esperienze più forti dell’orrore.

Proprio Pietro, Giacomo e Giovanni, Gesù vorrà vicino a sé nelle ore di agonia del Getsemani, e proprio per questo li ha anche voluti vicini durante la manifestazione della sua gloria; ma nonostante l’esperienza gloriosa sul monte, l’ora delle tenebre li travolgerà. Pietro rinnega, Giacomo fugge, solo Giovanni sarà presente sul Calvario. Le esperienze fatte, gli insegnamenti ricevuti sono dunque caduti nel vuoto? No, perché tutto concorre al bene di coloro che amano Dio (Rm 8, 28), anche il peccato. Nei giorni della passione sperimenteranno al di là di ogni dubbio, la loro debolezza, la loro viltà, la loro presunzione, il loro orgoglio… poi, dopo la risurrezione, beneficeranno ancora dell’infinita misericordia di Gesù che li accoglie con amore nonostante le loro paure e il loro fallimento; conosceranno così più a fondo, sia loro stessi, sia Gesù.

I due momenti della gloria

Conviene ancora riflettere sul fatto che l’esperienza della gloria sul monte ha avuto due momenti: un primo momento, che non ha comportato grossi problemi, in cui i tre hanno gioito nel vedere il Signore e i suoi ospiti abitati dallo splendore della luce divina. In questo primo momento è come se avessero contemplato la gloria dall’esterno; ma poi la scena cambia e ai tre è stato dato, non solo di contemplare la luce, ma di entrare nella luce e questo passaggio, non banale, ha avuto un aspetto “terribile”, infatti: Una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Non c’è niente da fare, l’intimità con Dio a cui siamo chiamati ha un aspetto terribile, ed è ingenuo e puerile trascurarlo; Dio che ha creato il sole ha un amore più incandescente del sole e noi siamo chiamati a entrare nel sole; senza una lunga preparazione e senza le precauzioni del caso ci ritroveremmo inceneriti.

All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Che cosa hanno udito i discepoli di così straordinario da finire stesi a terra con grande timore? Hanno udito un frammento del dialogo trinitario fra il Padre e il Figlio; il Padre parla loro del Figlio in cui si compiace e loro non reggono il peso di queste parole, perché sono un momento di vita trinitaria troppo forte per loro. Gesù aveva detto: Nessuno conosce il Figlio se non il Padre (Mt 11, 27), sul monte i discepoli si rendono conto del peso schiacciante di queste parole, si rendono conto di che cos’è la vita trinitaria, ossia del dialogo d’amore fra il Padre e il Figlio, nello Spirito Santo simboleggiato dalla nube luminosa che li avvolge. Da notare che l’evangelista, nella scena della nube, non nomina più Pietro, Giacomo e Giovanni, ma li chiama: i discepoli; come per dire che ogni discepolo è chiamato a fare la stessa esperienza: “terribile” e beatificante. Nella lettera agli Ebrei è detto che: È terribile cadere nelle mani del Dio vivente! (Eb 10, 31).

Giovanni farà un’esperienza analoga quando di nuovo vedrà Gesù nella gloria con gli occhi fiammeggianti come fuoco, infatti, nell’Apocalisse racconta che: Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la destra, mi disse: Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo il Vivente (Ap 1, 14-17). Esperienze simili hanno fatto alcuni profeti dell’Antico Testamento, e diversi santi nel corso della storia. Anche in questa occasione: Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». È solo lui che può consentirci di reggere dove tutto è troppo intenso per la nostra debolezza. Santa Teresa d’Avila, che ha beneficiato di esperienze mistiche non comuni, racconta che, se certe manifestazioni dell’amore di Dio verso di lei fossero durate più a lungo, sarebbe sicuramente morta.

Preparazione alla gloria

Quindi, ogni discepolo deve sapere cosa lo attende e prepararsi all’incontro. Ma come ci si prepara all’incontro? Esattamente come hanno fatto Pietro, Giacomo e Giovanni, si sono fidati di Gesù, sono saliti con lui sul monte senza sapere cosa sarebbe successo loro; sul monte hanno gioito e si sono ritrovati con la faccia a terra, ma poi, Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Queste parole hanno un senso, sono risolutive e beatificanti solo in coloro che, seguendo Gesù, si ritroveranno, prima o poi, stesi a terra presi da grande timore; allora, la vicinanza di Gesù, il suo tocco e la sua parola, anche per noi, dissiperanno ogni timore e ci consentiranno di vivere in un luogo in cui l’amore è più incandescente del sole.

Un aspetto importante che ci prepara all’incontro è il salire su un alto monte; più saliamo più ci avviciniamo al cielo e più ci allontaniamo dalle cose della terra, noi saliamo nella misura in cui il nostro affetto si stacca dalle vanità del mondo e dalla pesantezza della vita presente, per crescere nella conoscenza e nell’amore di Dio, questo è possibile se permettiamo alla luce vera, quella che illumina ogni uomo (Gv 1, 9), di condurci verso l’alto, come ha condotto verso l’alto Pietro, Giacomo e Giovanni.

La Santa Vergine è l’altro rimedio che Gesù ci offre per prevenire i danni da incandescenza solare, chi a lei si affida se la caverà molto meglio di chi non vuole approfittare del suo amore materno. La sua premura ci aiuti a comprendere e amare queste cose.

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  • Ultimo aggiornamento 09-01-2024

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    Le Christ juge le mauvais riche - Un cas d’impénitence finale - Examen des sentiments du riche - La pensée de Sainte Catherine de Sienne - La parabole dans l'œuvre de Maria Valtorta - Plus qu’un mort qui ressuscite...

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    Difficoltà di valutare il senso del tempo - Un compito troppo difficile - L’invito inascoltato - L’inevitabile combattimento.

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    Non è così facile comprendere le Scritture - Il centro delle Scritture - Un progetto singolare - Non è una questione di belle parole.

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    Come gli antichi profeti - L'osservazione di Marco - Senza vie di scampo - L'attacco - Il contrattacco - Sacerdoti, scribi e noi.

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    Le domande di Gesù - Le risposte di Pietro - Pietro abbandonato dal Signore - Nato per fare il capo - Teresina di Lisieux e don Divo Barsotti.

  • Gli invitati al banchetto di nozze - 2

    Il re cerca altri commensali - Un invito accolto con poco entusiasmo - Situazioni impossibili - Due volte indegni - Un pericolo mortale.

  • Gli invitati al banchetto di nozze - 1

    Un racconto paradossale e drammatico - Ci bastano le feste umane - Come si uccidono i messaggeri di Dio - Apparente ingiustizia.

  • Quando Dio resiste alla preghiera ... (Lc 11, 5-13)

    Non ho nulla da offrirgli - Un singolare amico - Non conosciamo noi stessi - Fatti per un altro mondo ...

  • La parabola degli operai nella vigna (Mt 20, 1-16)

    Difficoltà  di comprendere un comportamento ingiusto - Ingiustizia che torna a nostro favore - Chi consola questa parabola.

Consapevole che le meditazioni proposte non sono che incerti balbettii, faccio appello alla carità  del lettore perché vengano accolte con benevolenza. In fondo, davanti a Dio, siamo tutti dei bambini bisognosi di imparare a parlare l'unica lingua che si parli nel suo Regno, la lingua dell'amore.

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