Meditazioni sul Vangelo

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Med. br72

Per timore dei Giudei (Gv 20, 19-31)

Dopo i tragici eventi del giovedì e Venerdì Santo il sentimento che domina fra i discepoli è la paura; si trovano infatti tutti insieme in un luogo chiuso per timore dei Giudei. Il loro stato d’animo è più che comprensibile e per nulla ingiustificato, i loro occhi avevano visto l’orrore del male scatenarsi e uccidere il loro Maestro innocente, mai avrebbero creduto che gli uomini potessero manifestare simile malvagità, eppure questo era successo e loro ne erano stati testimoni. Ma oltre alla malvagità dei malvagi, anche di un altro fatto erano stati testimoni, ed era la codardia e la viltà dei buoni; avevano dichiarato di essere pronti a morire per Gesù, ma poi lo avevano abbandonato nel momento in cui avrebbe avuto maggiormente bisogno della loro vicinanza, contribuendo ad aggiungere amarezza a un calice già tanto amaro. Inoltre, un terzo motivo di timore affliggeva il loro animo ed era il timore di aver perso l’amicizia con Gesù e col Padre che lo aveva inviato: come potevano Gesù e il Padre esser contenti di loro dopo il poco onorevole comportamento di cui erano stati protagonisti?...

Dopo quello che era successo la loro vita non poteva che essere bloccata, chiusa, senza plausibili prospettive, senza speranza. Umanamente non c’erano soluzioni e soprannaturalmente non si sentivano autorizzati a sperare un gran che. Si ritrovavano anche loro, macerati dagli eventi, a bere l’amaro calice dell’incertezza, dell’angoscia, del fallimento, e sentivano che la loro desolazione e la loro miseria faceva un tutt’uno con la miseria del mondo. Ma la miseria umana quando prende coscienza di essere tale si trasforma in un tesoro prezioso, perché attira irresistibilmente la misericordia, come ci suggerisce il salmo: Un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi (Sal 50, 19). Così, nel momento più profondo dello sconforto qualcosa di inatteso e di insperato accade. Gesù, nonostante le porte chiuse si fa presente, e, contrariamente ai loro timori, non li rimprovera, ma dona loro la pace; con la sua presenza e le sue parole la vita rifiorisce e una gioia che non credevano più possibile invade i loro cuori. Non solo, proprio quanto avevano appena vissuto li aveva resi particolarmente adatti a continuare la missione del Maestro: Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi. Gesù era stato inviato dal Padre come rimedio alla miseria umana, ma anche loro potevano ormai comprendere ogni miseria e offrire agli uomini gli stessi doni ricevuti da Gesù; il quale aveva donato loro la pace, lo Spirito Santo e il potere di discernere quali peccati potevano essere perdonati e quali no. Gesù disse loro: Pace a voi!... Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati saranno perdonati, a coloro a cui non li perdonerete, non saranno perdonati.

Ciò che i discepoli avevano vissuto è ciò che tutti gli uomini, in misura maggiore o minore, prima o poi vivono, vale a dire il ritrovarsi spauriti e paralizzati perché il potere delle tenebre distrugge ogni speranza, ogni prospettiva di vita, ogni senso e gusto di vivere. Inoltre, molte volte l’oppressione delle tenebre contiene anche l’esperienza del cielo chiuso, la sensazione di essere abbandonati da Dio, la sensazione di aver rotto l’amicizia con lui. Tutto questo ha vissuto per primo Gesù, e poi, in misura minore, lo vivono quanti sono a lui più vicini. In queste situazioni non c’è molto da fare, si patisce e basta, ma il motivo di speranza è che Gesù, quando vuole e nei modi che vuole, può rendersi presente anche quando tutte le porte sono chiuse, e la parola che ha detto ai discepoli di allora può farla risuonare anche nel cuore dei discepoli di oggi: Pace a voi! Come allora i discepoli gioirono al vedere il Signore, così anche oggi la sua presenza può ridare gioia a chi non ritiene più possibile la gioia.

Da notare che il motivo della pace e della gioia è strettamente legato alla persona di Gesù; molti oggi vorrebbero la pace e la gioia, senza riflettere che dipendono dall’adesione alla persona di Gesù; lo si prega perché crei le condizioni di una vita vivibile e sopportabile, ma si è poco consapevoli che la gioia e la pace si allontanano sempre più dal mondo perché il mondo si allontana sempre più da Gesù. Gesù non può dare la pace senza dare sé stesso, per cui o si ritorna a lui e lo si accoglie come Signore della vita e della storia oppure il mondo precipiterà sempre più nel baratro dell’orrore. Purtroppo, la condizione sempre più miserevole del mondo sembra non bastare a destare dal torpore e ad aprire gli occhi degli uomini, il mistero della libertà e il potere delle tenebre sono tali che l’uomo può giungere a preferire l’inferno a Cristo!

Nei momenti di buio della vita e della storia la Santa Vergine non lasci prevalere in noi la desolazione, ma ci aiuti a sperare tutto da suo Figlio.

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Consapevole che le meditazioni proposte non sono che incerti balbettii, faccio appello alla carità  del lettore perché vengano accolte con benevolenza. In fondo, davanti a Dio, siamo tutti dei bambini bisognosi di imparare a parlare l'unica lingua che si parli nel suo Regno, la lingua dell'amore.

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