Meditazioni sul Vangelo

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Med. br27

Dio punisce o non punisce?…

Potremmo anche chiederci: “È più buono un Dio che punisce o un Dio che non punisce?”. Dio punisce perché è amore, non punirebbe se non fosse amore, ma proprio perché è amore alla massima potenza è anche colui che punisce nel modo più implacabile quando il nostro bene lo richiede.

Dio punisce a fin di bene, se non punisse vorrebbe dire che non ci ama poi così tanto, significherebbe che i nostri comportamenti gli sono indifferenti; ma proprio perché ci ama i nostri comportamenti non gli sono indifferenti, infatti, i comportamenti buoni rallegrano il suo cuore perché conducono chi li compie alla gloria, mentre quelli cattivi lo rattristano perché conducono alla perdizione. Nessuno come un amante è attento a tutto ciò che riguarda la persona amata, anche le più piccole cose non sono piccole per colui che ama.

Questo è molto bello e procura gioia quando l’amato risponde all’amante secondo le leggi dell’amore, ma è anche la sorgente dei nostri guai quando comportamenti, pensieri, tendenze, omissioni, durezze di cuore… non si accordano con le leggi dell’amore: allora se Dio ci ama non ci lascerà tranquilli fino a quando non riuscirà a correggerci.

Si sente spesso dire: “In realtà Dio non punisce, ma lascia che le conseguenze dei nostri comportamenti cattivi producano prima o poi i loro effetti dolorosi”. Questo può essere vero in certi casi, ma se fosse vero in tutti i casi, Dio non sarebbe più un Dio buono, ma un Dio crudele, perché in certi casi il bene della persona amata richiede un atto positivo e tempestivo di punizione; il fine è evitare guai maggiori quando le conseguenze dolorose degli atti cattivi produrrebbero i loro spiacevoli effetti. Un padre che non punisse tempestivamente un figlio che colpevolmente trascura lo studio, ma lasciasse che le conseguenze della sua negligenza si manifestino nell’età adulta, non amerebbe suo figlio. Inoltre, anche nel caso in cui Dio lasciasse che le conseguenze degli atti cattivi producessero i loro effetti dolorosi a lungo termine, è sempre Dio che ha stabilito questa legge e non noi.

Ciò che ci attende è una vita eterna e questa può essere beata o dannata, allora è molto meglio subire ora qualche punizione dolorosa piuttosto che dover patire in eterno. Il dramma e la grandezza dell’uomo è che lo stato della sua vita eterna sarà il frutto di una sua libera scelta, di una libera risposta a un Amore che lo cerca. Qualcuno potrebbe pensare: “Tutti sceglieranno la vita beata piuttosto che una vita di tormenti senza fine”. La cosa non è così scontata, perché la vita beata dipende dalla nostra adesione a Cristo, ma quando Cristo si è presentato noi lo abbiamo trascurato, maltrattato, flagellato, crocifisso. Oggi Cristo è maltrattato e crocifisso, e i flagelli più crudeli, le ferite più dolorose li riceve da noi cristiani. Da Adamo ed Eva a oggi l’amore di Dio è incompreso, tradito, crocifisso. Per rimediare a questo orrore una dolorosa punizione è uno dei possibili rimedi.

Nella Sacra Scrittura non sono pochi i passi in cui è detto esplicitamente che Dio punisce i comportamenti cattivi e colpevoli degli uomini, basta pensare alla cacciata dal paradiso terrestre, al diluvio universale, alla distruzione di Sodoma e Gomorra, alla distruzione di Gerusalemme profetizzata da Gesù, ai flagelli descritti nel libro dell’Apocalisse… Il versetto 12 del salmo 38 sintetizza bene il comportamento di Dio: Castigando le sue colpe tu correggi l’uomo. Quindi quando c’è colpa, ossia violazione colpevole della legge dell’amore, Dio, al momento opportuno e al fine di correggere l’uomo, punisce. Ma noi siamo così bravi da riuscire nell’ardua impresa di rendere oscuro ciò che è chiaro e di complicare gli affari semplici; nel migliore dei casi ciò è dovuto alla nostra stupidità, ma nel peggiore è dovuto alla nostra malizia; inoltre, l’azione perversa del demonio e il nostro scarso amore per la Verità aggravano ulteriormente le cose. In fondo noi neghiamo che Dio possa punire, perché neghiamo prima di tutto la realtà del peccato; infatti, se,come l’Ave Maria costantemente ci ricorda, prendessimo veramente coscienza di essere dei peccatori, allora sarebbe normale ammettere che ogni peccato merita una giusta punizione. Ma noi al peccato abbiamo abusivamente sostituito la “fragilità”, tutto imputiamo alla fragilità e niente alla nostra responsabilità, quindi, se siamo solo fragili diventa ingiusta ogni punizione e intollerabile pensare che Dio punisca. Ma se oltre a essere fragili siamo anche peccatori colpevoli, negare che Dio punisca al fine di correggere l’uomo è anche negare l’amore di Dio per noi, il che è affermazione molto grave soprattutto sulla bocca di chi dovrebbe essere maestro nella fede. Che il Signore abbia pietà di noi.

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Consapevole che le meditazioni proposte non sono che incerti balbettii, faccio appello alla carità  del lettore perché vengano accolte con benevolenza. In fondo, davanti a Dio, siamo tutti dei bambini bisognosi di imparare a parlare l'unica lingua che si parli nel suo Regno, la lingua dell'amore.

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