Meditazioni sul Vangelo

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Med. br126

Non sia turbato il vostro cuore (Gv 14, 1-12)

 Non sia turbato il vostro cuore

Siamo a Gerusalemme durante l’ultima cena, il clima non è dei più sereni, c’è nell’aria qualcosa di strano e l’inquietudine serpeggia fra i discepoli, l’odio verso Gesù sta crescendo e rischia da un momento all’altro di risolversi in tragedia. Inoltre, certe parole di Gesù non contribuiscono a rasserenare gli animi, infatti, annuncia che sarà tradito da uno dei dodici: In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà (Gv 13, 21), non è un annuncio che può mettere di buon umore. Ma c’è dell’altro, Gesù dice ai suoi che è giunto il tempo di lasciarli: Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire (Gv 13, 33). Gli eventi e le parole di Gesù sono tali da lasciare disorientati e sconvolti i poveri discepoli. E non poteva che essere così, perché è il momento decisivo in cui due misteri di segno opposto si stanno affrontando: il mistero del Bene e il mistero del Male. Quando questo accade, e accadrà con varia intensità fino alla fine del mondo, gli uomini non possono non essere turbati e disorientati. Questi misteri operano sia a livello personale, sia a livello collettivo; influiscono sulla vita di ognuno di noi, sulla vita delle nazioni, sulle vicende del mondo, e anche oltre il mondo; nell’Apocalisse leggiamo: Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme ai suoi angeli, ma non prevalse e non vi fu più posto per loro in cielo (Ap 12, 7-8). Gesù manifesta agli uomini il mistero del Bene che viene a cercare l’uomo prigioniero del male, ma proprio per questo il mistero del Male si accanisce contro di lui, come se ci fosse un odio, un’invidia, per ciò che Dio compie in favore degli uomini.

Un amore che gli uomini non si aspettano

Durante la cena Gesù compie un gesto di umiltà e di amore che lascia i discepoli stupefatti: Sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto (Gv 13, 3-5). Il gesto è talmente inatteso e sconvolgente che Pietro reagisce: Signore, tu lavi i piedi a me?… Tu non mi laverai i piedi in eterno! (Gv 13, 6-8). La reazione di Pietro manifesta la nostra rigidità e la nostra incapacità di comprendere l’amore di Dio; l’amore di Dio per noi non è un amore normale, è un amore folle; follia che ci mette in pericolo, perché, se non ci lasciamo iniziare all’amore come Gesù lo intende, non potremo entrare nel regno dell’amore: Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo… Se non ti laverò, non avrai parte con me (Gv 13, 8); per stare con Gesù nel suo regno, dobbiamo prima accettare di lasciarci lavorare da lui: Se non ti laverò, non avrai parte con me.

Non dobbiamo credere troppo presto di aver capito l’amore di Dio; se Dio è amore (1Gv 4, 16), significa che l’amore è il mistero dei misteri. Pietro, forte del suo amore naturale per Gesù, ma anche con una certa presunzione, incautamente promette: Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te! Ma Gesù gli profetizza ciò che non sospetta e non vuole ammettere perché gli sembra impossibile: In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte (Gv 13, 37-38). Anche queste parole non potevano non sconcertare i discepoli, i quali si ritrovano con il cuore agitato da diversi sentimenti: da un lato sperimentano la dolcezza di un amore mai visto prima, un amore che si abbassa fino a lavare loro i piedi, dall’altro temono di perdere Gesù per la malvagità dei Giudei e per le parole che hanno udito da lui: ancora per poco sono con voi. Inoltre, l’odio verso Gesù minacciava di avere anche per loro gravi conseguenze.

Non sia turbato il vostro cuore

Per questo Gesù, come un padre amorevole, li incoraggia e li conforta: Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Queste parole hanno un senso e sono efficaci solo per coloro che si trovano in una situazione simile a quella dei discepoli, ossia, che hanno il cuore turbato; questa situazione è quella di ogni discepolo e di ogni uomo che accetta di rendersi conto della reale situazione in cui è precipitata l’umanità; ci sono dei momenti in cui, con maggiore lucidità, come se ci fosse tolto un velo dagli occhi, o cessasse l’effetto di un’anestetico, ci rendiamo dolorosamente conto che ciò che stiamo vivendo non è normale, ma è un incubo. Il nostro cuore è fatto per la verità, la giustizia, la bellezza, l’amore, ma nel mondo imperversa la menzogna, l’ingiustizia, l’orrore, l’odio, e Gesù, che è la verità, la bellezza, la vita e l’amore è sempre più osteggiato, flagellato e crocifisso. Quando in diversi modi e con diversa intensità siamo chiamati ad attraversare l’ora in cui imperano le tenebre (Lc 22, 53), allora, le parole di Gesù sono per noi. Quando tutto sembra perduto Gesù ci invita ad avere fede in Dio e in lui. Un giorno, a Cafarnao, vengono a dire al capo della sinagoga: Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù lo invita ad avere fiducia contro ogni evidenza contraria: «Non temere, continua solo ad aver fede!». Giairo crede e sua figlia risorge (Cfr. Mc 5, 35-43).

Nella casa del Padre ci sono molte dimore

Al timore dei discepoli di perderlo e di perdersi, Gesù risponde invitandoli ad andare oltre il momento presente considerando il termine della via che stanno percorrendo; per loro e per noi è preparato un posto nella casa del Padre: Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: "Vado a prepararvi un posto"? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. Nel progetto di Dio nulla è lasciato al caso, tutto è previsto con sapienza e disposto con ordine di tempi, misure, gradazioni, meriti…

Considerare la meta ultima alla quale siamo diretti è sempre di grande aiuto nell’attraversare i momenti difficili della vita, e l’aiuto è tanto più grande quanto più grande è la fiducia che abbiamo in Gesù, ma perché la fiducia cresca dobbiamo coltivarla. Gesù incoraggia i suoi dicendo: Del luogo dove io vado, conoscete la via. Per la nostra dura cervice queste parole sembrano un po’ strane, infatti l’apostolo Tommaso osserva: Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via? Sant’Agostino giustamente osserva che, in realtà, i discepoli conoscevano sia la meta, sia la via, “ma non sapevano di conoscerle”. Infatti, i discepoli avevano lasciato tutto per seguire Gesù, e lo seguivano ovunque andasse: per monti, per mari, in ogni stagione e con ogni tempo, dunque era lui che decideva i tempi e i percorsi, seguendo lui, seguivano la via: sia fisicamente, sia praticando i suoi insegnamenti. Inoltre, perché lo seguivano? Perché seguendolo respiravano l’aria di un altro mondo, quello vero, quello per cui il cuore dell’uomo è fatto; con lui si sentivano a casa, ossia nel luogo dove è bello abitare, quindi, lui era sia la via, sia la meta; infatti risponde a Tommaso dicendo: Io sono la via, la verità e la vita; la via che conduce alla verità e alla vita, che avremo in pienezza nella casa del Padre, dove vi sono molte dimore.

Il fatto che ci siano molte dimore è un motivo di consolazione per tutti; che Gesù lo dica proprio in questa circostanza potrebbe avere, fra altri, anche il seguente significato: attraversare le ore della Passione non è uno scherzo, e i discepoli lo sperimenteranno a breve sulla loro pelle, considerando la drammaticità e la durezza di quei momenti potrebbe sorgere il dubbio che seguire Gesù sia troppo difficile, se anche gli apostoli che l’avevano seguito per tre anni, in quelle ore fuggono spaventati, che ne sarà di chi è poco forte, poco coraggioso, ha paura della sofferenza, ha paura di tradire?… Sono timori che possono sorgere anche in noi quando consideriamo gli eroismi e le prove che attraversano i santi, prove che neanche una minima parte ci sentiamo di affrontare.

Allora Gesù risponde: Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Come se dicesse: “Abbiate fiducia, la grazia può trasformare i deboli in forti; in ogni caso, ognuno dia quello che può, alla fine tutti avranno la giusta ricompensa”. Sant’Agostino osserva: “Uno potrà essere più forte di un altro, più sapiente, più giusto, più santo, ma nella casa del Padre vi sono molte dimore; nessuno verrà escluso da quella casa dove ciascuno riceverà la sua dimora secondo il merito”. Aggiunge inoltre: “Le diverse dimore rappresentano i diversi gradi di meriti che esistono nell’unica vita eterna. Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna, altro lo splendore delle stelle; sì, perfino stella da stella differisce in splendore; ma per effetto della carità ciò che ognuno possiede diventa comune a tutti. Quando uno ama, possiede nell’altro ciò che egli non ha. La diversità dello splendore non susciterà invidia perché regnerà in tutti l’unità della carità”.

Vado a prepararvi un posto

Sant’Agostino si chiede inoltre come bisogna intendere le parole: Vado a prepararvi un posto. Se le dimore già ci sono, cosa significa che bisogna anche preparare un posto? E risponde: “Si può dire che il Signore prepara le dimore preparando coloro che dovranno occuparle”. Quindi, più ci lasceremo preparare dal Signore più la dimora che ci sarà assegnata sarà pregiata; la preparazione consiste poi nell’esercizio della vita di fede: finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore, camminiamo nella fede e non ancora in visione (2Cor 5, 6). Agostino aggiunge: “Chi crede si guadagna dei meriti, e vedendo riceve il premio. Vada dunque il Signore a preparare il posto; vada per sottrarsi al nostro sguardo, si nasconda per essere creduto. Viene preparato il posto se si vive di fede. Dalla fede nasce il desiderio, il desiderio prepara al possesso, poiché la preparazione della celeste dimora consiste nel desiderio, frutto dell’amore”. Quanto più un bene è pregiato, quanto più a lungo lo desideriamo e fatichiamo per acquistarlo, tanto più grande sarà la gioia del suo possesso.

Il mistero di Cristo

Proseguendo il discorso Gesù si imbatte in una difficoltà, quella che noi abbiamo nel comprendere bene i rapporti fra lui e il Padre suo, non comprendendoli bene, non comprendiamo bene neanche il suo mistero. Gesù dice: Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto. Gesù manifesta la bontà del Padre ed è la via per giungere al Padre, ossia per entrare nella casa del Padre che è la Trinità. Ma non manifesta la bontà del Padre come potrebbe farlo una persona molto buona, un santo, un profeta o un mistico, ma la manifesta in quanto: Io e il Padre siamo una cosa sola (Gv 10, 30), per questo può dire: Chi ha visto me, ha visto il Padre. Ora, chi dice queste cose è un uomo, ma non potrebbe dirle se fosse soltanto un uomo, Gesù non è un uomo come tutti gli altri, lui è un caso unico, perché in lui sono unite due nature: la natura umana e la natura divina; da cui segue che lui è: vero Dio e vero uomo; ed è un grande mistero. Inoltre, in Gesù ci sono due nature, ma una sola persona, la seconda persona della Trinità, ossia il Figlio del Padre. Ci vorranno secoli per approfondire e cercare di comprendere il mistero di Cristo, e questo fra molteplici eresie, lotte e turbolenze; una tappa fondamentale è il concilio di Nicea del 325, in cui viene definito che Gesù è “della stessa sostanza del Padre”. Per coloro che si sentono intimoriti e disorientati di fronte al mistero di Cristo, tuttavia non dicono: “Queste cose non mi interessano”, Gesù promette vari aiuti, fra cui: Il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto (Gv 14, 26).

L’altro aiuto è la Santa Vergine, Sede della Sapienza e Sposa dello Spirito Santo, nessuno più di lei può aiutarci a conoscere e amare suo Figlio.

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Meditazioni  Info
  • Ultimo aggiornamento 09-01-2024

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  • Il perdono che non può essere concesso (Gv 20, 22-23)

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    Un compito difficile - Ciò che non vorremmo sentire - Il rischio di un malinteso - Cosa si aspetta il padrone dai suoi servi - Il problema del vero bene dell’uomo - Prima il poco, poi il molto

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    Cristo giudica il ricco malvagio - Un caso di impenitenza finale - Esame dei sentimenti del ricco - Il pensiero di Santa Caterina da Siena - La parabola nell’opera di Maria Valtorta - Più di un morto che risuscita...

  • Le riche épulon et le pauvre Lazare

    Le Christ juge le mauvais riche - Un cas d’impénitence finale - Examen des sentiments du riche - La pensée de Sainte Catherine de Sienne - La parabole dans l'œuvre de Maria Valtorta - Plus qu’un mort qui ressuscite...

  • Come mai questo tempo non sapete valutarlo?

    Difficoltà di valutare il senso del tempo - Un compito troppo difficile - L’invito inascoltato - L’inevitabile combattimento.

  • Aprì loro la mente per comprendere le scritture

    Non è così facile comprendere le Scritture - Il centro delle Scritture - Un progetto singolare - Non è una questione di belle parole.

  • Il fico maledetto

    Come gli antichi profeti - L'osservazione di Marco - Senza vie di scampo - L'attacco - Il contrattacco - Sacerdoti, scribi e noi.

  • Gesù esamina Pietro sull'amore

    Le domande di Gesù - Le risposte di Pietro - Pietro abbandonato dal Signore - Nato per fare il capo - Teresina di Lisieux e don Divo Barsotti.

  • Gli invitati al banchetto di nozze - 2

    Il re cerca altri commensali - Un invito accolto con poco entusiasmo - Situazioni impossibili - Due volte indegni - Un pericolo mortale.

  • Gli invitati al banchetto di nozze - 1

    Un racconto paradossale e drammatico - Ci bastano le feste umane - Come si uccidono i messaggeri di Dio - Apparente ingiustizia.

  • Quando Dio resiste alla preghiera ... (Lc 11, 5-13)

    Non ho nulla da offrirgli - Un singolare amico - Non conosciamo noi stessi - Fatti per un altro mondo ...

  • La parabola degli operai nella vigna (Mt 20, 1-16)

    Difficoltà  di comprendere un comportamento ingiusto - Ingiustizia che torna a nostro favore - Chi consola questa parabola.

Consapevole che le meditazioni proposte non sono che incerti balbettii, faccio appello alla carità  del lettore perché vengano accolte con benevolenza. In fondo, davanti a Dio, siamo tutti dei bambini bisognosi di imparare a parlare l'unica lingua che si parli nel suo Regno, la lingua dell'amore.

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