Meditazioni sul Vangelo

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Sono venuto a dare compimento (Mt 5, 17-37)

 Sono venuto a dare compimento

La legge antica

Gesù continua a istruire quanti sono saliti con lui sul monte. Diversamente dagli scribi, dai sacerdoti e dai dottori della legge, Gesù parla con tale autorità, sicurezza, profondità, originalità, che spesso sconcerta; così, a volte dà l’impressione di stravolgere gli insegnamenti che il popolo era solito ricevere dalle autorità religiose, sente allora il bisogno di precisare: Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. La Legge per gli ebrei era ciò che contenevano i primi cinque libri della Bibbia: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio. Questi libri non contengono solo regole di comportamento, come i dieci comandamenti e altri precetti, ma anche la storia delle iniziative di Dio nei confronti del suo popolo, storia che parte dalla creazione e va fino alla liberazione dalla schiavitù dell’Egitto. La Legge ha quindi una relazione con la storia che il popolo ha vissuto con il suo Dio, ma essendo questa una storia d’amore, la Legge che i libri contengono è anche la legge dell’amore, infatti, San Paolo afferma: Pieno compimento della legge è l'amore (Rm 13, 10).

Quando sentiamo parlare di amore dobbiamo fare attenzione a non credere troppo presto di aver capito, se è vero che la parola amore evoca qualcosa che tutti conosciamo, è anche vero che l’amore è una realtà tanto misteriosa e profonda quanto Dio stesso; quindi, se Dio è amore (1Gv 4, 8), anche la legge dell’amore sarà vasta e insondabile quanto lo è Dio. La tradizione ebraica ha individuato nelle Scritture 613 comandamenti: 365 negativi e 248 positivi, 365 cose da non fare e 248 cose da fare. Questo dà un’idea della vastità e della complessità dell’amore e delle sue leggi, c’è da perdersi. Gesù aiuta tutti a orientarsi in questo mare; lo fa insegnando, ma soprattutto mostrando in sé stesso il pieno compimento della Legge, lui è la perfetta incarnazione dell’amore per Dio e per i fratelli.

L’atteggiamento interiore

Ma cosa significa dare pieno compimento? Cerchiamo di capire prima cosa significa: dare compimento. I comportamenti umani, verso Dio e verso i fratelli, sono caratterizzati dall’amore o dalla mancanza di amore, se prevale la mancanza d’amore la vita diventa invivibile e degrada verso condizioni tali da assomigliare sempre più all’inferno, per evitare l’inferno, almeno esteriormente, è necessario rispettare i comandamenti, i quali sono scritti nella natura stessa dell’uomo; si cerca allora di non uccidere, non rubare, non tradire, non mentire… Ma Gesù insegna che un’osservanza esteriore dei comandamenti non basta, e insiste sull’importanza di fare molta attenzione alle disposizioni o atteggiamenti interiori, che non si vedono, ma sono come le radici da cui nascono frutti buoni o cattivi; questo è un primo compimento per cui: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Gli scribi e i farisei di allora e di oggi - che tutti rischiamo di imitare -, sono molto bravi a nascondere il loro interno corrotto con comportamenti esterni apparentemente irreprensibili, ma Gesù dice che, se non c’è purezza o bontà interiore, non ci sono le condizioni per entrare nel regno dei cieli.

Adulterio interiore

Fa poi alcuni esempi relativi all’amore del prossimo: Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Se nei confronti dell’altro sesso non si vigila sui desideri, sulle fantasie, sugli sguardi, se non si troncano contatti che possono preludere ad azioni riprovevoli, si prepara colpevolmente la strada che conduce dall’adulterio interiore a quello esteriore. Quanta responsabilità hanno nel favorire questo peccato le mode, gli spettacoli, la pubblicità, le battute, la pornografia dilagante… Non è molto saggio minimizzare il comandamento: “Non commettere atti impuri”, col pretesto che “I veri peccati sono ben altri”. L’orgoglio e la superbia sono peccati più gravi, ma non è una buona ragione per disinteressarsi di quelli meno gravi, e poi, spesso, l’orgoglio e la superbia si uniscono alla lussuria creando una miscela esplosiva.

Se i peccati meno gravi producono disastri come: disgregazione delle famiglie, sofferenza di bimbi innocenti, scandali sessuali - da cui non sono esclusi uomini di Chiesa di ogni ordine e grado -, malattie, prostituzione, omicidi… significa che non bisogna trascurarli. Una superficialità arrogante, una mancanza di rispetto per il mistero della relazione fra l’uomo e la donna in generale e della loro relazione intima in particolare, una ricerca smodata del piacere, una mancanza di educazione a vigilare sui moti interiori da cui dipendono le azioni esteriori, come ci raccomanda il Signore, genereranno inevitabilmente sofferenze e degrado sociale. Certe inclinazioni interiori sono così pericolose da richiedere eroismo per estirparle; in gioco non sono solo i pochi anni che dobbiamo vivere su questa terra, ma il nostro destino eterno: Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna. L’occhio e la mano su cui bisogna operare drasticamente, sono le figure di quei desideri, inclinazioni e forze interiori corrotti da cui, come da un tumore, prolificano le azioni cattive.

Non uccidere

Altro compimento che Gesù porta alla legge antica riguarda il comandamento: “Non uccidere”. Anche in questo caso, non basta l’osservanza esteriore per cui diciamo: “Io non rubo e non uccido, quindi sono a posto”, ma è necessario lavorare sui nostri sentimenti interiori di bontà o malevolenza nei confronti del prossimo. Chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se non ci si preoccupa di avere uno sguardo buono verso tutti, ci si mette su una china che inizia dalle offese verbali per poi terminare in atti ben più gravi. Per questo il Signore raccomanda di non stare tranquilli nemmeno se un fratello ha qualche rancore contro di noi: Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

Non mentire

Prosegue esaminando la pratica del giuramento, il quale non serve a molto per creare rapporti di fiducia fra gli uomini, se non c’è un impegno interiore a dire sempre la verità: Fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto… Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno. Se non lavoriamo seriamente per rendere veri i nostri pensieri e i nostri comportamenti, i rapporti umani saranno impregnati di menzogna. È la triste realtà del nostro tempo, non sappiamo più di chi ci possiamo fidare, non sappiamo se il sì o il no sono veramente tali, e la menzogna dilaga in maniera sempre più arrogante e spudorata; essa è utilizzata da centri di potere sovranazionali per manipolare i popoli secondo disegni demoniaci, e tutti ne subiamo le conseguenze. Forse questo accade anche perché, dai piccoli ai grandi, non amiamo a sufficienza la verità; è tanto comodo, a seconda delle convenienze, dire di sì quando è no e no quando è si. Nessuna parola del Signore è detta invano: non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto; ogni trattino della legge porta frutti buoni se osservato, cattivi se disprezzato.

Gesù è il pieno compimento della legge

Se ci poniamo veramente di fronte al compimento della legge come Gesù ce lo illustra, dobbiamo riconoscere che siamo ben lontani dal praticare l’amore come Gesù lo intende, perché si tratta di amare Dio e il prossimo come lui stesso li ama. Ma noi, per evitare il disagio che questo riconoscimento inevitabilmente comporta, siamo molto abili a far finta di niente, ricadiamo così nella mai estinta ipocrisia di nascondere il nostro non amore con atti esterni che dell’amore hanno solo l’apparenza. Come giustamente osserva il padre Molinié: “Pretendiamo di raccogliere i frutti dell’amore senza aver piantato l’albero dell’amore”.

San Paolo ha una parola tagliente e illuminante a proposito della legge; come ogni taglio fa male e come ogni luce troppo intensa dà fastidio: Per mezzo della legge si ha solo la conoscenza del peccato (Rm 3, 20), e questo vale a maggior ragione per il compimento della legge come Gesù lo insegna. Gesù incarna il pieno compimento della legge, guardando lui vediamo, sia come dovremmo amare, sia come di fatto amiamo, vediamo cioè, ancora più chiaramente, la nostra incapacità di amare come lui ama. Santa Teresina di Lisieux non smentisce, ma ribadendo il concetto offre anche una possibile soluzione: “Signore, so che voi non comandate alcunché d'impossibile, conoscete meglio di me la mia debolezza, la mia imperfezione, voi sapete bene che mai potrei amare le mie sorelle come le amate voi”. Il nostro guaio è di voler passare troppo presto alla soluzione senza soffermarci a lungo su quel “mai potrei amare le mie sorelle come le amate voi”.

L’insegnamento di Santa Teresina e di San Paolo

Se Santa Teresina così si esprime, è perché ha sufficientemente sperimentato di “non poter amare le sue sorelle come Gesù le ama”. Sono pochi coloro che accettano di portare coscientemente la croce di non saper amare come Gesù ama, ma solo a loro è offerta la soluzione insegnata da Santa Teresina e da San Paolo. Così prosegue Teresina: “Mai potrei amare le mie sorelle come le amate voi, se voi stesso, o mio Gesù, non le amaste ancora in me. È perché voi volevate concedermi questa grazia, che avete fatto un comandamento nuovo. Oh, come l'amo, il vostro comandamento, poiché mi dà la sicurezza che la volontà vostra è di amare in me tutti coloro che voi mi comandate di amare. Sì, lo sento, quando sono caritatevole è Gesù solo che agisce in me, più sono unita con Lui, più amo anche tutte le mie sorelle” (Storia di un’anima MC, 290). San Paolo con altre parole propone la stessa soluzione: La legge poi sopraggiunse a dare piena coscienza della caduta, ma laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia… per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore (Rm 5, 20-21).

Quindi, il pieno compimento della legge si ha solo per mezzo della grazia che Gesù concede a quanti accettano la sua proposta d’amore; ma da questo segue che, se non accogliamo Gesù, è inutile sperare che gli uomini possano andare d’accordo, possano volersi bene gli uni gli altri, possano trovare la pace. San Giovanni precisa poi: In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati (1Gv 4, 10). Questa è la proposta d’amore che Dio ci offre: suo Figlio. Gesù si dona liberamente a noi, e noi, per la legge della reciprocità dell’amore, dobbiamo donarci liberamente a lui, in questo reciproco dono c’è il pieno compimento della legge. Il dono di Dio alla sua creatura è un abisso tale da lasciare senza parole.

Che la Santa Vergine ci aiuti a comprendere l’amore di Dio per noi.

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Meditazioni  Info
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  • La parabola degli operai nella vigna (Mt 20, 1-16)

    Difficoltà  di comprendere un comportamento ingiusto - Ingiustizia che torna a nostro favore - Chi consola questa parabola.

Consapevole che le meditazioni proposte non sono che incerti balbettii, faccio appello alla carità  del lettore perché vengano accolte con benevolenza. In fondo, davanti a Dio, siamo tutti dei bambini bisognosi di imparare a parlare l'unica lingua che si parli nel suo Regno, la lingua dell'amore.

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