Meditazioni sul Vangelo

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Med. br105

Sei tu colui che deve venire? (Mt 11, 2-11)

Giovanni Battista era stato catturato e messo in prigione da Erode Antipa, intanto Gesù aveva iniziato la sua missione pubblica percorrendo villaggi e città, insegnando, operando miracoli, suscitando ammirazione ed entusiasmo. L’attenzione e la curiosità del popolo erano quindi sollecitati da eventi che non potevano lasciarlo indifferente: la predicazione di Giovanni Battista, e le opere di Gesù; inoltre, c’era nella Palestina un’attesa, l’attesa di colui che deve venire, l’attesa del grande liberatore: il Messia. La predicazione e le vicende di questi due personaggi non comuni, suscitava interrogativi, speranze, necessità di capire meglio cosa stava succedendo.

Il vangelo rende noto a questo proposito un fatto strano: Giovanni Battista, che aveva pubblicamente confessato di non essere il Messia, e aveva indicato Gesù alle folle come l’agnello di Dio... colui che toglie il peccato del mondo... il Figlio di Dio... che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo; e aveva visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui (Cfr. Gv 1, 27-34), sembra avere dei dubbi, infatti, nel vangelo leggiamo: avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». È credibile che Giovanni non fosse più così certo di quanto in precedenza, mosso dallo Spirito di Dio, aveva proclamato con tanta forza e convinzione? Non sembra molto plausibile. Forse, le perplessità non erano tanto in Giovanni, quanto nei suoi discepoli; di solito, nei discepoli c’è meno luce, meno fortezza e più incertezza rispetto al maestro, così, per chiarire i loro dubbi, appena Giovanni sente parlare delle opere del Cristo, li manda alla fonte a verificare di persona: Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?

Quando Dio opera nella storia dei singoli o delle comunità, le sue azioni non sono mai di facilissima e immediata comprensione, per cui è normale che sorgano dubbi e incertezze, si sa confusamente che qualche cosa accade e che potrebbe essere importante, ma non si vede ancora chiaro; di fronte a questa incertezza c’è chi si da fare per cercare di capire meglio e chi lascia perdere trovando troppo faticosa la ricerca della verità. I momenti di incertezza, provocati da eventi esterni o interni, provano cosa c’è nel cuore dell’uomo

Possiamo ancora notare che momenti di incertezza sorgono anche quando è il Demonio a operare nella storia, le sue azioni non sono sempre facili da individuare, specialmente quando sono camuffate con apparenza di bene; San Paolo ci avverte che: se satana si maschera da angelo di luce, non è perciò gran cosa se anche i suoi ministri si mascherano da ministri di giustizia (1Cor 11, 14). I tempi turbolenti e inquieti che stiamo vivendo pongono non pochi e non piccoli interrogativi, sono tempi di crisi in cui è difficile comprendere sia l’azione di Dio, sia quella del Demonio. Chi rifiuta per qualsiasi motivo un certo impegno per cercare la verità, merita l’osservazione del Signore: Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto? (Lc 12, 56-57). Sviluppando il pensiero potremmo dire che, se uno non giudica da se stesso ciò che è giusto, qualcun altro giudicherà per lui ciò che è giusto, e dirà come bisogna comprendere e come agire in questo tempo, ma se questo qualcuno è uno dei tanti ministri di colui che si maschera da angelo di luce, non c’è da aspettarsi se non un precipitare nelle tenebre e nell’orrore, perché l’incoscienza colpevole favorisce l’azione di Colui che è omicida e menzognero fin da principio (Gv 8, 44); non amare con atti concreti la verità, favorisce l’avvento di un mondo di menzogne.

Giovanni, lampada che arde e risplende (Gv 5, 35), non potendo dissipare completamente le incertezze dei suoi discepoli, li manda verso una luce più potente, verso Colui che è la Luce del mondo (Gv 8, 12). I discepoli devono quindi fare un certo cammino per andare da Giovanni a Gesù, figura del cammino che ognuno deve percorrere per venire alla luce (Gv 3, 20), figura degli atti concreti e della fatica che ognuno deve fare per dimostrare di volere la Verità. Anche Pilato chiede a Gesù: Che cos’è la verità, ma non attende la risposta, infatti: detto questo uscì di nuovo verso i Giudei (Gv 18, 38), segno che non gli importava della verità, di conseguenza non meritava di trovarla, e così rischiamo di comportarci anche noi.

L’incertezza e il dubbio non sono di per sé un male morale, sono le imperfezioni di chi è creatura e non Creatore, di chi non è Luce ma può riceverla. Il dubbio diventa un male morale quando è preso a pretesto per combattere la verità, per dichiarare che la verità non esiste, per idolatrare il dubbio come massima espressione del libero pensiero. Il dubbio è invece ottima cosa quando stimola a cercare la verità, quando impedisce di riposare su troppo comode e superficiali posizioni, quando vuole verificare la solidità delle verità acquisite. Il disagio che sentiamo quando siamo nel dubbio e nell’incertezza è il segno che siamo fatti per la verità, siamo fatti per la luce, e allora mettiamoci in cammino, come i discepoli di Giovanni, per andare verso la Luce.

Quando i discepoli giungono da Gesù, lui li accoglie e non li rimprovera di non credere ancora in lui, ma dona loro la luce che cercano: Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!

Gesù è colui che deve venire perché nessuno compie le opere che lui compie; nessuno come lui dice ai poveri parole che rispondono alle domande più profonde del loro cuore; Gesù è l’unico che può autorevolmente promettere una gioia senza fine dopo la morte: Bene, servo buono e fedele... entra nella gioia del tuo Signore (Mt 25, 23); il suo volto trasmette qualcosa che non è di questo mondo e che nessun altro uomo è in grado di trasmettere. La presenza di Gesù costringe però a una scelta, o si è con lui, oppure contro di lui: Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione, perché siano svelati i pensieri di molti cuori (Lc 2, 34); chi lo accoglie è beato, chi lo respinge cade in rovina.

Tutti coloro che cercano onestamente e con costanza la verità, prima o poi arrivano da Gesù e lui, in risposta al loro impegno come ai discepoli di Giovanni, dona le evidenze di cui hanno bisogno per credere in lui. Possiamo notare qui un paradosso, l’evangelista Giovanni lo sintetizza così: vide e credette (Gv 20, 8); il paradosso sta in questo: se uno vede non ha più bisogno di credere perché già vede; analogamente nell’affermazione: Gesù dona delle evidenze a chi lo cerca per poter credere in lui; ma l’evidenza, per sua natura, esclude la fede. Questo accade perché c’è un rapporto dinamico fra il vedere e il credere: ciò che è dato vedere non è la totalità di quello che si può vedere, ma solo una parte, vedendo questa parte posso credere a ciò che ancora non vedo; poi, come premio della fede mi sarà dato di vedere ancora di più; si innesca così un movimento virtuoso per cui: “si vede per credere e si crede per vedere”, questo movimento porta a vedere e a credere sempre di più, come autorizza a pensare il famoso proposito di S. Anselmo d’Aosta: “credo per comprendere”.

Gesù pungola poi con insistenza i suoi ascoltatori a proposito di Giovanni Battista chiedendo: Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso (morbide vesti) stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta.

Diversi insegnamenti si potrebbero trovare raccogliendo queste provocazioni, uno potrebbe essere il seguente: il profeta che veramente può orientarci verso l’incontro con Gesù, non veste abiti di lusso, né si trova nei palazzi dei re, vale a dire, non sono coloro che frequentano le stanze del potere e fanno sfoggio di raffinata eloquenza come di morbide vesti, che possono farci crescere nella conoscenza e nell’amore del Signore; chi fa sfoggio di erudizione, il più delle volte si pavoneggia come chi indossa abiti di lusso, e offre un cibo indigesto ai poveri anziché annunciare il vangelo.

Se l’avvertimento vale per gli uomini di Dio, a maggior ragione vale per coloro che, camuffati da ministri di giustizia, si avvalgono di potenti mezzi di comunicazione per trasmettere giudizi tendenziosi ed erronei su questo tempo; abbondano, infatti, coloro che catturano l’attenzione dei semplici con discorsi avvolti in morbide vesti, atteggiamenti gentili, argomenti verosimili, manipolazioni della realtà abilmente e spudoratamente presentati come verità a cui sarebbe stolto non aderire. Troppi si lasciano inquinare le coscienze dai discorsi seducenti e vuoti di coloro che vestono abiti di lusso e stanno nei palazzi dei re! Le insistenti domande di Gesù, sono un accorato appello per metterci in guardia, vogliono farci riflettere sul fatto che è molto più saggio e più utile lasciare perdere chi veste abiti di lusso e sta nei palazzi dei re, per andare a cercare nel deserto i veri profeti, che, come Giovanni, sono poveri di mezzi, ma ricchi di sostanza. Il vero profeta, più è grande più riconosce i suoi limiti, e non può che indirizzare chi lo ascolta verso qualcuno più grande di lui.

La Vergine Immacolata e Regina dei profeti, ci aiuti a riconoscere chi ci porta suo Figlio e chi no.

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  • Ultimo aggiornamento 09-01-2024

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  • Il perdono che non può essere concesso (Gv 20, 22-23)

    A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi - che cos'è il peccato? - scoperta di alcuni paradossi - l'abominio del peccato originale - l’appuntamento a cui non possiamo mancare

  • La parabola dei talenti (Mt 25, 13-30 || Lc 19, 11-28) - IIa parte

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  • La parabola dei talenti (Mt 25, 13-30 || Lc 19, 11-28) - Ia parte

    Un compito difficile - Ciò che non vorremmo sentire - Il rischio di un malinteso - Cosa si aspetta il padrone dai suoi servi - Il problema del vero bene dell’uomo - Prima il poco, poi il molto

  • La parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro

    Cristo giudica il ricco malvagio - Un caso di impenitenza finale - Esame dei sentimenti del ricco - Il pensiero di Santa Caterina da Siena - La parabola nell’opera di Maria Valtorta - Più di un morto che risuscita...

  • Le riche épulon et le pauvre Lazare

    Le Christ juge le mauvais riche - Un cas d’impénitence finale - Examen des sentiments du riche - La pensée de Sainte Catherine de Sienne - La parabole dans l'œuvre de Maria Valtorta - Plus qu’un mort qui ressuscite...

  • Come mai questo tempo non sapete valutarlo?

    Difficoltà di valutare il senso del tempo - Un compito troppo difficile - L’invito inascoltato - L’inevitabile combattimento.

  • Aprì loro la mente per comprendere le scritture

    Non è così facile comprendere le Scritture - Il centro delle Scritture - Un progetto singolare - Non è una questione di belle parole.

  • Il fico maledetto

    Come gli antichi profeti - L'osservazione di Marco - Senza vie di scampo - L'attacco - Il contrattacco - Sacerdoti, scribi e noi.

  • Gesù esamina Pietro sull'amore

    Le domande di Gesù - Le risposte di Pietro - Pietro abbandonato dal Signore - Nato per fare il capo - Teresina di Lisieux e don Divo Barsotti.

  • Gli invitati al banchetto di nozze - 2

    Il re cerca altri commensali - Un invito accolto con poco entusiasmo - Situazioni impossibili - Due volte indegni - Un pericolo mortale.

  • Gli invitati al banchetto di nozze - 1

    Un racconto paradossale e drammatico - Ci bastano le feste umane - Come si uccidono i messaggeri di Dio - Apparente ingiustizia.

  • Quando Dio resiste alla preghiera ... (Lc 11, 5-13)

    Non ho nulla da offrirgli - Un singolare amico - Non conosciamo noi stessi - Fatti per un altro mondo ...

  • La parabola degli operai nella vigna (Mt 20, 1-16)

    Difficoltà  di comprendere un comportamento ingiusto - Ingiustizia che torna a nostro favore - Chi consola questa parabola.

Consapevole che le meditazioni proposte non sono che incerti balbettii, faccio appello alla carità  del lettore perché vengano accolte con benevolenza. In fondo, davanti a Dio, siamo tutti dei bambini bisognosi di imparare a parlare l'unica lingua che si parli nel suo Regno, la lingua dell'amore.

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