Meditazioni sul Vangelo

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Med. br101

Gesù profeta di sventure (Lc 21, 5-19)

Al termine dell’anno liturgico le letture della Messa parlano delle cose che precedono la fine; non sono cose molto piacevoli, come non è stata piacevole la fine di Gesù, la fine di Gerusalemme, come non lo sarà la fine del mondo e di ognuno di noi. Nel libro del Siracide è detto: Un uomo si conosce veramente alla fine (Sir 11, 28). Così, è necessario giungere verso la fine per conoscere veramente il senso della storia e la bontà o malvagità di ogni uomo.

Anche Gesù sta giungendo alla fine della sua vicenda terrena, trovandosi presso il tempio di Gerusalemme i suoi discepoli osservano con compiacimento la bellezza e la maestosità del tempio, forse si aspettano che anche Gesù lo apprezzi e lo magnifichi, ma lui sorprende tutti dicendo: Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta. Questa profezia si realizzerà dopo circa quarant’anni quando l’esercito romano, comandato da Tito, distruggerà Gerusalemme e il suo tempio.

Ora, le vicende di Gerusalemme e del suo tempio sono un simbolo delle vicende che accadranno al mondo intero, a Cristo, alla sua Chiesa, alla singola persona. Gesù ha detto: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere (Gv 2, 19); il tempio di cui parlava era il tempio del suo corpo (Gv 2, 21), distrutto sulla croce e risorto dopo tre giorni. Dalla profezia sulla distruzione del tempio Gesù estende poi il suo sguardo all’intera storia umana; ciò che accadrà a Lui e a Gerusalemme, continuerà ad accadere con varia intensità fino alla fine del mondo, soprattutto verso la fine: di una persona, di un’epoca, del mondo. E che cosa accadrà lungo la storia? Sentirete di guerre e di rivoluzioni... Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo... i cristiani poi, come il loro Signore, patiranno varie persecuzioni: Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome... Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ben strana, drammatica e misteriosa è la vicenda umana, infatti, è come il libro sigillato con sette sigilli di cui parla l’Apocalisse, libro che nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra è in grado di aprire e di leggere se non il Germoglio di Davide, il quale aprirà il libro e i suoi sette sigilli (Ap 5, 1-5).

Se ci chiediamo: perché sono stati distrutti Gerusalemme e il suo tempio? La risposta è: perché l’amore con il quale Dio ci ama è una cosa seria, rispondere o non rispondere all’amore di Dio non è indifferente, ma, a seconda della risposta seguono benedizioni o castighi. Per poco che si conosca il vangelo, non dovrebbe essere difficile vedere con quale amore Gesù ha amato gli uomini del suo tempo e quale risposta ha avuto in cambio. Forse i Giudei erano autorizzati a sperare prosperità e benedizioni per aver crocifisso il Figlio di Dio? Gesù era passato in mezzo a loro guarendo, istruendo, consolando e beneficando tutti; risultato: i capi dei sacerdoti, gli scribi e i farisei, corrompono il potere politico, manipolano il popolo - che colpevolmente si lascia manipolare -, catturano Gesù e lo crocifiggono; i discepoli fuggono e uno di loro lo aveva tradito associandosi agli ideatori del piano criminale; la natura risponde accordandosi con le tenebre che avvolgono i cuori e si fa buio su tutta la terra (Lc 23, 44).

Solo dei mostri sono capaci di azioni simili! E Gesù lo sapeva prima di venire sulla terra che sarebbe venuto in mezzo ai mostri, ed è venuto proprio per amare e salvare i mostri che noi siamo, perché nessuno è più infelice, povero e disperato di chi è diventato nemico di Dio, e perché i mostri sono in parte colpevoli e in parte innocenti, in parte cattivi e in parte poveri disgraziati, meritano compassione: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno (Lc 23, 34), ma è una compassione che ha un caro prezzo (1Cor 6, 20). Tutto questo non è dell’ordine della saggezza, ma della follia: follia umana a cui risponde la follia divina: Ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini (1Cor 1, 25).

Ma gli uomini non possono disprezzare l’amore di Dio senza attirare i suoi castighi, e il castigo è ancora un volto della misericordia, perché la sofferenza provocata dal castigo manifesta inequivocabilmente che qualcosa non va, e non va perché siamo colpevoli di aver offeso l’amore di Dio; certi castighi poi, quelli dei tempi della fine, sono come un ultimo richiamo a cui può seguire: o un pentimento che salva, o una rivolta che danna.

Le parole di Gesù: Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine, possono suscitare la domanda: perché, prima devono avvenire queste cose? Una fra le risposte possibili è: perché è bene che gli uomini sappiano, sperimentandolo sulla loro pelle, quanto atroci e dolorose sono le conseguenze del rifiuto dell’amore di Dio, e sapendolo possano pentirsi e salvarsi. Ciò che è accaduto a Gesù durante la sua vita terrena, continuerà ad accadere lungo i secoli; attraverso i cristiani la luce della Verità e l’Amore di Dio sono continuamente offerti agli uomini, alcuni si lasciano toccare dall’Amore e diventano a loro volta cristiani, ma molti amano più le tenebre che la luce, perché le loro opere sono malvagie (Gv 3, 19), allora perseguitano i figli della luce e in loro perseguitano Gesù, ma perseguitare Gesù è privarsi della grazia che preserva dai disastri.

Nella seconda metà del 1600 Gesù appare a Santa Margherita Maria Alacoque, mostrandole il suo cuore circondato di spine e sormontato da una croce si lamenta: “Ecco il cuore che ha tanto amato gli uomini e riceve in cambio solo ingratitudine e disprezzo”. Gesù già lo vedeva, e per questo ha profetizzato le conseguenze del rifiuto del suo amore, ossia: guerre e rivoluzioni... si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze. Purtroppo, gli uomini continuano a non capire e sempre più precipitano nella fossa che si sono scavati.

In questa battaglia cosmica fra la Luce e le Tenebre i cristiani devono prepararsi a subire almeno un po’ la persecuzione che ha subito il loro Signore: Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno... sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Questa profezia ci fa riflettere su alcuni paradossi che coinvolgono coloro che seguono Gesù, vale a dire: Gesù è buono ed è odiato proprio perché è buono, Gesù ama gli uomini di un amore non comune e proprio per questo non è amato, Gesù è la Luce del mondo, è Santo e Sapiente e proprio per questo è perseguitato; allo stesso modo, quanto più i discepoli assomigliano al Maestro tanto più partecipano alle persecuzioni del Maestro. Ma c’è un paradosso ancora più singolare a cui alcuni cristiani sono chiamati, e consiste nel prendere su di sé i castighi che meriterebbero i malvagi; questo avviene perché Dio non si rassegna a perdere i malvagi e tenta di convertirli con lo stratagemma folle di far subire ai giusti ciò che dovrebbero subire i peccatori; questa è la stoltezza di Dio che è più sapiente degli uomini, ma solo Dio ne conosce l’intimo segreto.

Quando il Tempio e la Città Santa crollano, rimane la promessa di Gesù: Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita. Quando nebbia fitta avvolge le nazioni (Is 60, 2), quando la menzogna, l’arroganza, la prepotenza, il degrado morale, la corruzione e l’intrigo assumono volti sempre più inquietanti, quando il volto della Chiesa è devastato e sfigurato come quello di Gesù durante la passione, e, come allora, è devastato e sfigurato proprio dai capi dei sacerdoti, dagli anziani e dagli scribi (Mc 14, 53), rimane un’unica consolazione, quella di rimanere fedeli a Gesù perché Gesù è buono. Il riscatto, il trionfo e la gloria non sono per questo mondo, qui ci deve bastare la promessa: Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Gesù ci assicura che la ricompensa sarà un amore tale che ripagherà anche di ogni capello perso per suo amore.

La Santa Vergine ci conceda il dono inestimabile di perseverare fino alla fine nell’amore di suo Figlio.

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Consapevole che le meditazioni proposte non sono che incerti balbettii, faccio appello alla carità  del lettore perché vengano accolte con benevolenza. In fondo, davanti a Dio, siamo tutti dei bambini bisognosi di imparare a parlare l'unica lingua che si parli nel suo Regno, la lingua dell'amore.

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